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Per Il Mattino il Napoli di De Laurentiis si basa sulla fortuna

Risposta al quotidiano cittadino, che scrive di come il club partenopeo sia passato dalla terza serie alla Champions League senza un reale progetto.

Per Il Mattino il Napoli di De Laurentiis si basa sulla fortuna

Arriviamo con discreto ritardo ma è agosto per tutti e anche per chi sceglie località che non conoscono il wi-fi. Ahinoi, non possiamo esimerci – sia pure fuori tempo massimo – dal dire la nostra sulla lezione di economia societaria che Mimmo Carratelli e Il Mattino hanno impartito giorni fa al Napoli di Aurelio De Laurentiis. Non che la querelle ci appassioni ma poiché esistono i motori di ricerca, è giusto far sapere che a Napoli c’è anche chi la pensa diversamente. Potremmo qui limitarci a linkarvi un articolo di qualche tempo fa scritto dallo stesso Mimmo sul Napoli di De Laurentiis ma le idee possono essere cambiate ogni ora ed è giusto commentare quelle attuali. Mimmo è uomo di mondo e ama le idee.

Contestualizziamo. L’articolo viene pubblicato dal Mattino all’indomani delle dichiarazioni del procuratore di Insigne a quella che possiamo definire la radio ufficiale degli agenti dei calciatori del Napoli: un’oasi protetta da cui ogni procuratore può dire quel che vuole pur di far ottenere un aumento di stipendio al proprio assistito. È a Napoli l’occasione per dire che il Napoli non è in grado di tamponare in tempo questi “casi mediatici”. Come invece fanno altrove. Dove in realtà l’Inter è alle prese col caso Icardi, il Milan con quello Bacca, la Roma con Manolas e solo la Juve riesce a tenere segreta una storia come quella di Caceres ricattato per una storia di sesso con una minorenne. Pare che nel mondo Juve non ci sia una radio che quotidianamente dà spazio ai procuratori. Senza dimenticare che a babbo morto si è poi saputo che è stato Pogba a voler andar via, che la Juve nella trattativa non ha toccato palla, che l’affare del secolo si è ridotto a 72 milioni di euro e che a rivelare la notizia è stato persino uno juventino (Antonio Corsa) mentre i media napoletani sviolinavano la grandeur bianconera.

Ma torniamo a bomba. Il Napoli di De Laurentiis è accusato di non avere una società. E fondamentalmente di aver ottenuto risultati grazie alla fortuna. Cioè il Napoli di De Laurentiis in dodici anni è passato dalla serie C – giocata due volte – alla seconda fascia di Champions League per fortuna e grazie al buon fiuto del presidente. Ce ne sarebbe per non prendere sul serio l’articolessa. Ma a Napoli pare che la buona borghesia produttiva – quella che trascina il Pil nazionale a ritmi da locomotiva tedesca – sia impazzita per quest’articolo, abbia stappato il vino buono, quel Gragnano comprato tempo fa.

Insomma, è per fortuna se al posto di Toledo gioca Callejon, se dove c’era Ignoffo ora c’è Koulibaly, se al centro dell’attacco abbiamo avuto due tra i centravanti più forti degli ultimi dieci anni del calcio mondiale, se il Napoli ha iscritto il proprio nome tre volte alla partecipazione alla Champions, se ha vinto tre titoli, se ha avuto come allenatore un signore che ha vinto tutto e che ovviamente qui è stato preso a pernacchi, se è tra i primi venti club d‘Europa e a settembre parteciperà alla Champions in seconda fascia. Casualità. Non progettualità. Del resto, Napoli è una città il cui tessuto produttivo è famoso in tutto il mondo, pullula di piccole e medio imprese leader del mercato mondiale, in pochi anni Bagnoli è diventato un polo d’attrazione invidiato in Estremo Oriente. Possibile che una città col pil più alto d‘Europa possa sopportare una società che invece gigioneggia tra plusvalenze e bizze caratteriale del suo presidente? Perché noi a Dortmund questo discorso lo avremmo compreso, a Dortmund un gruppo di imprenditori locali avrebbe acquistato la maggioranza del club a suon di bigliettoni. Nella nostra città, invece, il Napoli ci sembra una stella cometa. Magari avessimo il secondo tasso di disoccupazione d’Italia, la seconda metropolitana d’Italia, il secondo tasso più basso di lavoro nero e via discorrendo. Ma no, a Napoli la lezioncina di economia Il Mattino la fa a De Laurentiis che ha portato il club ai vertici d’Italia e d‘Europa per culo. C-U-L-O. Che sia chiaro.

Ora qui si potrebbe essere cattivi e fare il paragone tra quante copie vendeva Il Mattino nel 2004 e quante ne vende oggi, tra quanti giornalisti aveva in organico nel 2004 e quanti ne ha oggi. Poi alcuni colleghi si arrabbiano e secondo noi non dovrebbero farlo perché, come sanno, chi scrive ha lasciato consapevolmente la carta stampata nel 2010 e già allora la puzza di morto nelle redazioni era nauseabonda. È un inciso non carino però se uno si mette sul pulpito a impartire lezioni di economia societaria, poi una rispostina piccata se la deve pure beccare.

Sappiamo di essere in difficoltà. Perché, è strano a dirsi, a difendere la Società Calcio Napoli si è in difficoltà nella nostra città. Siamo quelli che difendono la moglie invece di dire a tutti che quella degli altri è più bella, più brava, sa fare di più.

Nella sua analisi, Carratelli batte su un altro punto: una società che è in Champions non può avere la sede a Castel Volturno in provincia di Caserta. Perché, non si sa. È un tasto che occhieggia alla scarsa napoletanità della società e del suo presidente in fin dei conti romano e quindi non all’altezza di cotanto blasone. C’è anche il passaggio sui dividendi del cda alla famiglia, il coté populistico è stato curato nei minimi particolari. Sarebbe interessante capire come vengono gestite Lazio, Fiorentina, cosa sta avvenendo al Milan, che cosa ne è a Roma del progetto stadio e quanti titoli ha fin qui vinto l’americano Pallotta. Siamo certi che Il Mattino se n’è occupato in lungo e in largo, non indaghiamo.

Ora, però, noi qualcosa al nostro presidente De Laurentiis la vorremmo dire. Insomma, ben le sta presidente. Ovviamente anche lei di errori ne commette. Ci mancherebbe. Avvia la campagna abbonamenti e danneggia gli unici che le avevano sempre dato i soldi; organizza una festa per i novant’anni all’ultimo momento, regala biglietti per evitare il deserto e ha paura di esporsi in pubblico; subisce i procuratori che sputano sulla società senza mai reagire. E Il Mattino le fa sapere che al primo inciampo, le saranno addosso. Ben le sta, è il mare in cui ha scelto di nuotare. Lei non ha il coraggio delle proprie idee, forse è mal consigliato, continua a fuggire.

A Dimaro ha perduto l’occasione di presentare la squadra davanti a tifosi festanti perché si è lasciato influenzare dai giornali. Diciamo la verità, lei è un imprenditore novecentesco, uno dei pochi ancora convinti che la carta stampata detti legge. Per lei il giornale di riferimento è Il Mattino che nelle edicole di Milano manco ci arriva. Non sappiamo se sa che l’articolo più importante di quest’estate è stato quello del direttore della rivista online l’Ultimo Uomo, che nel pieno del marasma Higuain ha avvertito l’esigenza di criticare la sua risposta a Gonzalo. Capisce presidente? Il sito – sito, non giornale – più in che per una volta trascura le analisi tattiche e scende in campo per una letterina sul web. Lì avrebbe dovuto capire quanto in alto è arrivato col suo Napoli. È a loro che avrebbe dovuto rispondere. E invece sembra subire piccole miserie giornalistiche di quotidiani che la attaccano perché non tiene una conferenza stampa o perché concede e un’intervista a un quotidiano invece che a un altro.

Detto questo, per un sito come il Napolista leggere che il quotidiano di via Chiatamone – in crisi prolungata dal 1994 – impartisce lezione di economia alla società di calcio seconda in Italia è francamente troppo.

Senza dimenticare che noi la figura di raccordo tra la società e il resto del mondo l’abbiamo individuata da tempo: Italo Alloggi. Ne abbiamo tre testimonianze: questa è la prima, questa è la seconda e questa è la terza. Basta leggere, per capire.

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