Maksimovic ha ottimi numeri, sa partecipare al gioco, è duttile. 25 milioni sono tanti ma può servire a Sarri e al Napoli.
Cominciamo col dirlo subito, a chiare lettere. Così ci capiamo subito. Un Nikola Maksimovic al Napoli, alle cifre segnalate sui media, sarebbe strapagato. Soprattutto per quella che, ad occhio, resterebbe un’operazione di integrazione organico: 25 milioni o comunque un prezzo simile sono quasi quattro volte il valore effettivo del giocatore secondo Transfermarkt. Con questo, non vuol dire che l’eventuale operazione non rappresenterebbe un affare tecnico. Il Napoli ha bisogno di un calciatore in grado di giostrare come centrale e come terzino, per il presente e per il futuro. Ma questa la spieghiamo dopo, quando capiremo meglio di chi stiamo parlando. Da capire e interpretare subito c’è il concetto dell’acquisto, il suo senso ultimo: un Napoli che spende una cifra così importante per una riserva, con tutta l’elasticità che questo concetto possiede (o meglio, deve possedere in un anno di campionato e Champions League), identifica una volontà reale di crescita. Anzi, una delle strategie per provare a farlo: in questo caso, il potenziamento delle alternative. Il livellamento tra squadra titolare e seconde linee. Il fatto che sia strapagato, poi, stride con i concetti che stanno alla base delle proteste striscianti contro il Napoli. Concetto semplice: non spende e non va bene, spende e non va bene. Perché lo fa troppo o comunque male. Quindi, come dire: la critica lascia il tempo che trova, anche perché il prezzo è scientificamente l’incontro tra la domanda e l’offerta. E criticare una scelta a priori è tendenzialmente sbagliato. Specie nel calcio.
Sì, perché poi a quel punto entrano in campo rapporti e concetti tecnici che non conosciamo. Se per due estati consecutive il Napoli si è sempre manifestato come “spendaccione” per Nikola Maksimovic, ci saranno dei motivi. Potrebbero essere Sarri e un suo apprezzamento particolare per il calciatore. Che, in un’analisi di un anno fa, è stato definito da Felice Manti come un calciatore che «non è plateale, non rischia, ha il senso della posizione e casomai è agli altri colleghi – in questo Sarri è maestro solo dietro Ventura – che gli va spiegato come muoversi». Poi, l’abbiamo detto prima e ve lo dovevamo: la duttilità. Maksimovic è uno che si disimpegna un po’ ovunque, che gioca prevalentemente da difensore centrale ma che con Ventura è stato spostato praticamente ovunque. Terzino destro, terzino sinistro, persino esterno a tutta fascia nello schema ibrido 3-5-2 del tecnico ligure. Caratteristiche importanti per il Napoli, considerando la necessità di puntellare il reparto dei centrali (al netto di un mercato sempre aperto, Koulibaly e Ghoulam saranno via per la Coppa d’Africa a gennaio) e quella di dare un’alternativa valida a Hysaj oltre il totem Maggio. Volendo esagerare, si potrebbe anche pensare a un Hysaj terzino sinistro con Maksimovic a destra, per un azzardato esperimento di inversione di fascia e creazione di “terzetti di terzini”. Un giochino di parole per identificare una griglia di tre esterni difensivi a destra (Hysaj-Maksimovic-Maggio) e altrettanti a sinistra (Ghoulam-Strinic-Hysaj). Forse siamo troppo ottimisti, ma parliamo di ruoli già ricoperti in carriera. E che sarebbero “riesumati” dal curriculum in caso di estrema necessità. C’è poi la storia del futuro, con Albiol e Koulibaly che vengono definiti “calciatori con la valigia” e che quindi generano una necessità di sostituzione a medio termine. Maksimovic, classe 1991, diventerebbe utile anche in questo senso. Se non soprattutto.
Siamo stati equilibrati: lati positivi, lati negativi, fattibilità dell’operazione economica e spiegazione di quella tecnica. Manca una descrizione del calciatore, parole che possano tracciarne il profilo strettamente legato al campo. Maksimovic, come spiegato prima e da altri, non è un crack. Ma è un giocatore estremamente affidabile. Se considerate Glik, con piena cognizione di causa, come il grande uomo-difesa del Toro di Ventura, vi farà piacere sapere che nelle ultime due stagioni Maksimovic ha mantenuto la stessa media di interventi difensivi per gara, tra gli 8 e i 10 a partita. Meglio due stagioni fa, in cui è risultato addirittura più efficace del centrale polacco (e non è stato soggetto alla rottura del metatarso). Il resto dovrebbe essere poesia per Maurizio Sarri un tecnico che apprezza i calciatori in grado di sdoppiarsi bene nelle due fasi che compongono il gioco, attiva e passiva: in un contesto che pratica(va) il possesso palla, come quello di Ventura, Maksimovic ha una percentuale di appoggi riusciti dell’85%. Il valore numero 3 della squadra dopo Glik e Moretti. E poi ha anche grandi numeri nei duelli vinti: il 53% dei suoi uno contro uno lo vedono uscire come vincitore, e il dato si alza fino a un incredibile 78% quando si isolano i contrasti aerei.
Maksimovic non è un cattivo investimento, dunque. Lo diventerebbe in caso di esborso pari alle cifre che circolano in questi giorni e se non venisse poi valorizzato in un contesto che lo esalti, e qui parliamo di semplici opportunità di giocare. Il sistema difensivo del Napoli è sicuro, oliato, una conoscenza approfondita di metodi e movimenti permette e permetterebbe a qualunque buon difensore di fare bella figura. Ma, appunto, servono continuità e partecipazione ai meccanismi, insieme a un atteggiamento professionalmente inappuntabile (tipo Chiriches, per esempio) in caso di esclusione. Questo, però, è il punto: il rumeno è un buonissimo giocatore, dal rapporto costo/prestazioni assolutamente favorevole. Anche in relazione al suo ruolo da riserva, ricoperto con intelligenza e senza fare casino. Quando Chiriches è sceso in campo, è stato parte del contesto tattico ma ha anche mostrato alcuni limiti che forse si sarebbero “sentiti” di meno in caso di maggior utilizzo. Una cosa accettabile per un calciatore costato 7 milioni di euro, meno per uno che ne costerebbe 25. Il terzo acquisto più costoso nella storia del club. Maksimovic rientra nella giustissima ottica di un potenziamento organico e di organico, ma a quel punto sta a Sarri trasformare un azzardo economico in un investimento intelligente. Il turnover, in questo caso, diventa un obbligo persino finanziario prima che tecnico. Se il mister l’ha richiesto tanto espressamente, un motivo ci sarà. Se lo paghiamo o lo pagassimo così profumatamente, un motivo dovrà esserci.