Estate di arrivi e partenze in casa rossoblu: tanti calciatori da svezzare e la sicurezza Donadoni.
Due giorni prima, due giorni dopo. È il destino della grande squadra: martedì in Champions, sabato in campionato. Per una partita complicata, contro una squadra complicata. E sottovalutata. Il Bologna e il suo tecnico Donadoni, due clienti storicamente difficili per il Napoli, vengono al San Paolo da terzi in classifica (6 punti) e soprattutto dopo un’estate passata a rivoluzionare la squadra. E a studiare da “piccola grande”, in modo da assecondare la proprietà americana. Che è ambiziosa, ma non vuole fare il passo più lungo della gamba, è realista sulle dinamiche di mercato che caratterizzano il calcio degli anni Duemiladieci: del resto, i 14,5 milioni accettati per Diawara sono un po’ la riedizione in tono minore dei 120 per Pogba, dei 90 per Higuain. Pesce più grande mangia campione del pesce più piccolo. Che però, si rinnova.
L’ha fatto anche il Bologna, attraverso una campagna acquisti sostanziosa: oltre al guineano, altre 14 operazioni in uscita. Per controbilanciare la diaspora, tanti colpetti di buon livello in entrata, che hanno trasformato l’organico di Donadoni in un piccolo laboratorio da cui possono venir fuori prototipi interessanti. Per valore dell’investimento, gli affari più importanti sono quelli di Rizzo (6 milioni per l’obbligo di riscatto alla Sampdoria) e Donsah (5 milioni al Cagliari con la stessa formula), uno che in passato era stato accostato al Napoli. Accanto a loro, tanti nomi nel segno dell’hype, stranieri ma non solo: Krejci, esterno di fantasia proveniente dallo Sparta Praga; Nagy, gran sensazione dell’Ungheria agli ultimi Europei come uomo d’ordine davanti alla difesa; Verdi, alla ricerca della sua reale dimensione dopo le prime buone impressioni sparse tra Empoli, Eibar e Carpi; e poi, il fenomeno della settimana, Federico Di Francesco: figlio d’arte (il padre è Eusebio), classe 1994, ha realizzato il gol decisivo in Bologna-Cagliari 2-1, sfruttando sottoporta una splendida giocata proprio di Krejci. Un’azione nel segno di questo mercato 2016, che ha portato la squadra felsinea ad avere un’età media di 26 anni, l’ottava più bassa dell’intera Serie A.
Il resto della rosa segue più o meno la stessa filosofia: tanti calciatori giovani e dalla carriera ancora in (ri)costruzione: lo stesso Mattia Destro, in dubbio per il San Paolo, ma anche Masina, Oikonomou, Krafht (terzino 22esnne svedese), Pulgar. Accanto a loro, qualche senatore (Gastaldello, Dzemaili e Maietta in attesa del reintegro di Mirante dopo i problemi al cuore) e la guida di un tecnico meticoloso e preparato come Donadoni, che dà il meglio in ambienti tranquilli, in cui lavorare senza grosse pressioni. Da qui a sabato, analizzeremo meglio le caratteristiche tattiche e tecniche della squadra rossoblu, oggi ci limitiamo all’analisi della rosa: suggestiva, piena di giovani e di calciatori da seguire con attenzione. Nel match del San Paolo e nel futuro.