Ottavo giorno del Napoli a Dimaro. Il ritorno di Hysaj, i gol di Callejon e Dumitru. Si lavora sempre col pallone.

Dimaro si è riempita, di gente e di azzurro. C’è anche il sole, e i ragazzi entrano in campo. Chi è abituato a seguire gli allenamenti, capisce subito che oggi si lavorerà di tattica. Ci sono i dettagli, a dirlo: le pettorine gialle già indosso ai calciatori, la porta mobile già spostata ma non posizionata del tutto. Insomma, si sa che dopo succede qualcosa. E succederà.
Tonelli è solo e abbandonato nel tendone palestra, tutti gli altri compagni sono in campo. Pure i lungodegenti di Dimaro, e parliamo di Reina, Albiol e del nuovo arrivato Chiriches. Il rumeno, però, non partecipa alla seduta vera e propria. Resta in disparte, lavora sul recupero fisico. Solo dopo si aggregherà ai compagni. Si comincia con il riscaldamento solito, palla al piede. E con i giochini di Sarri, con le sfide a squadre. Che però sono più di semplici gare per portare i muscoli a temperatura. Spiegano la visione del tecnico toscano, cosa voglia dire per lui il calcio. Pure un esercizio di apertura allenamento, che serve solo a iniziare, deve essere fatto con il pallone. La sfera di cuoio è il centro, si parte da lì per arrivare alla condizione fisica. Non viceversa. È un passaggio importante, soprattutto per chi in qualche modo immagina esista ancora la vecchia narrazione del ritiro precampionato, delle corse nei boschi e dei calciatori nei ruscelli. C’è anche questo, forse. Ma prima c’è la palla. Non ci sono flessioni per chi perde, stavolta. Nessuno ci resta male.
Avevamo detto che qualcosa succederà, a livello tattico. Infatti, succede. Una bella esercitazione, divisa in due. Come la squadra, con dieci calciatori da una parte e dieci dall’altra. A occupare le due metà campo, a costruire possesso palla, ragnatele di passaggi fitti fino a che Sarri non chiama i suoi preparatori. Due per lato del campo, posizionati appena fuori area. Un pallone tra i piedi che diventa quello in gioco e viene attaccato subito dal dispositivo di pressing. L’altro viene abbandonato, così all’improvviso. Dopo il recupero palla, la solita azione verticale: mediano-centravanti-inserimenti delle mezzali. Incroci, scambi di posizione tra gli esterni offensivi. E i consueti tre uomini a raccogliere il cross. Quando ci arriva Allan, sulla destra appena sotto la tribuna stampa, trova un bel pallone tagliato. Roberto Insigne ci va di tacco. Gol, bellissimo. Ricorda Amantino Mancini in un derby di Roma. I duemila di Dimaro applaudono.
Fa il suo esordio in Trentino Elseid Hysaj che poco dopo la magia di Insigne entra in campo e saluta tutti i compagni. Non si allena ancora, però. Avrà il tempo. Una corsetta sotto la tribuna, mano alta a salutare i tifosi. Che ricambiano. L’esercizio si evolve, l’azione in ripartenza ora parte dal possesso basso e poi diventa la solita, quella che punta verticalmente l’attacco. Poi, dopo, si trasforma in partitella. Partitella strana, però: la squadra in nero non può abbassarsi oltre una serie di conetti gialli, che rappresentano una sorta di limite difensivo. Sono circa quindici metri prima del centrocampo, in una posizione altissima per una linea a quattro. I neri possono però attaccare, i gialli hanno anche Contini in porta e i difensori con la pettorina possono arretrare addirittura fino all’area di rigore. Volendo riassumere i concetti, è un attacco contro difesa alla maniera di Sarri. Il Sarri che vuole la difesa alta, la squadra racchiusa in pochi metri. E la ripartenza veloce perché gli spazi da coprire, dalla terza linea fino a quella di porta degli avversari, sono brevi. Dopo, si inverte. I gialli diventano attacco, alzano la linea fino a centrocampo. E si ricomincia, in loop.
Poi, è partitella. Vera, pure se a campo ridotto. C’è Reina nella porta di sinistra, il giovane Contini in quella di destra. Gli spazi sono limitati dalla linea di centrocampo e da quella di porta. Lateralmente, ci sono i conetti che restringono lo spazio. Reina esce, applauditissimo dalla folla di Dimaro, poco dopo il primo gol di Callejon. Dopo, segna Dmitru. La risonanza di questa rete nel pubblico non è la stessa di quella segnata dallo spagnolo. E ci mancherebbe altro, pur con tutto il rispetto per il buon Nicolao, ultima stagione al Latina da 7 gol in 34 presenze. Lui non sarà di questo Napoli. Callejon sì, fino al 2020.
Dopo, è il momento delle rimesse laterali offensive. Anche queste sono di prima: mano, piede, cross al centro verso tre uomini in area. Sempre tre, come al solito, ad attaccare la porta. C’è anche un’altra variante, con due uomini che vengono incontro al calciatore che gioca la palla con le mani e poi interscambiano la posizione per sorprendere il pressing. Si attacca sempre, in ogni caso. E si gioca la palla, come a inizio allenamento. Perché si parte da lì. Dopo, solo dopo, viene il resto. Calciomercato compreso.