Calcio&Finanza ricostruisce l’incredibile vicenda dello stadio crotonese. Dal vincolo di inedificabilità fino agli interventi di oggi. A cui i supporter rossoblu dicono sì.

Il Crotone ha esordito in casa, in Serie A, allo stadio Adriatico di Pescara. Una scelta obbligata dai necessari lavori di ristrutturazione dell’impianto cittadino, l’Ezio Scida. Che, però, come spiegato da una ricostruzione di Calcio&Finanza, è stato (maldestramente) costruito accanto ai resti dell’antica Kroton, uno dei centri più importanti della Magna Grecia. I lavori stanno proseguendo, e al loro termine uno dei siti archeologici più importanti della Calabria sarà letteralmente sepolto.
Una storia vecchia, quella dello stadio crotonese: già nel 1978, infatti, gli archeologi sottolinearono come l’impianto fosse stato eretto in un luogo sbagliato. Nel 1981 arrivò il vincolo di inedificabilità assoluta, ribaltato poi a cavallo del 2000 con la prima promozione in Serie B del Crotone. Un successo sportivo che costrinse il comune a un ammodernamento dell’impianto e alla cancellazione letterale di un pezzo dell’antica agorà.
La situazione attuale non è molto diversa: fino a metà luglio scorso, il segretario regionale (in attesa della nomina del soprintendente unico) Salvatore Patamia si era opposto ai lavori lamentando l’esistenza del vincolo. Mario Pagano, il nuovo soprintendente, ha però ribaltato la situazione: l’installazione di strutture leggere, provvisorie e totalmente rimovibili ha fatto sì che i lavori potessero continuare nonostante la presenza del sito archeologico. Una spinta ai lavori è arrivato anche del sottosegretario ai Beni culturali, la crotonese Dorina Bianchi.
Calcio&Finanza, al termine dell’articolo, sottolinea come alcuni commenti sui social dei tifosi del Crotone fossero favorevoli a questo intervento di manutenzione: evidentemente, giocare in casa la Serie A è più importante dell’agorà. Fa pure rima.