Come cambia la vita, in un mese: il polacco è già il primo nelle gerarchie, nonostante lo considerassimo un oggetto misterioso. Forse dobbiamo essere un po’ più equilibrati, sempre.
Ho scritto di Milik subito dopo la partita con il Milan. L’ho fatto, mi sono sentito in grado di farlo dopo aver visto con i miei occhi tutto quello che mi serviva di vedere per apprezzare anche a posteriori il calciatore. A priori, l’ho reputato l’acquisto giusto nel momento sbagliato. Probabilmente, avrei fatto il possibile per acquistare Milik accanto ad Higuain, magari un anno fa. Sarebbe stato perfetto. Ma anche così, non è male.
Soprattutto dopo il match di sabato 27 agosto, in cui mi sono accorto (nel pieno bailamme Cavani, per questo il titolo del pezzo di allora ha l’hashtag di quei giorni vecchi di due settimane) quanto Arkadiusz potesse essere fin da subito una scelta migliore del peggior Gabbiadini. Quello di Pescara-Napoli o Inter-Napoli dell’anno scorso, per intenderci. Il Milik visto in Napoli-Milan è otto volte meglio e più utile di quel Gabbiadini lì. Brutto dirlo, dispiace. Ma per me è così.
Insieme a me, fino a oggi, si sono ricreduti un po’ tutti. Fino a dare Milik come titolare e come possibile “vittima” del turnover. Anche noi, questa mattina, abbiamo pubblicato un pezzo in cui abbiamo provato a spiegare e spiegarci quale turnover sarebbe meglio per sabato, per questo Palermo-Napoli che aprirà il ciclo di sette partite fino al 2 ottobre. Rileggendo, notiamo di come il nostro subconscio faccia partire Milik già avanti. Soprattutto in vista della Champions, una partita che come gerarchia (anche se nessuno avrà mai il coraggio di ammetterlo) è leggermente più importante di Palermo. Non fosse altro, perché è già decisiva.
Sono bastati 135 minuti, ad Arkadiusz Milik, per diventare il sostituto di Higuain. Tranquilli, non stiamo bestemmiando. Dicevamo solo in termini di sostituzione “nominativa”, non certo tecnica e narrativa. Anche quella, però, comincia così: se non fai giocare Milik al posto di Higuain, non scoprirai mai se Milik è adatto a sostituire Higuain. Arek Milik è ancora a metà del viaggio tra “il Napoli che cambia per dimenticare Higuain e adattarsi a Milik” e il replace totale negli schemi di gioco e nel cuore dei napoletani. Che poi, a pensarci meglio, dopo quanto avvenuto, è più facile portare a termine la seconda mission che la prima.
Scherzi a parte, Milik parte già davanti a Gabbiadini. Il turnover, quando si parla del ruolo di centravanti, è in funzione dell’attaccante polacco: “meglio lui in Champions, a Palermo Gabbiadini così si sblocca e si riprende e Milik poi segna in Ucraina”. Una frase che non è difficile immaginare oggi, 8 settembre, nel bel mezzo del discorso di un tifoso. Una frase che mai ci saremmo sognati quando, giusto un mese fa, si parlava di Milik come un oggetto misterioso. Scrivemmo anche questo, allora: “Milik, il centravanti passato sotto silenzio (anche per colpa del Napoli)”. Alla fin, pur rimanendo gli errori di comunicazione del club, è stato forse meglio così. Meglio sorprendersi di quanto il polacco potesse essere subito così importante (diciamo pure decisivo: una doppietta al Milan è tanta roba), tanto da fargli sorpassare l’altro attaccante in organico (nonostante Gabbiadini disponga di un vero partito di sostenitori assoluti) nei discorsi su chi deve giocare e quando.
Anche il discorso mediatico si è ribaltato: negli ultimi giorni, siti sul Napoli e giornali vari sono stati pieni della partita di Milik con la Polonia, degli errori sottoporta, delle dichiarazioni di Arek, che con il Napoli vuole vendicarsi immediatamente e scacciare l’imprecisione che l’ha caratterizzato nel match di qualificazione mondiale (Kazakistan-Polonia 2-2). Insomma, ora tutti si concentrano su Milik. Dopo essersi rotti l’anima parlando di Higuain, e questo è pure giusto; ma anche dopo aver inseguito un’estate intera il grande centravanti, con Icardi prima e Cavani poi come obiettivo da raggiungere a tutti i costi. Anche il sottoscritto e il Napolista la pensavano tendenzialmente così, ma il 4 agosto si leggeva anche questo, sulle nostre pagine: «l’eventuale arrivo di Icardi o di un altro attaccante accanto a Milik sarebbe una perfetta ciliegina sulla torta. Come dire: Milik è un grande acquisto, importante e significativo, ma potrebbe non bastare appena dopo Higuain. Ne siamo coscienti, ma abbiamo usato il condizionale. Perché i 36 gol del Pipita sono stati un’eccezione difficilmente ripetibile. È bene essere coscienti, di questo. E non chiedere la luna a un ragazzo che sa fare bene il centravanti e sa giocare pure con la squadra».
La pensiamo allo stesso modo oggi, dopo la doppietta col Milan. Anzi, diciamola bene: nonostante la doppietta col Milan. Anzi, il prossimo passo è proprio questo: rimanere con i piedi per terra anche con Arek, per esempio preparandoci a perdonarlo dopo un’ipotetica Dinamo Kiev-Napoli gestita malissimo, con un paio di gol ciccati e una grande parata del portiere su un tiro a botta sicura e un passaggio smarcante dall’esito errato. Può succedere, com’è successo a Gabbiadini a Pescara. Per sostituirlo, avevamo un Milik più in forma e probabilmente più adatto al contesto tattico. Se Milik gioca male, però, tocca di nuovo a Gabbiadini? Bocciatura assoluta, totale? E così in loop? Ci vuole equilibrio, in tutto e per tutto. Anche nei tifosi, soprattutto in vista di una stagione che sarà dominata dal mostro del turnover. Arkadiusz non è ancora Higuain, Manolo non è ancora da buttare. Il polacco ha messo a testa avanti in griglia grazie a una forma migliore e a due prestazioni positive. Ma deve dimostrare ancora tanto. Anche se le premesse sono ottime. Manolo, invece, va recuperato sul piano della fiducia. Tocca a Sarri, questo compito. Vediamo come l’assolverà. Vediamo come vi farà giudicare questo dualismo. Vediamo pure per lui chi parte avanti. Ma solo per curiosità, eh…