Il report dell’allenamento mattutino di Dimaro. Schemi in difesa e in attacco, il tecnico fa riprovare mille volte tutte le possibili situazioni.

Sole e tanta gente, questa mattina a Dimaro. Oggi è il famoso 25 luglio, la data che sul calendario era cerchiata col rosso perché doveva essere quella di Higuain che si (ri)aggregava al Napoli. Non andrà così, a quanto pare. A meno di sorprese clamorose, raccontate con enfasi e fantasia dai tifosi sulle gradinate del campo comunale di Carciato. Qualcuno sostiene che il Pipita sia negli spogliatoi, pronto a uscire per dichiarare il suo amore alla Juventus. Tutto questo, mentre il Napoli si allena. Il miglior modo per sdrammatizzare e guardare al futuro.
Si comincia con un po’ di esercizi fisici, si corricchia e poi si cammina su cuscini anatomici. Il lavoro fisico avviene dall’altra parte del campo rispetto alla tribuna stampa, è divertente vedere da lontano i calciatori camminare su una gamba da un cuscino all’altro. Poi, il lavoro tattico. Si torna a uno dei must di Sarri, la tenuta e i movimenti della linea difensiva. Il lavoro è completo, prepara la linea a tutte le possibili situazioni, a tutte le sfaccettature. I preparatori fanno da sparring, all’inizio, mentre i primi quattro gestiscono un lancio lungo da centrocampo. La posizione di partenza è altissima, praticamente sull’arco che delimita la distanza del calcio d’inizio. Dopo, si retrocede tutti insieme, armonicamente. Sarri dà il tempo con la voce, al lancio e alla “fuga” della linea, che corre all’indietro cercando di mantenere le distanze orizzontali.
Dopo, l’esercizio si evolve. Il passaggio non è più a scavalcare i difensori, si cerca il fraseggio con la punta che viene indietro. Esce un centrale, mentre gli altri tre sono strettissimi e altissimi. Dopo ogni azione, Sarri fa un po’ di catechismo. Urla per chiamare il tempo, parla a bassa voce quando c’è da far capire quello che vuole ai suoi ragazzi. Tutte le situazioni vengono provate e riprovate, la costante è quella della linea schierata praticamente a centrocampo. Ma anche pronta a scappare per coprire la profondità alle sue spalle, che da fuorigioco deve ritornare a essere spazio di riconquista palla in caso di fallimento del primo pressing. Il tecnico toscano prova a perfezionare un meccanismo che già l’anno scorso ha funzionato abbastanza bene. Il termine “perfeziona”, in questo caso, è letterale: è pura ricerca della perfezione.
Dalla difesa all’attacco. Calciatori offensivi divisi in due gruppi, che si alternano nella costruzione dell’azione. I principi sono sempre gli stessi, quelli che Sarri sta scrivendo e riscrivendo fin dal primo giorno di allenamenti qui a Dimaro. Gioco veloce, di prima, con la prima punta che non tiene il pallone ma fa in modo di assecondare gli inserimenti dei compagni ai suoi lati, di aprire il gioco. Mezzali e terzini vanno sulle fasce, si crossa spesso basso, arretrato. In area, sempre tre giocatori. Almeno tre giocatori. Tanto che, a volte, il pallone messo al centro viene “velato” dal primo calciatore che potrebbe concludere. Tanto ce n’è un altro, dietro. Meglio piazzato, di fronte alla porta spalancata. È la new way di questa squadra, che sembra rifiutare l’esclusivismo conclusivo. Non stiamo dicendo sia un bene, diciamo solo che è una strada battuta a partire da ora. Per questioni di necessità, perché è il 25 luglio e Higuain non è ancora a Dimaro.
Ogni situazione viene anticipata da un piccolo slalom tra i cinesini di un calciatore. Lui “apre” la manovra, la avvia. Tocca il pallone che poi diventa veloce, viaggia da un piede all’altro senza perdere troppo tempo. Poi finisce sui piedi del centravanti, Gabbiadini o Dumitru a turno. A quel punto, apertura immediata, quasi sempre di prima. Per la mezzala, per il terzino. Per il cross. Poi, al centro, chi si inserisce prova la conclusione. Il pubblico applaude a ogni gol, o quasi. Quando Hamsik indovina un tiro al volo, Dimaro si scioglie. Applaude, forte. Un’ovazione. Al momento dell’uscita, il coro: “Un capitano, c’è solo un capitano”. Ci sono cose che non cambiano.