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Genova ci ha restituito Pepe Reina

Dopo l’errore col Bologna e le incertezze della scorsa stagione, Reina è stato il migliore del Napoli a Marassi.

Genova ci ha restituito Pepe Reina
Reina

Appena quattro giorni fa, subito dopo Napoli-Bologna, avevamo dedicato un pezzo a Pepe Reina. Un pezzo di critica, anche severa, in cui sottolineavamo la sua importanza per la difesa del Napoli ma al tempo stesso riconoscevamo che nel suo rendimento c’era stato e c’era ancora qualcosa che non andava. Il titolo, in casi come questo, racchiude e racconta ed esplica il concetto meglio di qualsiasi piccolo abstract: «Reina, abbiamo un problema. E dobbiamo risolverlo con te».

Reina ha risposto. E ha risposto alla grande, alla grandissima. Francamente, difficile pensare a una possibile soluzione migliore del problema portiere, per quanto un estremo difensore che gioca bene ed è decisivo sia sintomo di un malessere difensivo. Però, come dire: al di là delle discutibili (sbagliate) decisioni dell’arbitro e di un Napoli poco brillante e di una traversa maligna (quella colpita da Hamsik), oggi sappiamo cosa vuol dire avere Buffon in porta. Ci siamo ricordati Napoli-Inter dell’anno scorso, la partita della doppietta di Higuain e del primo posto in classifica dopo 25 anni. Ieri sera, Reina è valso un punto. Una parata nel primo tempo – un’uscita coraggiosa che Nicola Lo Conte ha selezionato nella Top 5 delle migliori giocate di Genoa-Napoli -, due interventi assolutamente determinanti nella ripresa. Sul povero Gio Simeone, che avrà pensato come la ciorta si sia accanita su di lui: lo spagnolo, avrà pensato, proprio il primo gol in Serie A a me doveva negare due volte. Sorry, Gio. A volte ritornano.

Sì, perché la rabbia che potete leggere tra le righe nel vecchio pezzo non sta tanto nell’errore. Chi prende Reina, chi lo ama e lo sceglie, sa che andrà incontro perlomeno a un paio di cappellate. Ci sta, fa parte del bagaglio del calciatore. È una virtuale certezza. La rabbia sta nel fatto che Pepe, negli ultimi tempi (una roba lunga, facciamo quasi un anno) aveva dimostrato non tanto la propensione all’errore secco, quanto una vera e propria vulnerabilità inattaccabile tra i pali. Ogni tiro, ogni conclusione, era gol. La questione diventa problematica, o almeno ben più visibile, quando sei il portiere di una squadra che ha un sistema difensivo ben funzionante come quello del Napoli: della serie, un tiro un gol. Quel tiro, come abbiamo spiegato quattro giorni fa, ci dava sui nervi. Era un dazio troppo alto e troppo ingiusto da pagare.

Reina, sempre in quel pezzo, era invitato a capire il suo problema. Almeno, a individuarne la natura: fisico, di sicurezza, magari anche di vista (avevamo fatto il parallelo con Zoff 78, portiere colpito da lontano in Argentina). Pepe ha risposto con due interventi e un’uscita da campione, ha dimostrato che per 90′ ha accantonato tutte i dubbi ed è tornato ad essere il portiere che vogliamo. Presente in fase di distribuzione, attentissimo a gestire la linea e la difesa, sempre pronto a intervenire come libero. Queste cose, l’abbiamo sempre detto, non sono mai mancate. La sua è una leadership che ci fa accettare con il sorriso la famosa “cappellata singola”, ad esempio un intervento un po’ così, tecnicamente rivedibile (ci viene in mente il gol di Destro in Bologna-Napoli 3-2 dell’anno scorso). Anche perché, poi, il Reina buono è quello che al 93esimo di Napoli-Inter ti toglie letteralmente la palla dalla porta e la paura di dosso. Appunto, era ora: è quello che ieri sera blocca due volte Gio Simeone con una roba che è velocità, fisico e classe insieme. Interventi ad altissimo coefficiente di difficoltà, parate ravvicinate dove l’esplosività e il colpo d’occhio diventano l’arma fondamentale. Il Reina che vogliamo, quello più bello. È stato anche un Reina giudizioso nel post-partita: «dobbiamo considerarlo un punto guadagnato».

La realtà è che ora non vorremmo scoprire come va a finire. Nel senso: Pepe ci ha dimostrato che può essere tornato, che può tornare a essere quello di un tempo. La miglior versione di sé stesso. L’ha fatto vedere ieri sera, alla grande. Ora, però, facciamo in modo di non sollecitarlo. Di non indurlo di nuovo in errore, di non mettergli pressione addosso con un’altra partita di difficoltà difensive. Genoa-Napoli è stato un match così negli ultimissimi minuti, quando l’ansia di vincere ha fatto in modo che si rischiasse anche di perdere. Ci è voluto il miglior Reina per guadagnare un punto, fondamentale per non buttare giù l’entusiasmo con il siero della sconfitta.

Quattro giorni fa, scrivevamo così: «Risolviamo il caso Reina, aiutiamo Pepe a tornare quello di un tempo. Non è mai stato esente da incertezze, lo sappiamo. L’importante è che questi infortuni non comincino a minare le sicurezze sue e della difesa del Napoli». Siamo stati falsi profeti, siamo stati un rito anti-propiziatorio. Ora, se possibile, l’ideale sarebbe una continuità virtuale. Una mancata verifica. In fondo, Reina ci piace molto di più quando non è impegnato. In ogni caso, è molto più sicuro così.

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