Zielinski è il quarto acquisto di un mercato del Napoli intelligente e guidato da Sarri. Certamente perfettibile, tempo ce n’è.
Zielinski, dunque. Che è stata “la” scelta, non “una” scelta. Questo, almeno, sostengono i media: avesse potuto fare come al fantacalcio, Sarri non avrebbe fatto altro che incasellare le otto lettere che compongono il cognome del calciatore polacco nell’elenco dei calciatori desiderati. Secondo il racconti di questa trattativa, il fatto che si sia giunti a un accordo vero e proprio solo il 4 agosto dipende sì dalla partecipazione del giovane Piotr ai Campionati Europei, ma anche da una sua iniziale riluttanza ad accettare la destinazione Napoli. Più che riluttanza, la sua era più che altro un’attesa: voleva il Liverpool, poi il Milan. Alla fine, ecco il Napoli.
Il Napoli, che per alcuni giorni è sembrato in difficoltà perché fermo, al calciomercato, ne sta uscendo in maniera abbastanza positiva. Al netto dell’operazione Higuain, che ha ovviamente indebolito la squadra, il mercato in entrata è ragionato e intelligente. Soprattutto perché rispetta un parametro fondamentale. Anzi, diciamo pure “il” parametro fondamentale, da Zielinski per estensione: accontenta il responsabile tecnico della squadra, l’allenatore.
Un primo bilancio di questa sessione, per capire come ha operato il Napoli e per mettere a punto le strategie dell’immediato futuro. Sì, perché il calciomercato azzurro non è ancora finito. C’è ancora altro, da fare. Vediamo cosa.
Quello che è stato fatto
La convinzione comune è che il Napoli della scorsa stagione non sia riuscito a tener testa alla Juventus fino alla fine e abbia pagato dazio nelle coppe per due questioni fondamentali: mancanza di abitudine a certi livelli e panchina corta. Bene. Essendo il primo problema irrisolvibile se non con l’innesto di cinque-sei calciatori abituati a vincere coppe e scudetti, soluzione fantascientifica dal punto di vista economico quanto sportivo, bisognava lavorare sul secondo punto. Giaccherini, Tonelli e Zielinski, senza cessioni, sono operazioni perfette da questo punto di vista. Coprono tre buchi “storici” nella rosa del Napoli: il vice-Callejon, che tecnicamente non esiste ma che può essere interpretato da un calciatore universale come l’ex Juventus e Sunderland; il terzo o anche quarto centrale difensivo di livello; il vice-Hamsik.
I tre acquisti sono anche “diversi” per tipologia: Giaccherini è l’usato sicuro, garantito e verificato, pure ad altissimi livelli (la maglia di titolare in Nazionale), mentre Tonelli è semplicemente uno dei migliori centrali italiani dell’ultimo biennio fuori dalla cerchia delle grandi squadre. Zielinski, invece, è un colpo à la Napoli: giovane, futuribile, migliorabile. Giudicato positivamente da tutti gli addetti ai lavori, scelto inizialmente e fino alla fine dal suo nuovo/vecchio allenatore. Per la panchina, o come alternativa (pure tattica, in quanto può essere utilizzato anche come trequartista), è il meglio che c’è.
Poi, c’è Milik. Cui stamattina abbiano dedicato un lungo pezzo a metà tra il ritratto tecnico e l’analisi mediatica, e in cui l’abbiamo giudicato un “primo” sostituto giusto in attesa del grande colpo. Una roba che approfondiremo meglio nel prossimo paragrafo, che spiegherà come il Napolista vede i prossimi, ultimi, 27 giorni di mercato.
Quello che si può ancora fare
La foto che abbiamo scelto e messo qui non è casuale. Si parte dalla base, dall’estremo difensore. L’acquisto di un portiere affidabile come dodicesimo, e magari futuribile anche come futuro titolare, è imprescindibile. Un po’ perché Reina non ha (mai avuto) un fisico su cui poter poggiare un’intera stagione, un po’ per metterlo nell’ordine di idee che il girone di ritorno dello scorso campionato, da Bologna-Napoli in poi, con diversi errori pure grossolani, non può più ripetersi. Come dire: sana concorrenza interna. Per tutti questi motivi, Sportiello è il nome giusto. Certo, l’operazione è complicata soprattutto dal punto di vista strettamente tecnico: essere il portiere titolare dell’Atalanta che viene a fare il secondo designato a Napoli è un ruolo scomodo, soprattutto quando hai una carriera in ascesa. Ma la promessa verosimile di diventare il futuro portiere di una squadra di alto livello potrebbe bilanciare queste perplessità. E dare l’impulso giusto a una trattativa necessaria. Chi scrive ne ha parlato già qui, qualche giorno fa, con toni entusiastici. E conferma quanto scritto.
Il resto è in divenire, perché ci sono delle scelte da compiere. La prima, abbastanza urgente, riguarda quella del terzino destro. O dell’esterno difensivo ambidestro, da inserire in organico per dare il cambio a Hysaj e per garantire la copertura a sinistra durante il periodo di assenza di Ghoulam, a gennaio impegnato in Coppa d’Africa insieme a Koulibaly (ecco la grande utilità dei quattro centrali di livello). Sì, abbiamo volutamente escluso Maggio da questo discorso sull’organico. Ci sembra che il buon Christian, meraviglioso atleta fortemente attaccato alla squadra e alla città, abbia però fatto il suo tempo. Per ragioni anagrafiche, ma soprattutto tecniche. Maggio è un calciatore che ha sempre sopperito ai limiti tecnici con una carica atletica fuori dal comune. Il Napoli si è evoluto, è una squadra di possesso e di palleggio, che necessita di spinta sulle fasce, ma anche di un contributo diverso in quanto a fondamentali. Stop, cross, passaggi. Roba che Maggio, pur se ancora bravissimo nel suo lavoro di cursore sull’esterno, non ha (mai) avuto nelle sue corde. Ecco che, allora, l’investimento su un calciatore capace di coprire entrambe le fasce difensive sarebbe auspicabile: Darmian e De Sciglio sono i sogni difficilmente realizzabili, lo stesso Santon era una buona idea ma le condizioni fisiche non erano le migliori. In casi del genere, meglio lasciar perdere. In un’operazione à la Zielinski, pur se a costi più contenuti, l’idea Giulio Donati non sarebbe da scartar via. Anche alla luce di una certa esperienza internazionale fatta in Germania e sui campi di Champions con la maglia del Bayer Leverkusen. Pensiamoci, non facciamo peccato.
A centrocampo, sembra tutto ben delineato. Zielinski interpreterà il ruolo di vice Hamsik e variabile tattica, mentre con tutta probabilità sarà il giovane Rog a fare da terza riserva (con l’addio di David Lopez). Una scelta ponderata, voluta, tutta quality oriented. Poca fisicità, tanta tecnica e pure una certa interscambiabilità di ruoli e caratteristiche. Se il polacco proveniente dall’Udinese via Empoli può disimpegnarsi come mezzala e trequartista, il giovanissimo croato è utilizzabile sia nel ruolo di interno che in quello di regista. Anche lui sarebbe un investimento futuribile, a costi non altissimi e dalla sicura resa sul campo (nell’immediato e nel medio-lungo periodo) e in sede di mercato in uno scenario più dilatato nel tempo. L’ultima questione è quella legata a Diawara, che poi dire Valdifiori è la stessa cosa. Il Napoli sembra orientato a scegliere uno tra questi due calciatori, e la mancanza di destinazioni reali più che la reale convinzione sembra stia facendo propendere per l’ex volante dell’Empoli. Una scelta che non viene condivisa da chi scrive, memore delle prove non brillanti di Valdifiori lo scorso anno nel contesto tattico disegnato da Sarri. Con un Napoli diverso perché senza Higuain, chissà. Ma la sensazione è che Valdifiori sia troppo leggero perché poco dedito al rientro difensivo e all’intervento falloso anche tattico, due specialità in cui Jorginho si disimpegna decisamente meglio. Diawara sarebbe stata la terza riserva giovane e potenzialmente fortissima, in un’alternanza di età e caratteristiche che deve essere alla base di una squadra che gioca per vincere o per fare comunque bene in tutte le competizioni. La partita non è ancora chiusa, comunque.
Chiudiamo con l’attacco. Chi scrive, al di là della boutade Cavani, pensava e pensa ancora che Icardi farebbe (avrebbe fatto) al caso del Napoli. L’operazione è però costosissima e difficile, oltre che mediaticamente gigantesca. Difficile possa andare in porto, così come è complicato pensare che Sarri possa chiedere altri calciatori dopo aver imposto alla società il diktat-Maurito: o lui o niente. Concordando con l’allenatore, suggeriremmo strade alternative: la valorizzazione di Milik, intanto. Che è un acquisto, ci autocitiamo, che ha un senso progettuale, storico, tecnico. E che quindi va esaltato il più possibile. Poi c’è Gabbiadini, sul quale però siamo scettici da un punto di vista tattico e mentale (l’abbiamo spiegato qui, giusto l’altro ieri). E allora, cosa fare? Senza Icardi, bisogna aspettare. Siamo al 4 agosto, il Napoli ha due attaccanti e sta completando l’organico. Ha la possibilità economica e tempistica di scandagliare il mercato per un’altra ventina di giorni, per poi decidere cosa fare. Il rapporto Icardi-Inter-Wanda Nara, al di là dei Twitter di facciata, è ancora tutto da verificare. Poi c’è la suggestione Falso Nueve, con un calciatore che potrebbe integrarsi perfettamente nella squadra piena di qualità tecnica che Sarri ha spinto a costruire. Ci sarebbero altri attaccanti, pur se seconde scelte (Kalinic, Bacca, oppure qualche nome a sorpresa proveniente dall’estero). Ci sarebbe la possibilità di rischiare e rimanere così, magari provando e riprovando Milik in queste amichevoli. Insomma, ci sono tante strade da poter percorrere. Icardi sarebbe quella più certa e sicura, le altre sono più un’incognita. Un peccato essersi presentati tanto impreparati all’addio di Higuain, ma siamo ancora in tempo per uscirne in maniera abbastanza positiva. Per provarci, almeno.