ilNapolista

Napoli-Benfica, ovvero il cinismo può essere spettacolare

L’analisi tattica: partita equilibrata ma il Napoli ha sfruttato il loro black-out, il Benfica non ci è riuscito.

Napoli-Benfica, ovvero il cinismo può essere spettacolare

Apriamo la nostra analisi dicendo una cosa impopolare e una cosa popolare. La cosa impopolare: il risultato di Napoli-Benfica è meritato, meritatissimo. Ma è frutto di una partita equilibrata, tra due grandi squadre che hanno vissuto momenti di blackout totali. Il Napoli ha sfruttato quello del Benfica, più lungo e debilitante, aggravato anche dalle topiche di un portiere che è stato come Reina nelle sue serate peggiori (mentre lo spagnolo, dall’altra parte, è tornato a un livello ottimale di condizione, e quindi è tornato ad essere un gran portiere). Il Benfica, invece, non ha saputo sfruttare i periodi favorevoli. La cosa popolare: il Napoli ha giocato contro il Benfica come se di fronte avesse avuto l’Empoli, l’Atalanta, la Sampdoria. Non ha subito – se non a tratti – l’iniziativa avversaria proprio per questo, e proprio per questo ha vissuto i suoi 20′ di buio. Ed è questa la cosa che deve far sorridere Sarri e i tifosi: questa squadra non fa differenze di censo, appartenenza o classe sociale. E, come detto proprio dal tecnico a fine partita, deve imparare che i cali di concentrazione fanno male in una partita in cui hai segnato quattro gol è una cosa buona. Molto buona.

Andiamo sul tecnico, andiamo sui dati. Che confermano quanto ci siamo detti sopra, la cosa impopolare: se al Napoli togliamo i tre calci piazzati, vediamo che il numero di tiri vero la porta è praticamente identico: 8 a 7 per il Napoli, per un totale di occasioni create che sorride addirittura ai portoghesi (5 a 4 per il Napoli, ma con 2 passaggi chiave nati da palla da fermo). Certo, il fatto di saper/poter/riuscire a sfruttare i calci piazzati fa parte del bagaglio tecnico dei calciatori, quindi del gioco; certo, il rigore di Milik sarebbe diventato gol se Julio Cesar non avesse segato di netto le gambe a Callejon. Quindi, meriti al Napoli. Grandi, grandissimi meriti al Napoli. Ma anche il riconoscimento di una buona partita da parte degli avversari che in otto minuti di assenza hanno vanificato quanto di buono fatto in un primo tempo equilibrato. Ma che comunque perdevano 1-0, contro una squadra che ieri sera gli è stata superiore. Sotto, il campetto posizionale con tutte le conclusioni verso la porta di entrambe le squadre.

sh

Il Napoli è stato superiore al Benfica perché è stato sé stesso: possesso palla (56% a 44%, 610 passaggi corti a 463), miglior percentuale di duelli aerei vinti (62% a 38%) e soprattutto la capacità di tenere i portoghesi lontani dall’area di rigore. Sotto, nel campetto posizionale, tutti i palloni giocati in partita dal Benfica (678, contro gli 829 del Napoli). Per contare quelli in area, tiri compresi, bastano le dita di una mano. Questo perché, come detto sopra, l’atteggiamento è stato quello giusto per un arco temporale di circa 55′-60′ di gioco, dall’occasione di Mitroglou al gol-beffa di Guedes. Prima e dopo, il blackout del Napoli non sfruttato dal Benfica; in mezzo, dominio tecnico ed emozionale da parte del Napoli, che ha limitato gli avversari e ha accelerato a folate, cogliendo l’attimo buono subito dopo l’intervallo, con gli ormai famosi tre gol in otto minuti. Un periodo piccolo, sfruttato al meglio da una grande squadra che stava giocando meglio. Ma che ha saputo essere cinica, come si dice per la Juventus. Solo che, perdonateci, il cinismo del Napoli è un po’ più spettacolare di quello dei bianconeri. Perché è di squadra, è frutto di cose belle dal punto di vista tecnico e tattico.

emedo

Come ad esempio i triangoli perfetti tra Ghoulam, Hamsik e Mertens, con lo slovacco impegnato più in un lavoro di distribuzione (16 passaggi a Jorginho, 13 a Mertens) che di creazione offensiva (0 key passes per lui, una rarità): il trio della fascia sinistra ha permesso al Napoli di sviluppare gran parte delle manovre offensive (il 44%) da quel lato, con 15 cross tra Ghoulam (10), Mertens (3) e Hamsik (2). Come il perfetto lavoro combinato difesa-ripartenza del triangolo centrale Maksimovic-Koulibaly-Jorginho, precisissimi in interdizione (10 eventi difensivi e il 60% dei tackle riusciti) ma determinanti anche nel far ripartire l’azione: 92 appoggi sulle varie direttrici di passaggio, con Jorginho nuovamente leader generale in questa particolare classifica (non siamo in Italia, niente marcatura a uomo) con 116 tocchi. Come il perfetto sistema difensivo di contenimento e sostituzione, che vediamo illustrato nel primo frame in basso. Nel secondo, invece, vediamo l’identità più vera della squadra di Sarri, che troviamo nel posizionamento delle linee e nel dispositivo di pressing. Tutte cose dal grande valore estetico perché tattico, e viceversa.

frame-1

Situazione di palla scoperta, linea difensiva che scappa all’indietro e centrocampo mancante di un uomo in copertura (Hamsik) precedentemente salito in pressing. La sostituzione è immediata, con Callejon che scala al posto di Allan e porta Jorginho a coprire la zona dello slovacco. Mertens, che di mestiere farebbe l’esterno offensivo, corre dietro per dar manforte ai compagni.

frame2

Il classico 4-5-1 del Napoli in fase di non possesso, con lo schiacciamento da un lato per seguire il movimento del pallone. La difesa è altissima, poco dietro il centrocampo, e permette alla linea mediana di rimanere sfalsata per cercare di pressare il portatore di palla. Considerando la misura del cerchio di centrocampo (raggio di 9,15 m), possiamo dire che tutta la suqadra, Milik escluso, viva in uno spazio non superiore ai 16-17 metri. Il fatto che, in basso nell’immagine, ci sia anche Sarri è abbastanza simbolico.

Oltre a queste impostazioni, ci sono anche gli avversari. Che, al di là del momento di buio difensivo, hanno espresso anche buone individualità: Semedo, ad esempio, sulla fascia destra. Un satanasso capace di mangiarsi letteralmente l’intera corsia (sotto, la sua heatmap) ma anche di mettere insieme 15 (!) eventi difensivi, equamente divisi tra palle intercettate, spazzate e passaggi o tiri bloccati. Una partita totale per il 22enne di Lisbona, cresciuto nel Sintrense e vero e proprio uomo di riferimento per Rui Vitoria. Il tecnico lusitano, dal suo lato, ha costruito il 46% delle sue manovre offensive.

emedo

Il Benfica ha messo in mostra un’ottima propensione al palleggio, ma anche una buona capacità di creare manovre importanti: nei nostri report statistici sul campionato, abbiamo spesso sottolineato la bravura del Napoli nel costruire occasioni open play, vale a dire opportunità offensive che nascono da azioni manovrate. Ebbene, ieri sera il Benfica è stato migliore della squadra di Sarri da questo punto di vista: 7 open play attempts (gergo dei big data) per i lusitani, 4 per il Napoli. Da parte loro, gli azzurri registrano l’ennesima prestazione positiva di Ghoulam in questo inizio di stagione: a parte i triangoli di cui vi abbiamo già parlato sopra, da sottolineare il suo contributo continuo in fase offensiva (3 key passes e 10 cross effettuati) e l’ottimo lavoro in fase di cucitura del gioco, con la seconda miglior percentuale di pass accuracy tra i calciatori in campo che hanno giocato più di 80′. Il primo in questa speciale graduatoria merita una menzione speciale, extra: Nikola Maksimovic. Che entra a freddo, in tutti i sensi (esordio assoluto in partite ufficiali, all’improvviso e quindi senza riscaldamento), e disegna una prestazione diligente, ordinata, precisa. Abbiamo già parlato prima dei suoi dati, ma mettendoli insieme a quelli degli altri suoi compari in zona centrale, ma adesso scorporiamo i suoi: 2 contrasti aerei vinti su 2, un duello one-to-one portato a casa e il 50% dei tackle riusciti. Se questo è l’inizio, non si poteva sperare di meglio.

Chiudiamo con qualche considerazione finale: come detto sopra, più volte, abbiamo assistito a un match equilibrato tra due squadre che provavano ad adottare principi di gioco simili. Ha vinto il Napoli perché l’ha fatto meglio, per una porzione di minuti più ampia. La cosa che deve far sorridere riguarda il valore dell’avversario, altissimo. Il Napoli non ha cambiato modo di essere e di stare in campo, imponendo il suo gioco. Disattenzioni per disattenzioni, è finita esattamente 4-2. Se il Napoli non avesse avuto le sue, sarebbe finita 4-0. E Napoli-Benfica 4-0 è roba grossa, soprattutto quando il tuo dominio si estende per 70′-75′ e non per un’ora. È roba da Champions, ma di alto livello. Non certo da girone, ma non vogliamo fare pronostici.

Nota a margine, ultima buona notizia: ora c’è uno che sa tirare i calci di rigore. Si chiama Arek Milik.

ilnapolista © riproduzione riservata