Analisi tattica di Pescara-Napoli: azzurri lenti e prevedibili, ottimo primo tempo della squadra di Oddo. Grande Mertens, ma non sarebbe stata la stessa cosa con il belga titolare.
Due partite in una. Con una squadra in maglia nera scesa in campo per la prima, e il Napoli con il terzo kit stagionale nella seconda. La spiegazione, l’analisi in una frase di Pescara-Napoli, non potrebbe essere più semplice. Eppure, non è dipeso proprio tutto dal Napoli o dagli ingressi (benedetti) di Mertens e Milik, ma c’entra parecchio anche l’avversario. Il Pescara di Oddo ha giocato un primo tempo scintillante, preciso, perfetto. E soprattutto non scontato, dal punto di vista delle scelte tecniche riguardo all’applicazione dei principi in campo: il possesso palla come arma difensiva, la ripartenza come idea da costruire e non come ricerca continua della profondità. Leggi i dati riferiti alla sola prima frazione e ti rendi conto che più che il Napoli, è la squadra di casa ad essere cambiata: 281 passaggi nel primo tempo contro i 296 del Napoli, 8 conclusioni verso la porta (Pescara) contro 12 e 6 occasioni da gol su azione manovrata contro 8. La controprova la danno i dati dei secondi 45′ di gioco. Utilizziamo gli stessi riferimenti, in modo da comprendere lo scarto tra il Pescara versione 1 e quello 2.0: 183 passaggi contro 323, una conclusione a 10 e 0 chance create a 7.
Non è una giustificazione, certo. Il Napoli giocherà la Champions League, viene da un secondo posto fantastico e ha il dovere di vincere a Pescara, senza se e senza ma. Però, dividiamo bene meriti e demeriti: se da una parte (quella azzurra vestita di nero) ci sono un approccio sbagliato, una pessima concentrazione difensiva e una reale incapacità di creare pericoli reali per la porta avversaria – quelli potenziali ci sono pure stati, rileggiamo sopra che nei primi 45′ il Napoli ha tirato 12 volte verso la porta di Bizzarri -, dall’altra ci sono i meriti di chi, sfortunatamente, si trova costretto a giocare sullo stesso campo. Il Pescara di ieri sera, nel primo tempo, è stata una lucida follia: almeno tre uomini in zona palla, sempre, e il coraggio di cercarli piuttosto che cedere alla tentazione di buttarla via, in avanti. Il tutto, agevolato dalla pressione blanda di un Napoli sempre uguale a sé stesso, ma estremamente lento nell’applicazione di ogni concetto. Le quattro heatmap che vi mostriamo chiariscono bene il nostro concetto. Le prime due riguardano il primo tempo, a sinistra il Pescara e a destra il Napoli; le seconde, più in basso, fanno riferimento alla ripresa. Il Pescara attacca dal basso verso l’alto, in entrambe le grafiche; il Napoli dall’alto verso il basso. Ci sono pure le frecce, a indicarlo.
C’è tutto, in queste quattro immagini. Quando precedentemente abbiamo parlato del possesso difensivo del Pescara, parlavamo della capacità di tenere palla in zona bassa in modo da costringere il Napoli a portare su la sua linea difensiva. Per poi ripartire – rifiutando la fretta, aspettando le sovrapposizioni dei calciatori liberi – e attaccare senza riferimenti, come confermato dallo stesso tecnico abruzzese nel postpartita: l’assenza di un centravanti di peso ha permesso al tridente leggero (Caprari-Verre-Benali) di muoversi continuamente, di scambiarsi posizione e di inserirsi in base allo sviluppo dell’azione. Tutte cose che richiedono un dispendio enorme di energie, mentali e fisiche. Le stesse energie che sono mancate nella ripresa: il Napoli ha aperto il campo, è riuscito a superare le due linee biancazzurre (centrocampo a cinque e difesa a quattro, come da copione nella fase difensiva di un 4-3-3) e non ha sofferto più del raddoppio sistematico sugli esterni. I due gol di Mertens nascono proprio da due azioni sulle fasce laterali. Lo stesso numero dei cross (del Napoli) è cresciuto in maniera esponenziale tra prima e seconda frazione di gioco: 12 a 20.
Nelle due mappe sopra leggiamo anche la lentezza dell’attacco del Napoli, figlia di una condizione ancora non brillante (esattamente come l’anno scorso) e della disposizione tattica del Pescara: la zona verde intenso, a ridosso dell’area abruzzese (primo tempo), sottolinea il ristagno della fase offensiva nella zona di rifinitura. E la propensione della difesa pescarese a non concedere spazio alle sue spalle. Il dato di un solo fuorigioco nel primo tempo (e zero nel secondo) per ambedue le squadre sottolinea una volta di più come gli abruzzesi abbiano giocato una partita a due volti: perfetti nel primo tempo a non concedere nulla, a costo di un sacrificio fisico incredibile (anche perché si è giocato il 21 di agosto); schierati tutti all’indietro nella ripresa, senza la benché minima idea di far ripartire il gioco. Un’altra prova di questo match a due facce è nelle heatmap di Benali (sotto), autore del primo gol biancoazzurro: nel primo tempo (in alto), gioca lungo tutta la fascia destra e segna il gol con un inserimento centrale; nella ripresa (in basso), invece, supera a stento il centrocampo. Stanchezza, come per tutto il Pescara.
Importante anche il dato di offside del Napoli: quel numero “1” sottolinea come Oddo abbia studiato benissimo l’avversario e quindi evitato di cadere nella trappola nel primo tempo (il gol di Benali, ancora e appunto). Nella ripresa, però, il suo Pescara non ha semplicemente attaccato. Ma aveva pure e già consumato tutta la benzina.
Spiegata la scelta del Pescara, che si evince anche dalla scelta di mantenere bassissimo il baricentro (40 metri in media contro i 56 del Napoli), passiamo all’analisi della squadra di Sarri. Che ha patito, nel primo tempo, vivacità e dinamismo del Pescara e ha poi trovato il modo di rispondere nella ripresa. L’ingresso di Mertens è stato ovviamente fondamentale: 4 tiri, 2 key passes e 4 dribbling riusciti determinano un giudizio positivo sulla sua prestazione. A parere di chi scrive, però e paradossalmente, il cambio tra il belga e (un impalpabile) Insigne è avvenuto nel momento giusto: con Mertens in campo dall’inizio, il Napoli non sarebbe mai riuscito a pareggiare questa partita. L’approccio negativo avrebbe coinvolto anche l’ex Psv, che sarebbe stato costretto a spremersi in fase difensiva sui continui raddoppi di fascia dell’ottimo Zampano sull’esterno offensivo Benali. A quel punto, sarebbero rimaste poche energie per esprimersi così bene in fase offensiva, tra l’altro contro una difesa sempre schierata come quella pescarese. Se poi gli fosse subentrato lo stesso Insigne visto ieri, sarebbe stato ancor più difficile recuperare un eventuale svantaggio: il ragazo di Frattamaggiore ha tirato tre volte verso la porta (sempre fuori) e ha effettuato appena due passaggi chiave. Scarso anche il suo contributo difensivo: una sola palla intercettata.
Male anche Gabbiadini: due tiri verso la porta, entrambi respinti dai difensori, un solo passaggio chiave e un solo duello one-to-one tentato. E pure fallito, contro Gyomber. Milik, pur se in una situazione completamente diversa (come visto sopra), ha messo insieme 2 conclusioni (ben respinte da Bizzarri) e due duelli individuali. Uno vinto e uno perso. Oltre, ma questo non è misurabile, a un contributo diverso in fase di posizionamento e movimento offensivo. Un peccato, invece, l’uscita di Hamsik per precisa richiesta dello stesso slovacco, stanchissimo. Il capitano azzurro, protagonista di una prova positiva nella costruzione di gioco (4 occasioni create con altrettanti key passes, una buona conclusione di poco fuori), è uscito a 20′ dalla fine per lasciar spazio a Zielinski. Sarri avrebbe voluto sostituire un Allan ancora lontano dalla sua miglior condizione (una sola palla recuperata in tutta la partita è un dato eloquente), ma ha dovuto invece sacrificare il 17 sull’altare della sua stanchezza. Con il polacco a offrire un’altra soluzione di inserimento, il Napoli avrebbe potuto avere qualche possibilità in più contro la stanca difesa pescarese, incapace – nella ripresa – di contenere soprattutto il gioco a due sugli esterni. Lo leggi nel grafico dei cross tentati da Faouzi Ghoulam nel secondo tempo (sotto); nello stesso campetto, leggi però anche la prestazione veramente negativa dell’algerino in quanto a precisione del calcio. Su 10 cross, uno solo riuscito. Tra l’altro, dalla bandierina destra. Indicativo, davvero.
Al Napoli sono mancate, in ultima sintesi, brillantezza, velocità e attenzione difensiva. Dell’ultima abbiamo già scritto ieri sera, sommariamente (qui). Riportiamo uno stralcio del pezzo scritto a caldo: «Pessima la lettura di Koulibaly e Ghoulam sul primo gol, con la palla verticale di Verre alle spalle di una difesa sfalsata, con Hysaj ed Albiol sulla linea giusta e Koulibaly e Ghoulam qualche metro più indietro, giusto lo spazio per tenere in gioco il fantasista libico del Pescara. OSul secondo gol, più che d’attenzione, si tratta di una mancanza organizzativa. Quindi, se vogliamo, ancora peggio. Qui manca tutto: l’aiuto di Insigne a Ghoulam nel duello contro Zampano, l’uscita avventata di Koulibaly sulla mezzala pescarese, lo scivolamentolento lento e soprattutto il mancato perché lento rientro di tutti i mediani azzurri a supporto dello scivolamento difensivo. Pure quello, tra l’altro, gestito in scarsa velocità: nel caso il pallone fosse passato oltre Caprari, c’era l’esterno sinistro libero ben oltre Hysaj». Serve ritrovare concentrazione e automatismi, cose così non dovranno più accadere.
Le altre due caratteristiche, necessarie affinché possa rivedersi il solito Napoli di Sarri, si risolveranno probabilmente con il tempo. Ricordiamo pure che ieri era assente Jorginho, necessario per sveltire la manovra azzurra oltre il ritmo da andamento lento impresso da Valdifiori: l’ex regista dell’Empoli mette insieme degli ottimi numeri specifici (90% di passaggi riusciti, un’occasione pericolosa e pure 2 tiri tentati verso la porta), ma allo stesso tempo gioca in maniera troppo lenta per questa squadra. Meglio nella ripresa, ma pure perché il Pescara sparisce dal campo e non occorre nemmeno un contributo reale in fase difensiva. Quello che è mancato nel primo tempo (secondo la telecronaca di Premium, dopo il gol di Caprari, Sarri ha avuto da ridire proprio sul mancato rimorchio difensivo del centromediano) e che Jorginho assicura grazie al suo dinamismo. L’italobrasiliano tornerà in campo per Napoli-Milan. Un match in cui servirà un Napoli capace di mordere subito la partita e di rispondere con il giusto tono fisico all’entusiasmo dell’avversario. Il Milan non sarà il Pescara, e paradossalmente potrebbe andare anche meglio così. Ma al San Paolo dovrà scendere in campo il Napoli della ripresa di Pescara. Fin da subito, però. Altro che due partite in una, anche al netto degli avversari.