La Juventus pareggia col Siviglia e va in scena il processo all’allenatore che ora subisce l’effetto boomerang di un’estate particolare.
Lo confessiamo, ci ha fatto tenerezza. Lui, quella mano sbattuta sul tavolo della sala stampa, quel tono della voce forzatamente stridulo che cozzava con la leggendaria quanto falsa “immagine Juve” (a proposito, non ci siamo dimenticati di parlare di Evelina Christillin, non abbiamo avuto tempo). La mano su quel tavolo una, due, tre, quattro volte. Ogni manata per citare una squadra attrezzata più della Juve a vincere la Champions League. Bayern Monaco, e uno, Barcellona, e due, Real Madrid, e tre, Manchester City e quattro.
La Juventus aveva appena pareggiato zero a zero in casa contro il Siviglia di Sampaoli nella partita d’esordio di una manifestazione che i media italiani stanno da giorni descrivendo come una preda praticamente già nelle fauci della pur anziana signora. I media italiani hanno scambiato la vittoria contro un allegro Sassuolo – in versione Gradisca – per una storica vittoria della Juventus in Coppa dei Campioni, quella contro l’Aston Villa di Shaw e Cowans. Tre a uno – sabato come allora -, col primo gol al Sassuolo dopo quattro minuti in contropiede (CONTROPIEDE!), il secondo dopo dieci e un rigore negato alla non belligerante formazione di Di Francesco a un quarto d’ora dalla fine. Oggi Mario Sconcerti sul Corriere della sera scrive: «C’è un’organizzazione nel Siviglia che in Italia è difficile trovare con questa qualità”, e ancora: «Nel complesso a me la Juve è piaciuta. È un errore pensare sia una equipe fantascientifica, ma è una grossa squadra». Sconcerti ormai è una mosca bianca.
Povero Allegri, dicevamo. Trascinato in un gorgo mediatico che ha spazzato via la cessione di Pogba e presentato quella della Juventus come una campagna acquisti faraonica. E che cosa ti fa lo sventurato Allegri? Fa accomodare il talentuoso Pjanic in panchina perché, anche se in versione scampagnata, il Sassuolo sabato avrebbe potuto farne almeno tre. Ergo, non si sente sicuro a centrocampo. E sia pur dopo una campagna acquisti come non se n’erano viste dal 1912, gioca la prima di Champions con Asamoah e Lemina. Insomma, come capitò al Napoli che schierò Gargano contro l’Athletic Bilbao. Qui a Napoli successe l’inferno. E in effetti tra i tifosi juventini sta capitando la stessa cosa. Non si sa perché, però, i lamenti dei tifosi del Napoli finiscono in prima pagina sui giornali e dritti dritti in tv, quelli della Juve restano sui social. Ma sono a vostra disposizione. È un elenco di improperi contro il povero Allegri (c’è anche chi vorrebbe Sarri sulla panchina bianconera) reo di aver lasciato in panchina il talento juventino e di aver messo in campo la classe operaia. Basta farsi un giro. Anche i tifosi, del resto, sono vittime della grancassa mediatica. Sono convinti di avere il Brasile del 1970 e che con un allenatore diverso avrebbero già vinto il triplete.
E così la Juventus per tutto il primo tempo – dati Opta – non ha mai messo né Higuain né Dybala in condizione di toccare un pallone che fosse uno in area di rigore avversaria. Due volte c’è arrivata, con Khedira, due volte il tedesco ha sbagliato. Poi, nel secondo tempo, la pressione è sì aumentata, il colpo di testa di Higuain si è fermato sulla traversa e il portiere avversario ha compiuto una bella parata su Alex Sandro. Mentre a Madrid il Real vinceva all’ultimo minuto grazie a un gol di tal Alvaro Morata (con annessa dichiarazione ambigua su Higuain).
Povero Allegri. Ieri sera è successo l’impensabile. È accaduto persino che nel salottino Sky – quello allegro, con Bonan, senza i cosiddetti pezzi grossi – mostrassero più volte la conferenza di Allegri, facessero una domanda giornalistica all’allenatore juventino, azzardassero qualche critica al pareggio. È stata una serata rivoluzionaria, con apparizioni dei napoletani Cannavacciuolo e Genny Savastano alias Salvatore Esposito. Nel salottino Mediaset, pur con qualche pericolosa caressizzazione (Pardo che a fine partita ha commentato così “La Juve per la 17esima volta non perde all’esordio in Champions”), la notizia l’hanno avuta ben presente e Paolo Rossi ha avuto persino il coraggio di andare all’osso e di chiedere ad Allegri come mai avesse fatto accomodare in panchina Pjanic.
Oggi il malcapitato Max si ritrova un editoriale della Gazzetta intitolato “Bisogna avere più coraggio”, titoli del genere “La strana teoria di Allegri: «Pjanic bravo a entrare»”, “Muscoli sì, ma i piedi? È un errore abbassare il tasso tecnico in Coppa”. E il povero Allegri che vorrebbe gridare: «Ma vi ricordate che hanno venduto Pogba e che Witsel è stato qui l’ultimo giorno di mercato, aveva già fittato casa e se n’è tornato in Russia?». Non può, Allegri lo sa. La polizia è controllata. Come a Chinatown.