Venti gol in otto partite: sei di testa. Com’è cambiato la manovra di attacco del Napoli e perché con Milik gioca meglio Mertens.
20 x 8. Non è una moltiplicazione e quindi non fa 120. È semplicemente lo score del Napoli 2016/2017 in riferimento ai gol segnati: una media di due gol e mezzo a partita. Una roba francamente incredibile, o quantomeno inattesa, dopo l’estate di mercato più tumultuosa dell’ultimo ventennio partenopeo. Le frasi chiave sono estremamente semplici: 1) il Napoli ha dovuto cedere un attaccante che nell’ultima stagione ha segnato 38 gol, di cui 36 in campionato. 2) il Napoli della nuova stagione, a parità di partite disputate, ha segnato un gol in più rispetto alla sua edizione precedente.
Basterebbe questo per derubricare l’addio di Higuain, per scriverlo in quella lista di cose che fanno parte dell’esistenza e non dell’imponderabile. Noi ci aggiungiamo altro, due dovute precisazioni: dei 19 gol segnati nello scorso anno in 8 partite, 10 facevano riferimento alle sole Napoli-Bruges e Napoli-Lazio; le due partite europee giocate nella scorsa stagione erano di Europa League e non di Champions League. Preciso, secco, pulito. Vero. Incontestabile.
A questo punto, a due mesi e poco più dall’ufficializzazione di Higuain alla Juventus, si può iniziare a fare un primo bilancio. Si può iniziare a dire, e lo dicono i numeri qui sopra, che il Napoli non ha risentito dell’addio del Pipita. Oppure, diciamolo meglio: non ha ancora risentito dell’addio del Pipita. Quel termine messo lì, “ancora”, non è né scaramanzia né vuol dire mettere le mani avanti. È una presa/rispolverata di coscienza sul fatto che ci saranno partite in cui penseremo, diremo e scriveremo “Ah, se lì c’era Higuain la metteva sicuro”.
Però, queste partite non sono ancora arrivate. Ed è merito del Napoli, anzi del Napoli e di Sarri. Del fatto che questa squadra, come detto e ripetuto più volte nelle interviste di questo inizio di stagione (e come ribadito anche ieri sera dal tecnico) sta «cambiando qualcosina negli ultimi 25 metri di campo per rispettare le caratteristiche degli attaccanti a disposizione». È possibile interpretare, capire, rivedere quel qualcosina? Sì, attraverso i numeri e un replay mentale di tutti i gol segnati dal Napoli in questa stagione, in confronto con quella appena passata: dei 20 gol segnati dal Napoli, 6 sono stati segnati di testa, 9 di sinistro e 5 di destro. Già questa è un’anomalia rapportata allo scorso anno: ovviamente, incide il fatto che il capocannoniere stagionale e la sua riserva (Milik e Gabbiadini) siano entrambi mancini, ma il punto riguarda l’aumento dei gol di testa. In tutta la scorsa stagione, i gol realizzati di testa furono 8. Due in più dello score attuale.
Quindi, intanto, è cambiato questo. Poi, come spiegato da Sarri in diverse occasioni, sono stati modificati alcuni movimenti del tridente d’attacco. La cosa più semplice che abbiamo osservato e che ci viene da riportare riguarda l’attacco dell’area da parte dei giocatori offensivi. Lo scriviamo fin dal ritiro di Dimaro, lo stiamo verificando quest’anno: il Napoli attacca la sedici metri avversari con almeno un calciatore in più rispetto allo scorso campionato. Almeno, perché a volte la presenza in area aumenta. Prendiamo due esempi, ma vi assicuriamo che potremmo essere molto più ampi:
La differenza sta nella posizione ideale del centravanti: che quest’anno, appunto, fa il centravanti e tiene alta e profonda la squadra. L’anno scorso, invece, Higuain era solito scendere molto (e molto di più rispetto ai Milik e ai Gabbiadini di quest’anno) per giocare la palla da regista offensivo. Per poi attaccare l’area in solitario, con il supporto di Callejon (che qui fa un inserimento centrale). Il fatto che Higuain sia un attaccante strepitoso porta al gol, ma in area siamo in quattro contro uno. Contro il Palermo, nell’animazione sopra, vediamo Milik nella posizione di nueve e Callejon già in area.
Il Napoli di oggi resta compattissimo in fase di non possesso (questo è l’esempio che abbiamo pubblicato stamattina nella nostra analisi tattica) ma è diversamente lungo e allungato in fase offensiva. In questo modo, attraverso la presenza più avanzata del centravanti spinge e costringe uno degli esterni offensivi a fare da raccordo, a rimanere molto più vicino all’uomo di riferimento. Per caratteristiche, questo avviene soprattutto con l’esterno sinistro (che ci sia Insigne o soprattutto Mertens, l’uomo sull’out mancino è comunque più sgusciante rispetto a Callejon), e a maggior ragione con Mertens. L’intesa M&M’s, di cui abbiamo già visto qualcosa nel precampionato, si va via via affinando anche per ragioni di corrispondenza tecnica, di compatibilità: Mertens è bravo nel dialogo breve, nel non perdere palla in spazi più stretti. Insigne, bravissimo nel comandare il pallone ma più dotato sulla giocata lunga che nei fazzoletti di terreno, ha bisogno di maggior libertà davanti a sé e quindi tende a rimanere più defilato sull’out. Ecco perché Mertens è stato favorito, fino a questo momento, nell’alternanza del turnover. Mertens, in questo primo scorcio di stagione, è più confacente alle caratteristiche del nuovo Napoli. Si era dovuto adattare a Higuain l’anno scorso, ora tocca a Insigne farlo con Milik e Gabbiadini. Per provare questa nostra teoria, siamo andati a prendere due heatmap di Mertens, una riferita a un match giocato da titolare nella scorsa stagione (Roma-Napoli, in alto) e quella di Genoa-Napoli di una settimana fa (in basso).
Due indizi che fanno già una prova: una maggior presenza in area e una vicinanza maggiore tra l’esterno sinistro offensivo e il centravanti che di volta in volta si alternano in campo ha creato i presupposti migliori per una differente divisione dei gol, per una maggiore ripartizione: se pure togliamo la punizione segnata ieri (splendido evento “esterno” alle dinamiche prettamente tattiche), il Napoli ha messo a segno 8 gol con i suoi esterni offensivi (5 Callejon in campionato, 3 Mertens (più la punizione quindi 4) tra Champions e campionato). Non è un caso.
Il resto dei gol nascono da Milik (7), Gabbiadini (1) e Hamsik (3). Volendo continuare l’analisi, vedendo cosa è cambiato, potremmo sottolineare, approfondendoli, gli argomenti dei gol su calci piazzati (uno in campionato, 3 in Champions) e di testa. Due dinamiche che sono strettamente correlate. A parte la punizione di Mertens, notiamo come il Napoli ha segnato già due volte su schema d’angolo (Milik e Hamsik, Milan e Benfica) e altre quattro volte di testa. Diciamo anche quattro e mezzo, perché il gol di Mertens contro il Benfica nasce comunque da un cross alto e da un’uscita maldestra di Julio Cesar. Quindi, in ogni caso, da una dinamica rapportabile a quella di un gol di testa. In realtà, questo sviluppo non è molto differente da quello dell’anno scorso: anche il primo Napoli di Sarri, quello con Higuain, era solito sfruttare moltissimo le fasce (eravamo nelle statistiche di Roma-Napoli, e abbiamo letto di 16 cross provenienti dalle fasce). Differente era però la natura, il senso di queste azioni: raramente, nel campionato finito con Napoli-Frosinone, i palloni erano a cercare l’inserimento sull’altra fascia o comunque il centro dell’area di rigore per una deviazione di testa. L’inserimento sul primo palo di Higuain era lo sfogo principale di ogni traversone, e spesso – proprio per questo – il pallone era giocato basso. Oggi, invece, la maggior capacità aerea di Milik rispetto al Pipita (sì, questa concedetecela) fa in modo che si possa cercare il pallone al centro anche in modo da premiare un inserimento che non sia di testa in quanto cervello e opportunismo, come quelli bellissimi di Higuain (tipo Napoli-Empoli o Napoli-Atalanta), ma di testa in quanto fisico e salto. Elevazione. Al massimo, male che vada, c’è Callejon sul secondo palo libero.
Abbiamo messo insieme un’analisi veloce, ma crediamo non superficiale. Il Napoli è cambiato poco per mettersi davvero alle spalle un attaccante cannibalizzante (Repubblica docet) e allargare il suo parco di potenziali goleador. Il modo migliore per dimenticare chi ha deciso di andare via. Cancellarlo, cambiare tutto e ripartire. A volte, va addirittura meglio che in passato.