Pavese scriveva: “Bisogna capire la vita, capirla quando si è giovani”. Sarri lo ha fatto ma il Napoli e i giocatori?
Eccoci qua, si ricomincia. Come avevamo finito? Non importa, ci basti ricordare che era maggio e pioveva a Napoli, e pioveva a Venezia. A Venezia, poi, pioveva, anzi diluviava, anche ieri sera; a Napoli non lo so, a Pescara faceva caldo, così ha detto il capitano, dunque è vero. La prima giornata è un inizio, quando le cose cominciano è sempre un bene, bisogna essere positivi e sì: contenti. A me succede, come ai bambini, di provare gioia quando comincio a usare una penna nuova, o quando – per esempio – comincio a scrivere sulla prima pagina di un taccuino, come è capitato stamattina. Certe cose non capitano per caso. Il Napoli ieri sera ha inaugurato il nuovo taccuino. La cosa più difficile è cominciare a scrivere: non sempre la prima frase è come vorremmo che fosse, o, di una poesia, il primo verso come vorremmo che suonasse. Che fare? Fermarsi e aspettare di essere in grado di migliorare quella frase o continuare a scrivere? Io faccio quello che ha fatto il Napoli, continuo a scrivere, anche quello è un modo di aspettare il tempo giusto. Tutte le frasi del primo tempo non sono venute bene, contenevano aggettivi pesanti e troppi inutili giri di parole; non un punto o un difensore messi al posto giusto. Sia lo scrittore Isaak Babel’ sia Maurizio Sarri concorderebbero su quest’aspetto. Occorreva l’intervallo. Lo scrittore si fa un giro, si prepara un caffè, la squadra di calcio rientra negli spogliatoi. Di quel quarto d’ora di intervallo, di quella passeggiata o di quel caffè è meglio che i tifosi o i lettori futuri non sappiano niente. Quello è il tempo in cui si cercano le parole migliori, in cui si fanno le mosse per cambiare quelle venute male in cima al foglio.
Ieri sera Sarri, da quanto ho capito, ha pensato che per trovare la frase giusta (per ricominciare) bisognasse fare esattamente quello che il Napoli sa fare e questo il Napoli ha poi fatto, in una serata non facile, con molti giocatori non in forma (o in serata), il Napoli si è messo a giocare a pallone. Sarri ha pure capito che fosse necessario sostituire due aggettivi qualificativi: Insigne e Gabbiadini. Aggettivi che, durante il primo tempo, avevano qualificato sì, ma in maniera molto negativa. Ecco le parole nuove, le parole belle della sera: Mertens e Milik, che non si sono limitati a fare gli aggettivi, hanno fatto i sostantivi, i soggetti di ogni frase, i verbi e che verbi! Hanno determinato il complemento oggetto della partita. Partita, parliamoci chiaro, che sarebbe stato meglio vincere e che avremmo potuto vincere dopo aver raggiunto il pareggio, ma che avremmo potuto facilmente perdere, visto l’andazzo dei primi quarantacinque minuti di gioco. È un inizio migliore di quello dell’anno scorso, va bene così, riempiamo il taccuino come si deve.
Durante i giorni di vacanza, ho riletto un paio di libri di Cesare Pavese. In realtà, credo che tutti dovrebbero rileggerlo di tanto in tanto, almeno una volta all’anno. Uno di questi romanzi è La spiaggia (edito da Einaudi, come tutti i libri di Pavese) che è uno dei suoi libri più belli. A un certo punto il narratore scrive questa frase: “- Bisogna capire la vita – disse ancora, strizzando l’occhio con un’espressione di disagio.- Capirla quando si è giovani.” È tutto molto chiaro, i libri ci dicono sempre qualcosa, certamente rispetto alla storia che raccontano, ma anche rispetto a quello che stiamo vivendo. Anche per questo motivo si dice (correttamente, a mio avviso) che, una volta scritto, il testo diventa di chi lo legge. Allora, la vita di cui parla il personaggio di Pavese è la stagione appena cominciata, la si può capire soltanto giocandola e per iniziare a capirla bisogna decidere come giocare, quanto scommettere su noi stessi, calcolare i rischi, avere coraggio, essere rapidi di cervello e gambe, come la vita ci domanda. Giocare sempre con la schiena diritta e a testa alta; il Napoli, i calciatori, l’allenatore, gli appassionati, i tifosi, tutti devono essere un unico meraviglioso centrocampista. Testa alta, dunque, pochi tocchi prima di liberarsi del pallone, visione di gioco, saper mettere tutti, noi tutti, insieme soli davanti al portiere avversario, una, dieci, cento, mille volte. “Capirla quando si è giovani.”, chiude Pavese. Sapere fin da subito, da adesso, a che gioco vogliamo giocare, capire che possiamo e che dobbiamo continuare a divertirci come nel campionato scorso. Sapere (e non dimenticarlo mai) che divertendoci si potrà vincere. Io, Cesare Pavese e Maurizio Sarri siamo pronti, vediamo quanto lo sono i calciatori, vediamo se è pronta la SSC Napoli.
Il post-it del drone Giggino
Primo tempo: Niente, non funziona il tasto play.
Secondo tempo: Ah, mo’ sì.
Fine partita: Mister, fumamme.
Notizie dall’Inghilterra
Brexit o meno, non potevo abbandonare la Premier League, proprio ora che a Britos e a Behrami si sono aggiunti Mazzarri e Zuniga. In pratica lo spogliatoio del Watford sembra l’Arenella, li seguiremo con affetto. I ragazzi hanno perso con il Chelsea, ma ci può stare, se la sono giocata. Indiscrezioni ci dicono che il morale è alto: i quattro, nei momenti d’ozio, fanno delle grandissime partite a stoppa. Il tressette è stato scartato perché Zuniga non ha voluto fare il morto. Un saluto anche a Benitez, al quale auguro di vincere la Championship con il Newcastle.
Note a margine:
- Abbiamo appena cominciato.
- I cornetti a Mertens sono stati recapitati.
- Tra i vari acquisti che non siamo riusciti a portare a termine c’è pure quello di Rocchi.
- Un grandissimo benvenuto a Milik e a Zieliński.
- #IoStoConSarri dalla prima, da sempre.