Jorginho in versione De Napoli a Stoccarda, Rui Vitoria ha cambiato il nome in Rui Paliata
Il mio Napoli – Benfica 4-2
– Non farò la solita battuta banale e scontata sui portoghesi che ho già letto in tutte le salse. Non commenterò la musichetta e l’urlo “The Champions” con la retorica della notte magica, la favola europea, le emozioni strappalacrime e gli occhi a cuoricino del grande pubblico napoletano che da anni imperversa come non esistesse altro tifo all’infuori del nostro. Non voglio nemmeno enfatizzare troppo la prestazione del Napoli che alla fine ha segnato 3 gol su 4 da palla inattiva.
– Basta con questi provincialismi. Basta esultare. Basta festeggiare e sprecare energie nervose quando abbiamo vinto solo una partita. Il miglior Barcellona starà già pensando all’Empoli e a domenica prossima. Stamattina dovremmo solo parlare della gara di Bergamo invece di ingrassare con belle parole e complimenti.
Voltiamo pagina immediatamente e guardiamo avanti.
– Guardiamo avanti. Guardiamo avanti. Guardiamo avanti. Per esempio, ieri sera, disabituato alle grandi affluenze di pubblico, appena sono entrato in tribuna Nisida, che generalmente è abbastanza scarna di cristiani, e scoprendo che il mio posto è stato assalito da una tribù di abusivi, spaesato ho pensato: ma siamo sicuri di essere al San Paolo?
Sono rinsavito quando, a pochi gradini di distanza, ho notato al gran completo la famiglia Hamsik. Col papà (che sembra il fratello) in possesso di un sobrio doppio taglio alla Genny Savastano, la mamma (che sembra la figlia), la moglie (che sembra la moglie) e i due piccolini incredibilmente decrestizzati.
Poi mi sono rivolto agli abusivi rivendicando il mio posto. Essi dapprincipio hanno fatto finta di non ascoltarmi, per poi concedermi l’attenzione non appena ho chiesto di mostrarmi il biglietto. Alla fine si sono alzati e se ne sono andati infastiditi e io ho pensato: o è la loro prima presenza al San Paolo e non sanno che in un sediolino non ci si può sedere in 8, o è la loro prima presenza in Nisida e non sanno che si rispettano i posti o sono i soliti portoghesi.
– I veri portoghesi erano posizionati invece nell’abituale settore reciproco al mio. Non tantissimi, ma rossi e rumorosi.
– Lo stadio, quando c’è la Champions, è uno spettacolo. Nell’aria ho avvertito allegria e non tensione. Che poi si è tramutata in emozione quando i giocatori hanno fatto il loro ingresso in campo ed è partita la famosa musichetta.
– La melodia dell’inno è tra le 7 cose che più mi fanno godere. L’attendevo da 3 anni. E mentre il telone stellato vibrava nell’aria, la sensazione di beatitudine ha trovato il suo culmine nel famigerato urlo “The Champions” che solo il San Paolo sa regalare.
– L’urlo è tra le 5 cose che più mi fanno godere. Al termine, intorno a me ho visto gente che si abbracciava, a qualcun altro è comparso il lucido negli occhi e a me è venuta la pelle d’oca. Il pubblico napoletano in queste occasioni è fenomenale ed è il valore aggiunto alla magia della notte rendendo una serata di calcio, una sorta di festa collettiva.
– Non so se il Napoli è stato all’altezza del pubblico o il pubblico all’altezza della squadra. Sta di fatto che l’effetto simbiotico si è avvertito da prima che iniziassero le ostilità. Mentre l’effetto cromatico dell’azzurro e del rosso delle due casacche incastonato in una cornice di pubblico festante e luminoso ha dato un tocco di solennità all’evento.
Sarà la disabitudine ma il San Paolo ieri era meraviglioso. Ma guardiamo avanti senza troppi sentimentalismi da deboli, dicevamo.
– La prima occasione dopo 18 secondi, in cui Milik ha tirato fiaccamente in precaria coordinazione, ha subito infuocato un’atmosfera già di per sé surriscaldata.
– E non è bastata la reazione dei lusitani, che presto hanno preso le redini del gioco, a far cessare il canto e il supporto delle curve.
– In due occasioni ci siamo squagliati: Hysaj ha salvato sulla linea e subito dopo Reina ha parato su tiro ravvicinato di Mefistofele. Il calciatore che assomiglia a Mitroglou.
– Oltre Mitroglou, gli unici giocatori in rosso che conoscevo bene sono stati il portiere Julio Cesar e il sempreverde Fausto Pizzi.
– L’ultima occasione è nata anche perché Albiol non è riuscito a chiudere il cross basso in quanto impegnato a tenersi tra le mani il quadricipite infortunato.
– Volevamo presto vedere i nuovi acquisti? Eccoci accontentati, Maksimovic. L’uomo che è costato quanto il futuro ponte di Messina e che ci ha fatto spanticare più di Inler.
– Il serbo è entrato in partita come se stesse giocando nel Napoli da prima di Hamsik. Un esordio in cui non ha dato alcuna sensazione di insicurezza nell’impostazione e in ogni intervento ha mostrato fisico, personalità e precisione.
– Gli azzurri non hanno mai risentito dell’importante assenza della pedina spagnola e a fiammate hanno cercato di impensierire la difesa portoghese. Specie dai calci piazzati.
– Da due di essi, la bestemmia è partita come se Mihajlovic avesse tra le mani Maksimovic. Mai visto uno schema da angolo in cui si finisce in fuorigioco. Mai visto uno schema da angolo in cui si finisce in uno scontro tra calciatori della stessa squadra.
– In mezzo a queste fantozziane manovre, da uno di essi, l’urlo di gioia è partito come quando Caressa vedeva segnare Del Piero.
Il parente dei miei vicino di posto, appostato sul primo palo, l’ha toccata di cresta direttamente alle spalle di Julio Cesar. Ho rivisto un gol alla Cavani, ma era Hamsik. 1-0 e delirio.
– Il Benfica non si è scomposto ed ha ripreso con il proprio gioco. Lungo possesso, lungo palleggio, lungo fischio del pubblico.
– A me ha ricordato quelle vecchie formazioni brasiliane che tenevano sempre la palla e che avanzavano rapidamente in virtù di brevi triangoli e colpi di fino. Sì, sì, quelle squadre che a guardarle ti si brillavano gli occhi, intimorivano e lasciavano il dubbio che prima o poi potessero infilzarti. Sì, quelle che poi prendevano gol per una disattenzione difensiva e perdevano la partita per un momentaneo blackout.
– Il secondo tempo si è aperto con un momentaneo blackout per i lusitani: Mertens ha bucato centralmente prima di subire fallo dal limite. Punizione alla Zola e 2-0; azione di contropiede: dopo un tiro rintuzzato di Allan, la palla è finita a Calle che, con un gioco di prestigio, ha scavalcato l’estremo difensore che non ha saputo frenarsi. Rigore di Milik e 3-0; azione avvolgente: lancio sulla fascia destra di Hamsik per Calle. Cross sul secondo palo, uscita bruta di Julio Cesar, Milik ha anticipato tutti, forse col braccio, e palla a Mertens per il facile 4-0.
– Il Napoli, in piena sicurezza, ha dato il meglio di sé con azioni veloci e tocchi di prima. Il Benfica è scomparso e il rischio della goleada è stato molto concreto. Milik, in versione Dzeko, ha sparato alto da due passi e i fini palleggiatori portoghesi si sono trasformati in fini taglialegna da entro bosco.
– Rui Vitoria ha cercato di mescolare le carte con delle sostituzioni e Sarri ha risposto con Insigne e Giaccherini per Mertens e Calle.
– La partita comunque sembrava sepolta. Jorginho però, non riuscendo a fornire l’assist giusto ai compagni, come De Napoli a Stoccarda, ha deciso di lanciare l’avversario verso Reina per il 4-1.
– Il 4-2 invece è scaturito da una dormita generale in cui è spiccato Ghoulam che non è riuscito ad intervenire su Salvio che da pochi passi ha siglato.
– Il Benfica dopo i 4 gol non ci credeva più. Talmente martoriato è sembrato il Brescello, la Fermana, la Dianmo Zagabria. La nostra generosità ha però donato quella leggerissima suspence al finale. Il tocco di palla si è spogliato della cazzimma per indossare il tacco e punta e la concentrazione è evaporata.
– Meglio così. Altrimenti ora parleremmo di perfezione e la perfezione a settembre non porta bene.
– Non c’è stata la consueta contestazione delle curve al presidente per il caro biglietti. Però, onestamente, 40 euro per un allenamento…
– La favola europea continua. Guardiamo avanti.
– Migliore in campo: Hamsik. Quando è in questo stato di grazia non bastano le mani per applaudirlo. Al 77′, se non erro, ha sbagliato uno stop.
Lodi alla sua famiglia così giovanile. E ai piccirilli decrestizzati.
– Resta comunque evidente il nostro problema col gol.
– Il Napoli che vince in Champions è una delle 3 cose che più mi fanno godere.
– Infine, sono contento di aver ascoltato il mio appello iniziale, mostrando maturità e mentalità vincente, e della partita di ieri non ho scritto quasi nulla. Poche righe senza eccessi e senza esagerazioni. E senza battute banali sui portoghesi.
– Rui Vitoria, da ieri, ha cambiato il nome in Rui Paliata.
Guardiamo avanti. Testa e cresta a Bergamo.
Forza Napoli Sempre
La 10 non si tocca
Gianluigi Trapani ilnapolista © riproduzione riservata