L’Inter ha indubbiamente cominciato male, ma non sembra mai che De Boer allena una squadra che non vince nulla da cinque anni.
Breve premessa. L’Inter ha vinto il triplete nella stagione 2009-2010, con Mourinho in panchina. Da allora, i nerazzurri hanno portato a casa un solo trofeo: la Coppa Italia nel 2011 con Leonardo subentrato a Rafa Benitez. Da allora, sulla panchina dell’Inter si sono avvicendati Gasperini, Ranieri, Stramaccioni, Mazzarri, Mancini. Senza vincere lo straccio di nulla.
Da quest’estate, precisamente dal 9 agosto, sulla panchina del club – che nel frattempo è passato da Moratti a Thohir al gruppo Suning – siede Frank De Boer. Olandese, ex stella della Nazionale, allenatore dell’Ajax per sei stagioni con quattro campionati vinti e uno, l’ultimo, perduto in maniera incredibile all’ultima giornata (in stile 5 maggio, per intenderci). L’Inter di De Boer ha giocato quattro partite ufficiali. Tre in serie A, con una sconfitta a Verona contro il Chievo, un pareggio col Palermo e una vittoria in extremis a Pescara; e una in Europa League, terminata con una clamorosa sconfitta ad opera degli israeliani dell’Hapoel Beer Sheva (che tra l’altro sul primo gol hanno commesso un’irregolarità da football americano).
Un inizio certamente non folgorante. Va altresì ricordato che Mancini quest’estate ha lasciato dopo una serie di amichevoli disastrose, per non parlare del campionato. Ebbene, oggi la Gazzetta ha titolato “Inter, ma non ti vergogni?”. La sconfitta è certamente una di quelle storiche, anche se partite del genere non mancano nella storia dei nerazzurri. Quel che colpisce, e ricorda molto il clima mediatico che accompagnò Benitez a Napoli, è l’intensità dell’accanimento nei confronti dell’allenatore olandese. Nulla gli viene risparmiato. È sotto processo dalla prima giornata. Eppure guida una squadra che non vince qualcosa da cinque stagioni. Spesso i commenti degli opinionisti tv sono sarcastici, come se De Boer fosse uno sprovveduto, uno che non capisce nulla di calcio. Proprio come accadeva con Benitez, sia a Napoli sia a Milano.
De Boer prova a portare avanti un modo diverso di intendere il calcio. È il suo modo. Ovviamente sarà il campo a stabilire se sarà efficace o meno, ma i media lo aspettano al varco e a ogni passo falso lo attaccano e gli mostrano la fine della sua avventura. Anche per l’olandese è cominciato il fuoco di fila di dichiarazioni che lo vogliono rapidamente esonerato. Oggi lo ha dichiarato un riesumato Furio Focolari – lo ricordate? – che ha previsto Capello alla Pinetina. In tanti sostengono che nei giornali e in tv ci sono parecchi giornalisti amici di Roberto Mancini. Non sappiamo quanto corrisponda al vero, di certo non possiamo non notare ancora una volta come sia provinciale il calcio italiano.
Oggi il direttore sportivo Piero Ausilio è intervenuto, ribadendo che De Boer non si tocca, avrebbe voluto esprimersi più liberamente ma – ha aggiunto – «ci sono delle signore».
Noi, seppure dalla sponda napolista, non possiamo fare a meno di simpatizzare con De Boer che candidamente la scorsa settimana disse: «Se l’Inter in questi anni non ha vinto, ci sarà un motivo». Eppure i suoi predecessori il calcio italiano lo capivano.