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Otto anni dopo, Napoli-Benfica. Loro un “modello Udinese”, noi da Contini a Koulibaly

Il Benfica è al top del calcio europeo, venne al San Paolo con Di Maria, Suazo, Luisao. Più Aimar, assente per infortunio. Oggi, il Napoli è favorito.

Otto anni dopo, Napoli-Benfica. Loro un “modello Udinese”, noi da Contini a Koulibaly
Suazo, Di Maria e Luisao festeggiano il gol al San Paolo nel 2008

Otto anni e dieci giorni. Napoli e Benfica si riaffrontano al San Paolo in un remake della prima vera sfida europea del ciclo-De Laurentiis, che nell’estate del 2008 decide di cedere al fascino retrò dell’Intertoto e cerca, trovandolo, il ritorno in Europa dopo una sola stagione in Serie A. È un bel tema, quello di questi otto anni: in mezzo, tantissime cose successe e altrettante non successe. Per noi e per loro, per napoletani e portoghesi. Forse, più per loro: basti pensare alle due finali di Europa League perse nel 2013 e nel 2014, all’altra semifinale (sempre Europa League) persa nel 2011. La nostra storia la conosciamo, inutile andare a riprenderla.

Un indicatore della forza di una squadra, però e ovviamente, viene dall’organico. Da qualità e narrazione dei calciatori in campo. E pensare che in otto anni il Napoli sia passato dal ruolo di outsider a favorita nei confronti di una delle grandi del calcio europeo (due quarti di finale di Champions nelle ultime cinque stagioni, al di là delle due finali di EL), dice tanto sui progressi fatti dal Napoli. Forse tutto. Il fatto che il Napoli sia globalmente favorito nei confronti degli Encarnados di Lisbona non lo diciamo noi. Lo dice un giornalista-tifoso del Benfica, il cui articolo (tradotto dall’inglese e riportato dal Napolista) è consultabile qui.

Detto questo, analizziamo questo cambiamento. Prima, però, andiamo anche a capire la politica di reclutamento del club, che rappresenta ovviamente una primissima, fondamentale, chiave di lettura. Gran parte dei calciatori acquistati o fatti crescere dal Benfica è destinato alla cessione. Per intenderci, un modello Udinese ad altissimi livelli, che vuol dire fare di necessità virtù. Quindi l’Angel Di Maria che leggerete come calciatore del Benfica di allora è ovviamente molto diverso dall’Angel Di Maria di oggi. Come lui, tantissimi grandi calciatori sono “nati” nel club portoghese: basti pensare che, nelle ultime tre stagioni, dal Da Luz sono partiti calciatori come Matic, Gaitan, Renato Sanches, Bernardo Silva, Oblak, Rodrigo, Andrè Gomes.

Il Benfica di otto anni fa contava su calciatori davvero di livello: Luisao al centro della difesa (l’unico sopravvissuto), Reyes, Maxi Pereira, Di Maria, Carlos Martins, Suazo. L’honduregno rappresentò, che ci crediate o meno, un grandissimo colpo di mercato per i portoghesi: proveniente dall’Inter, preso in prestito secco, non riuscì a rendere in Portogallo a causa di una serie di acciacchi fisici che ne limitarono la partecipazione. Al San Paolo fu proprio lui ad aprire le marcature. Assente nel match di Napoli, ma anche in quello di ritorno, l’altro grande colpo di mercato degli Encarnados: Pablo Aimar, El Payaso. Acquistato dal Saragozza dopo la grande esperienza di Valencia, arrivò al Benfica come leader tecnico assoluto. Pur a corrente alternata, avrebbe mantenuto questo ruolo per cinque stagioni.

Il Benfica di oggi è un’altra squadra, con calciatori molto meno importanti, almeno secondo la narrazione attuale: Jonas, l’uomo più determinante (e probabilmente anche più forte) sarà assente per infortunio, così come l’altro fenomeno futuribile (Rafa Silva). Il calciatore più costoso (dati Transfermarkt) è Edoardo Salvio, con Pizzi e Lindelof in terza e quarta posizione (Rafa è secondo). Insomma, è un Benfica uguale ma diverso: otto anni fa, si presentava al San Paolo come una grande del calcio europeo dall’organico misto, giovani dal grande futuro e calciatori in cerca di rilancio; oggi, Rui Vitoria ha un grande potenziale futuro ma manca di calciatori d’esperienza o comunque di appeal internazionale riconosciuto. A parte il sempiterno Luisao e Julio Cesar. Sì, proprio lui: il portiere dell’Inter del Triplete. Il blasone europeo è rimasto intatto, la forza della squadra è indubbia. Allo stesso modo, però, anche un club con due Coppe dei Campioni in bacheca ha dovuto piegarsi alla legge prevaricatrice del mercato, con i top club ad acquistare e gli altri a cercare di sostituire i calciatori ceduti nel miglior modo possibile. Una sola cifra, per tutti: Renato Sanches è stato acquistato, pochi mesi fa, dal Bayern Monaco. Prezzo dell’operazione: 40 milioni più altrettanti di bonus.

Di contro, c’è il Napoli. Di cui vi proponiamo una cosa secca, veloce, pratica. Confronto tra la formazione titolare di otto anni fa e il probabile undici di partenza di domani sera: Navarro (Gianello al ritorno), Santacroce, Cannavaro, Contini, Maggio, Blasi, Gargano, Hamsik, Vitale, Denis, Lavezzi; Reina, Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam, Allan, Jorginho, Hamsik, Callejon, Milik, Mertens. Crediamo sia superfluo aggiungere altro.

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