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La Stampa prova ad annacquare l’inchiesta Juventus-’ndrangheta all’insegna del “Così fan tutti”

Capolavoro del quotidiano torinese che mette su una paginata per affermare che in fondo tutti vendono i biglietti agli ultras.

La Stampa prova ad annacquare l’inchiesta Juventus-’ndrangheta all’insegna del “Così fan tutti”

“Soldi, biglietti e ricatti alle società, ora gli ultrà puntano sugli affari”. Questo è il titolo. Il sommario è: “Da Napoli a Torino, la tratta degli ingressi in cambio di tranquillità. Il caso Roma. Il responsabile Sport del Pd: “La criminalità in curva ormai è tollerata dallo Stato”. Non sappiamo se è l’ultima frontiera del giornalismo, di certo è la pagina che La Stampa di Torino ha dedicato oggi al fenomeno. Badate bene, ovviamente nel sommario c’è Napoli. Non compare la parola Juventus che dovrebbe essere – a questo punto comincia a venirci qualche dubbio – al centro di una inchiesta della Procura di Torino per i legami con gli ultras e ed esponenti della ’ndrangheta – sì, la ’ndrangheta – per la vendita dei biglietti. 

Nel Padrino si sarebbe definito un lavoretto fatto bene. Ma non è un film e quindi non ci permetteremmo mai. Qualche dubbio però la paginata ce lo lascia. Eufemisticamente parlando. Che succede? Succede che La Stampa verga centinaia di righe col seguente teorema: “Se può capitare nella società meglio organizzata d’Italia, figurarsi altrove (virgolettato autentico!)”. Si parte col virgolettato di Francesco Calvo ex direttore marketing della Juventus – che si è allontanato per problemi diciamo sentimentali – ai magistrati di Torino: «Ho ritenuto che una mediazione con il tifo organizzato fosse comunque una soluzione buona per tutti. Si permetteva ai tifosi di comprare biglietti in quantità superiore a quella consentita dalle norme, quattro a persona». E poi si dispiega il teorema. Con frasi qua e là del figlio di Agostino Di Bartolomei, oggi responsabile sport del Pd (garantisce copertura politica o è solo fuffa spinta?) che dice una serie di ovvietà. 

Sotto inchiesta è la Juventus. Nell’ambito dell’inchiesta, un ultrà della Juventus si è tolto la vita dopo essere stato interrogato. Ma per La Stampa, il fenomeno è generalizzato. Che magari sarà anche vero, ma sarebbe stato meglio se l’inchiesta del quotidiano torinese ce l’avesse illustrato prendendoci per mano. E invece, almeno per quel che riguarda Napoli (città tirata in mezzo, di cosa ci meravigliamo?) le prove sono le seguenti. Una intercettazione telefonica – non scherziamo – “tra un ultrà e il suo capo: «A Bon Bon, noi viviamo sui biglietti, noi viviamo di Napoli calcio»”. È scritto così, potete verificare. Ma non solo. C’è anche una dichiarazione di Pierpaolo Marino – sì, lui, il dirigente licenziato da De Laurentiis il 28 settembre del 2009 (cioè SETTE ANNI FA). Marino, che è stato alla Roma, all’Atalanta, all’Udinese, al Pescara (dove, ricordiamo, fu inibito per tre anni per illecito sportivo), ovviamente parla del Napoli: «Ho sempre avuto buoni rapporti con i tifosi, ma una volta, ai tempi del Napoli, a un mio collaboratore arrivò una brutta chiamata, per dei biglietti. Ma il telefono erano intercettato e alla fine arrestarono 3 persone». E il giornalista alla chiusura del virgolettato aggiunge: “Il romanzo si fa criminale”. Wow.

Insomma. Potete leggere voi stessi. Una bella paginata all’insegna del “mal comune, mezzo gaudio”. Una paginata che immaginiamo oggi sarà stata inserita con bandiere nella rassegna stampa della Juventus Football Club e che avrà girato nelle stanze che contano. Giornalismo d’inchiesta. Roba forte. Chissà se tra qualche giorno qualcuno potrà festeggiare dicendo che l’inchiesta della Procura di Torino dorme coi pesci. All’uso calabrese. Ma mica è un film questo.

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