Napoli-Bologna 3-1 tra Insigne, Gabbiadini spento, PapeReina. Fino all’ingresso in campo di Arkadiusz Milik.
Il mio Napoli – Bologna 3-1
– Mancavo dal San Paolo da 4 mesi. Dalla famosa partita di pioggia col Frosinone. Quella del record, insomma. Sì, quando stabilimmo il primato di punti in campionato (82).
– Dopo circa 10 anni abbiamo cambiato i posti in Nisida. L’età avanza, la vista si abbassa e così siamo passati dai piani alti a sediolini più vicini al campo.
– Oltre che per le scelte di mister Sarri, ero molto curioso di conoscere i nuovi vicini.
Nuovi posti, nuovi vicini.
La ragazza accanto a me, muta e sola, si è fatta sentire solo quando ha scartocciato dallo zainetto il suo panino inzuppato d’olio emanante quell’inconfondibile aroma acre di peperone (forse unico alimento che detesto). E la signorina di fronte, col marito e logorrea, invece si è fatta sentire anche quando non le si chiedeva nulla: sì, sì, siamo abbonati da tanti anni. Veniamo allo stadio sempre sempre. E guardate qui il mio giubbotto. L’avete visto lo stemma, eh? È la N del Napoli. E guardate i calzini di Sergio. Sergio alza i pantaloni e mostrali ai signori. Li vedete, eh? Sono i calzini di Tamarro. Si chiamava così quel portiere? Ah, no scusate, Navarro, certo Navarro, come ho fatto a sbagliarmi? Comunque, portano fortuna. Noi siamo fedelissimi e amiamo il Napoli. E il San Paolo è la nostra seconda casa.
È bastato un attimo per farmi venire il magone nostalgico della solitaria piccionaia.
– Sarri ha allargato gli orizzonti e stavolta ha scelto Strinic, Zielinski, Insigne e Gabbiaridi.
Donadoni invece ha dovuto fare a meno di Destro infortunato e di Rolando Bianchi che è al Perugia.
– Dal vivo ho potuto constatare quanto la squadra sia migliorata. Un particolare ha catturato la mia attenzione: negli usuali palleggi volanti di riscaldamento tra i panchinari, credo sia la prima volta che il pallone tocca terra solo un paio di volte (Maggio era impegnato nello stretching).
– Prima dell’inizio, la signorina, moglie di Sergio: speriamo che stavolta giochi Cannavaro. Lo stimo tanto.
Mentre la vicina di posto, sempre muta e sempre più intenta ad ungersi le mani e le labbra di peperoni, mi ha fatto lo stesso effetto dell’ultima divisa dell’Inter.
– Il Napoli è partito bene cercando subito di controllare il pallone e di imprimere il ritmo. Ma sono stati i felsinei a tirare per primi e a rendersi pericolosi: girata in area del rimpianto Dzemaili e bel volo di Reina.
– Insigne è stato il più attivo. Galvanizzato forse da una bandiera gigante nei distinti che lo ritraeva nella sua vecchia e mora versione. Ha provato in tutti i modi, peccando a volte di egoismo, e da tutte le angolazioni a centrare il primo gol stagionale. Vanamente.
– È invece risultato decisivo quando ha reimpostato le coordinate palermitane e ha telecomandato la palla dall’altra parte dell’area proprio sulla testa dell’accorrente Calle per il meritato vantaggio. 1-0 e classico schema già visto.
– Classica anche la punizione dalla tre quarti di Jorginho quando fa alzare i centrali difensivi in area e con dolcezza e misura la indirizza direttamente tra le mani del portiere avversario. Anche questa volta lo schema gli è riuscito alla perfezione.
– Calle è stato l’autentico mattatore del primo tempo. Agevolato anche dall’opposizione imbarazzante di Torosidis, ha realizzato la rete (quinta in 4 gare di campionato), ha partecipato costantemente alla manovra e spesso si è fatto trovare pronto e scaltro nei ripiegamenti difensivi.
– Classico anche il non gioco di Gabbiaridi che sovente si è fatto trovare al posto sbagliato nel momento sbagliato. Quasi ignorato, spalle alla porta e spalle sempre coperte dal difensore di turno lo rendono un giocatore che non è. Calle e Insigne hanno trovato più agevole scambiarsi la palla con lunghi cambi di 20 metri che fraseggiare nello stretto col nostro felicione. Da rivedere. Da rivedere, ma non così.
– Gli azzurri avrebbero potuto e dovuto chiudere la gara contro questo Bologna rinunciatario e poco aggressivo. La fase del recupero della palla è stata costante. È mancato invece quel pizzico di concretezza nel passaggio o nel tiro conclusivo.
Una squadra composta da 20 piedi mancini di Gargano più Torosidis non può finire in svantaggio solo 0-1 all’intervallo.
– Al 44′, cioè, dopo metà partita, la solita signorina: ah Sergio, ma quello è Striniz. E Ghoulam non gioca?
La vicina di posto invece si è distinta per uno sbadiglio alla Giardiniera Saclà prima di proseguire con il suo personale sciopero della parola.
– “Vabbuò, se continuiamo così, e schiattamm ‘a capa”. Commento stavolta è provenuto da dietro.
– “Se continuiamo così…”, se. Il Bologna nella ripresa ha dismesso la divisa nero verde del Sassuolo torinese e finalmente è sceso in campo.
Il Napoli invece è tornato a giocare come se in panchina ci fosse De Boer.
– All’improvviso le energie di ciascun giocatore sono calate di un paio di tacche e il gol da Piazza Carlo III di Verdi ha fatto presagire il peggio.
– Il gol è però un’invenzione di PapeReina.
– Il Napoli ha accusato il colpo e in un paio di circostanze caotiche in area ho rivisto il fantasma di Brivitos coadiuvato da Fernandez.
– Le fatiche ucraine sono apparse: Jorginho è praticamente sparito dai radar, Striniz non ha più superato la metà campo, anche Hjsay è sembrato stanco, Insigne e Calle non hanno più avuto assistenza, Gabbiaridi si è fatto anticipare anche dalla sua gaia ombra e dietro si è ballato.
– Poi è entrato Milik.
– Io credo sempre che esistano delle partite che suggellino. Sono quelle in cui simbolicamente un calciatore, dopo aver lasciato intravedere qualche sprazzo di se stesso, si piazza su un piedistallo, si presenta e si mostra nudo al suo pubblico per come è. Non chiede o pretende l’applauso, ma è l’applauso che verso di lui trasborda spontaneo privo finalmente di domande, dubbi e pregiudizi che fino a quel momento avevano ingolfato la fantasia. Milik ieri ha superato la fantasia e ci ha mostrato una realtà, per me scioccante, che gli ha donato un brillante senso di immortalità.
– In mezz’ora ha stravolto la partita, la squadra, le menti e gli occhi di chi lo ha ammirato.
– Due gol opposti: tempismo, profondità, senso della posizione, fiuto e finezza nel primo. Potenza, precisione, volontà e potere nel secondo.
– La signorina: Sergio, ma questo chi è? C’era pure l’anno scorso? I tifosi stanno urlando Milik o Milì?
Persino la mia muta, peperonosa e composta vicina di posto ha urlato “gooool, ma chist addò è asciuto?”.
– Eppure Milik segna solo di testa; eppure segna solo quando è nell’area piccola; eppure non è una prima punta; eppure il campionato Edenlandia olandese non è la serie A; eppure coi piedi non è arte; eppure non è tecnico; eppure è troppo magro; eppure gira, gira, ma non accocchia; eppure è solo fortuna. Eppure.
– 6 gol (3 doppiette) in meno di 5 partite.
– Altre giocate di classe e in velocità, un ottimo assist per Zielinski che ha prodotto un rosso per Kraft, che detto così sembra una ricetta a base di ketchup e mayonese, e in un attimo, Milik è diventato il nuovo eroe del San Paolo.
– Se non ci fosse stato questo exploit, ora scriveremmo canzoni per l’altro polacco. Quello che corre, lotta, spacca, contrasta, cade, si rialza, ruba, lancia, passa di prima, di seconda e tira. In poche parole, Zielinski.
– Putroppo per Piotr, Milik è entrato a bomba in partita, l’ha risolta ed ha rubato la scena.
– Persino il tiro di Insigne da due metri finito a Gianturco non ha avuto conseguenze, né ombre della ribalta.
– Siamo già Milik dipendenti o aspettiamo la prossima doppietta?
– Io sto già pensando di prendermi un gatto o un levriero solo per chiamarlo Arkadius.
– 2 squilli di Milik, Kessie rispondi?
– Buona la mia prima al San Paolo, l’età avanza, la vista si abbassa, ma ieri abbiamo ammirato un nuovo marziano.
A proposito, nuovi posti, nuovi vicini, nuovi marziani.
La peperonata è scomparsa, in silenzio, mentre la signorina ha chiuso: Sergio, hai visto? Noi portiamo sempre bene. E voi l’avete vista la N sul mio giubbotto? Mostra a tutti i calzini di Tamarro. Se fosse per me, non tornerei nemmeno a casa. Mi piazzerei col sacco a pelo e aspetterei la prossima partita. Noi siamo fedelissimi e non abbandoneremo mai la nostra maglia. Siamo abbonati da tanti anni.
Come dite? La Champions? Contro chi? Il Benfica?
E no, non ci saremo. Sergio il mercoledì ha il calcetto e io ho già prenotato per il San Carlo.
– Uscendo dallo stadio due pensieri sporadici mi hanno assalito: ma quando il Napoli gioca in Champions esistono davvero le partite di calcetto?
Ma Milik che giocatore è? Ma addò è asciuto?
Forza Napoli Sempre
La 10 non si tocca
Gianluigi Trapani ilnapolista © riproduzione riservata