Sarri, di Figline Valdarno come Marsilio Ficino, ha spiegato a Zielinski l’inopportunità di certi preludi chopiniani.
Tra le svariate amenità della realtà napoletana, ci mancava anche la polemica sul theorikon. L’argomento è popolare e di stretta attualità; la cittadinanza, fremente, attende l’intervento chiarificatore del Sindaco Magistriello.
Andiamo avanti e discutiamo di pedata. Un luogo della Toscana. Figline Valdarno. Qui, nel 1433, nasceva Marsilio Ficino, l’illustre umanista e alchimista. Più in là, in età contemporanea, nel medesimo Comune, si formava Maurizio Sarri. Una mera casualità? Forse qualcuno dei leggitori potrà riconoscere nelle trame di gioco degli Azzurri lo stesso spirito fantastico, il phantastikón néuma, ovvero etichettare, sbrigativamente, l’Antico come un solenne teurgo di ficiniana memoria. Boh!
A sommesso parere dello scrivente, non vi sono molti punti di contatto tra il divulgatore del Pimander e il Nostro. L’Antico è, piuttosto, uomo da bottega del Verrocchio: artigiano e ingegnere. Lascio, pertanto, ai cultori della materia il compito di risolvere l’arcano.
Intanto, attingo dal mito, per far piena luce sugli aspetti pratici del campo. Ebbene, con il fare del vecchio cavaliere Nestore, il mister, saggiamente, rammenta allo Zielinski l’inopportunità di certi preludi chopiniani. E che dire del sostegno incondizionato allo sdilinquito Telemaco Gabbiadini, perennemente, alla ricerca del gol perduto? “Cerco se posso sapere la grande fama paterna dell’accorto Odisseo illustre che un giorno, mi dicono, lottando insieme a te atterrò la città dei Troiani”. Consiglio, vivamente, al “bomber” un bagno tonificante tra le braccia della bella Policasta. Vedrai, Telemaco, la gioia ritornerà.
Ed infine, da vero grande stratega, l’Antico prevede l’ingresso di Filottète Milikkone onde scoccar la freccia contro la Dotta boriosa. Un capolavoro della pedata. Chapeau!
A tal proposito, non dimentico, tuttavia, gli alti lai delle Didone Abbandonate. Possano trovare conforto, per sempre, nei versi melodrammatici del Metastasio: ”Come! già m’abbandoni? E’ forza, o cara, separarsi una volta. E parti? E parto e non tornar più mai” (dialogo tra Aristea e Megacle).
Concludo, non senza dispendio, il mio piccolo Elogio dell’Antico Toscano, consegnandomi senza indugio al dio Momo. Me la caverò?