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Il Napoli di Sarri è una grande squadra, non potrà nascondersi a lungo

Sarri lo ha migliorato. Nella testa e sul campo. Prima o poi dovremo abbandonare l’atteggiamento da outsider. E trasformarci, come Hulk.

Il Napoli di Sarri è una grande squadra, non potrà nascondersi a lungo
Sarri e Callejon in Napoli-Benfica (foto Cuomo - sito del Napoli)

L’elenco dei primati positivi è lungo. Il Napoli è a punteggio pieno in Champions League dopo due giornate, e non era mai successo. Ha sei punti e ben quattro di vantaggio sulla seconda: il Besiktas. Ha giocato in stagione otto partite e ne ha vinte sei. È imbattuto. Ha segnato venti gol, per una media di 2,5 a partita. Venti gol segnati da cinque calciatori: Milik 7, Callejon 5, Mertens 4, Hamsik 3, Gabbiadini 1. Lo scorso anno dopo sei partite di campionato e due di Europa League (certamente più semplice) i gol furono 19. un gol in più.

È un Napoli che ha decisamente superato il cosiddetto shock Gonzalo Higuain. Si è detto e scritto di tutto quest’estate. Di quanto il Napoli avrebbe pagato la partenza dell’uomo dei record, del centravanti da 36 gol che ha preferito emigrare alla Juventus. Una crisi che il Napoli non ha mostrato. E se ne ha sofferto, ha saputo mascherare molto bene. Solo in una partita il Napoli non ha segnato: a Genova contro il Genoa, con due rigori negati.

Oggi il Napoli è unanimemente considerato una delle squadre più belle d’Europa, non diciamo la più bella ma siamo certamente tra le prime cinque. Una squadra che gioca a memoria e che ha saputo rinnovarsi. Il merito è indubbiamente di Maurizio Sarri un allenatore che ama il campo come nessun altro. Ci hanno scherzato sulla sua frase: “mi arrapo pure prima di un’amichevole” ma è la foto di una passione. Sarri ama allenare. Del resto, faceva un altro lavoro. Lo ha fortemente voluto il calcio. La sua è né più né meno che una favola, è anche la conferma che volere è potere, che con la passione e l’abnegazione nulla è precluso. Allenando, perdendo, migliorandosi, Sarri ha scalato tutti i campionati ed è arrivato alla Champions League. Si è seduto e ha vinto due partite su due.

«Abbiamo dimostrato che ci possiamo stare in questa competizione», ha detto. Come se fosse una frase rivolta sé stesso. Ha vinto a Kiev e ha battuto il Benfica. Lui che lo scorso anno alla prima sfida vera in Europa (contro il Villarreal) era stato eliminato col suo Napoli. E qui c’è un passaggio fondamentale: il lavoro di Sarri su di sé. Una persona che è passato dalla Sansovino al punteggio pieno in Champions non può non lavorare su di sé e avere una chiara percezione dei propri errori. Avendo ovviamente una enorme fiducia in sé e nelle proprie capacità. Questo Napoli è la vittoria di Sarri. E probabilmente è il Napoli che Sarri sente più suo. Forse non lo dirà mai. Di certo, i 36 gol di Higuain hanno influenzato molto il giudizio sulla squadra dello scorso anno. “E ora senza Higuain voglio vederlo…”. E lo hanno visto.

Il Napoli è una squadra completa. Così come voleva lui. Accontentato sul mercato da Giuntoli e da De Laurentiis. Questo Napoli non ha lacune in organico. Lo ha dimostrato ieri sera con Maksimovic.

Mario Sconcerti stamattina sul Corriere ha espresso un concetto elementare eppure condivisibile: il Napoli dovrà imparare a vincere le partite anche quando gioca male. È vero. Più che altro, deve vincere le partite con la testa. E il Napoli di quest’anno lo sta facendo. Forse è nella testa che il Napoli mostra i segnali più evidenti di crescita. Con le rimonte di Pescara e Kiev, con le reazioni contro Milan e Bologna. Con la reazione di Reina alla papera col Bologna.Con gli otto minuti iniziali del secondo tempo contro il Benfica. Perché è vero che è stata una partita equilibrata decisa da quegli otto minuti, ma è altrettanto vero che è da grande squadra approfittare del momento no dell’avversario e colpire.

Grande squadra. Il Napoli sembra davvero una grande squadra. E probabilmente lo è. Maurizio Sarri tiene i toni bassi, cerca di placare i facili entusiasmi, ma è indubbio che non siamo una matricola, siamo una squadra forte. A volte, almeno dall’esterno, sembra che non ci sia questa percezione. Probabilmente è una sensazione sbagliata, ce lo auguriamo. È il motivo per cui abbiamo tanto criticato il post Genoa-Napoli. Il Napoli fa paura, è temuto. Fin qui gli unici momenti di tensioni ce li siamo confezionati in casa. Dobbiamo essere consapevoli di noi stessi, della nostra forza. Non si segnano quattro gol al Benfica per caso. Non siamo più outsider. Questi panni cominciano a starci stretti. Non perché ci illudiamo, maproprio perché non ci stiamo dentro, come la camicia che si strappa quando Bruce Banner si trasforma in Hulk. “Siamo forti”, come ripeteva De Napoli in una festa in uno spogliatoio tanti anni fa. Questo è forse uno degli ultimi tasselli mancanti. A Napoli abbiamo costruito negli anni una squadra che in tanti ci invidiano. È vicino il momento di non aver più paura del nostro valore.

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