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Il Napoli diventi il simbolo del Sud come il Barcellona lo è della Catalogna

Il Napoli e Napoli allarghino i propri orizzonti. Crescono i tifosi azzurri nel Meridione oggi “terra di conquista” di Juve, Inter e Milan.

Il Napoli diventi il simbolo del Sud come il Barcellona lo è della Catalogna

Con il ritorno della Champions League, anche per il tifoso napoletano torna più forte che mai l’occasione per dare uno sguardo a come viene vissuto il gioco più bello del mondo nelle altre grandi capitali europee: in particolare a cosa rappresenti il calcio oltre confine.

Ad esempio, chiunque si sia trovato a fare, per piacere o lavoro, anche solo un breve soggiorno nella capitale catalana avrà notato una cosa: Barcellona città è il Barcellona calcio, e viceversa. La compenetrazione che esiste tra città e squadra è qualcosa di impressionante: sulle ramblas, nei locali e dovunque sono visibili le foto di Messi ed i colori dei blaugrana. Ma non è solo una questione folkloristica.

All’epoca del mio soggiorno mi colpì particolarmente come i due alberghi in cui soggiornammo con i miei compagni di bagordi ci offrissero in continuazione biglietti per la partita del Barcellona, o in alternativa una visita guidata al Nou Camp. A riprova di questa totale partecipazione della vita cittadina alle vicende calcistiche catalane, basti dire che secondo gli analisti spagnoli il 2% del Pil della città di Barcellona è collegato, direttamente o indirettamente, alla squadra di Luis Enrique.

Sport. Economia. Ma anche politica: basti pensare che il partito per la autonomia catalana ha fortissime radici nell’organigramma societario del Barcellona, squadra che spesso indossa come divisa ufficiale una “camiseta” che richiama in maniera lampante i colori della bandiera catalana. Ed anche in occasione del referendum per la indipendenza della Catalogna il ruolo giocato dalla società calcistica Barcellona fu cruciale: si pensi solo ai banchetti per la raccolta firme posizionati davanti al Nou Camp con gli addetti bardati con la divisa ufficiale di Neymar e compagni.

Provate allora a dirlo ai catalani che si può non tifare per la squadra della propria città. Provate a spiegare loro che si può non supportare quel Barcellona che letteralmente rappresenta i colori della propria terra. Provate a far capire loro che nel Sud Italia invece va di moda il tifo per il potere del Nord, per quel potere che schiaccia ogni possibilità di successo meridionale.

In Catalogna il teorema identità territoriale = calcio = politica non è in discussione: forse allora è giunto il momento anche qui al Sud per affermare che la banalità della frase “È SOLO PALLONE” non è più una giustificazione credibile da parte dei tanti, troppi meridionali e napoletani che si ostinano a sostenere le solite tre grandi (???) squadre del Nord Italia.

“È solo pallone” è una frase che non ha più senso: a maggior ragione in un’epoca in cui è rimasto “solo il pallone”, visto che l’ideologia politica non appassiona più ( quasi) nessuno e la religione ( per fortuna) nel nostro mondo laico non entra nel quotidiano.

Il calcio invece sì. Il calcio muove passioni, umori, sentimenti: e danari di conseguenza. A Barcellona è così. A Liverpool è così. A Glasgow è così. E gli esempi sono centinaia. Le persone vivono di simboli, ed è chiaramente di nuovo in voga una forte istanza di localismo, di partecipazione, di identità.

Ed allora ecco che l’atavica discussione sulla necessità per il Napoli calcio di alzare il fatturato per poter competere con le grandi potenze europee forse dovrebbe partire da presupposti diversi; e non muovere le fila sempre e solo da questioni economiche. Approccio probabilmente limitante: quello che porterebbe il Napoli a compiere il definitivo scatto in avanti potrebbe e dovrebbe essere un salto di qualità a livello identitario. Cosi come il Barcellona è la squadra simbolo della Catalogna, allo stesso modo il Napoli deve puntare a diventare la squadra simbolo del Sud Italia.

Voi mi direte che lo è già. Certo, siamo la squadra più forte e rappresentativa del Meridione: ma non la più seguita al Sud.

Se la società di De Laurentiis può migliorare in qualcosa è nello status di realtà predominante (in questo caso calcistica) in grado di accogliere e entusiasmare, se non tutti, la maggior parte dei “suddisti” (lo scriviamo apposta con la doppia citando il grande Totò) appassionati del pallone: esattamente come il Barcellona attrae i catalani, con tutti gli strumenti possibili. E ovviamente ciò non esula da alcune delle critiche ragionevoli mosse al nostro presidente. In tal senso diventa una semplice operazione matematica, un due più due che fa solo e sempre quattro: stadio e conseguenti investimenti (immagine, figure societarie, “scugnizzeria”) = SSC Napoli autorevole, credibile, seducente. Esattamente come funziona per le aziende.

Il Napoli calcio dovrebbe diventare anche simbolicamente lo specchio della meridionalità vincente, magari con un uomo immagine alla Zanetti. Con l’obiettivo di allargare il proprio bacino di tifosi proprio in quel Sud ancora troppo pieno di supporter delle solite note. Sui forum calcistici nazionali si può tranquillamente notare come in Sicilia, in Puglia, in Calabria stanno pian piano aumentando i tifosi del Napoli, di questo Napoli che gioca bene e si tiene lontano da ogni tipo di scandalo. È un piccolo segnale che non andrebbe sottovalutato, e che il Napoli dovrebbe alimentare magari con qualche iniziativa che punti a fidelizzare ed allargare questo sentimento di orgoglio meridionalistico, oggi più vivo che mai. La Juventus che si vanta di avere 13 milioni di tifosi in Italia li pesca a piene mani nel Mezzogiorno: sarebbe ore che, come accade ogni giorno tra aziende che si contendono il mercato, il Napoli provasse a “ scippare” clienti alle rivali.

Ma non è solo il Napoli calcio che deve allargare i propri orizzonti. È anche la città Napoli intesa come istituzione politica-economica a dover immaginare un approccio diverso con il pallone. La squadra di De Laurentiis, al netto delle critiche “peracottare dei cacciasordisti”, è una delle poche eccellenze attualmente presenti in città. Una città che avrebbe l’obbligo di creare una sinergia programmatica e strategica con la propria squadra di calcio, affinché quest’ultima possa fare da volano anche al turismo calcistico e, quindi, con un ritorno economico importante per tutto il tessuto cittadino.

Il Sud è un’idea, un modo di essere, una sensazione. Ma può diventare anche un brand. Ed il Napoli calcio può essere il traino ed allo stesso tempo il primo beneficiario di questo brand.

Ci rifletta Adl. Forse la Cina in realtà è a pochi chilometri da casa.

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