Porto Franco / Il gesto dimostra la forza dello spogliatoio del Napoli e la capacità di anteporre gli interessi del gruppo a quelli personali.
Quella corsa di cinquanta metri con la pettorina che fa pendant con il colore dei capelli e, subito dopo, quel salto in braccio a Mertens che aveva appena lasciato di stucco Julio Cesar collocando nel sette il pallone che ha definitivamente spento le velleità del Benfica mi è sembrata l’azione più bella della serata. Un modo – o un moto – spontaneo per dire grazie e per superare le ansie e le asprezze da rivalità. Proprio come usa nelle famiglie ben costumate e tale appare oggi il Napoli, come ha tenuto a sottolineare il maestro Sarri che da mezzo toscano e mezzo napoletano è riuscito anche in questa occasione a dire cose rendendole più digeribili con l’ironia.
C’è del buono nel calcio, allora, se uno dei duellanti – il riferimento al bel libro di Paolo Condò non è casuale – mette da parte ogni motivazione personale e corre ad abbracciare il rivale che ha firmato una rete capolavoro e sta giocando ad altissimo livello? Pensiamo di sì e ce lo ha confermato lo stesso Mertens che ha dedicato i suoi gol allo storico magazziniere azzurro Tommy Starace che festeggiava i suoi primi quaranta anni di Napoli. Il Napoli dimostra in questo modo il suo buon diritto a sedere al tavolo delle grandi del calcio europeo. Che si vuole di più dalla vita? Un’altra pettorina gialla da dare in prestito al sindaco De Magistris affinché, dopo aver finalmente incontrato l’indigesto Nastasi, corra anche dal premier e riconosca che «sì, è vero a Bagnoli non abbiamo combinato un bel niente e quindi è giusto che ci sia un Commissario nominato dal Governo e che io tratti con lui». E, giacché ci troviamo, la stessa pettorina la presterei ancora al sindaco e ne darei una, magari con gli sponsor, al presidente De Laurentiis perché corrano verso il San Paolo e decidano di renderlo più decente. Non se ne può più, la misura è colma.
Abbiamo divagato? Non direi. A volte il calcio, con la sua straordinaria forza di persuasione, supera il recinto e diventa metafora della vita. Stavolta ci è riuscito. Il gesto di Insigne sollecita tre commenti immediati: è stato insieme una esplosione di gioia per la vittoria che si materializzava ma anche la dimostrazione della capacità di anteporre gli interessi del gruppo rispetto alle rivendicazioni personali. Il terzo commento è più terra terra, ma egualmente importante: ha posto fine a un tormentone che francamente aveva stufato e serviva solo a quanti – e ce ne sono – remano contro. O perché si ritengono ingiustamente esclusi o solo per sparigliare le carte e mettere zizzania. Lo hanno fatto anche dopo la goleada con il Benfica macchiata da dieci minuti di fatal distrazione che hanno consentito ai portoghesi di cullare un sogno impossibile. Non essendoci contestazioni tecniche da muovere, su quale aspetto non tecnico potevano far riferimento i soliti noti? Al gesto di Insigne, naturalmente. La tesi è sottile e subdola: non state a credere al bel gesto, Insigne è corso ad abbracciare Mertens per proteggere la sua reputazione e per non rimanere isolato all’interno della squadra ormai tutta schierata con il folletto Dries. Si può pensare una roba del genere? È stata pensata, signori e il cronista per spiegarla (ri)prende dal cassetto la fatidica invettiva di Eraldo Monzeglio, allenatore azzurro degli anni cinquanta: a Napoli non avrete mai niente di buono. È vero, ma ora c’è Maurizio Sarri e le possibilità di farcela stanno prendendo corpo. Visto che anche De Laurentiis sembra intenzionato a scendere a più miti consigli, almeno sul costo dei biglietti di curva. Non si vuole naturalmente che Adl, come Insigne, corra nella piazza dello stadio e salti in braccia al capo tifoso, ma un atteggiamento più disponibile e meno altero non guasterebbe. Il presidente è attentissimo e certo twitterà qualcosa, è stato bravissimo con Berlusconi e con Totti, lo sarà anche con i tifosi. Il pensierino della notte lo dedichiamo, invece, a Fabione Capello che ha pronosticato il Napoli finalista della Champions. Grazie, ma scaramanticamente facciamo finta che non lo abbia detto.