A tre giorni da Genoa-Napoli, la rosea sottolinea la «saggezza» delle parole di Adl nei confronti del suo allenatore. C’è anche un caso-Insigne.
Sabato 24 settembre 2016, giorno di anticipi Champions. Quindi, di Juventus e Napoli in campo prima delle altre, perché settimana prossima c’è la coppa più importante e bisogna vincere e giocare bene e fare bella figura. Le due squadre sono distanti un solo punto in campionato, il Napoli è imbattuto e ha perso il primato dopo una sola partita perché ha pareggiato in un bellissimo match a Genova contro un avversario in palla, in forma, vivo, che ha messo insieme una prestazione gagliarda. Eppure, leggendo i giornali, sembra che oggi vadano in campo una squadra perfetta e inattaccabile e una piena di problemi, senza grosse prospettive. Sono sempre Juventus e Napoli. E la colpa di questa differente narrazione, stavolta, è solo del Napoli. Anzi, di più: del caso interno sollevato da Sarri a fine partita, quando ha spostato il discorso dagli errori arbitrali ai dissidi interni con De Laurentiis.
Per la Gazzetta, i ruoli sono facilmente assegnabili e individuabili: Juve perfetta, Napoli spaccato. Basta leggere solo il titolo del commento di Sebastiano Vernazza: semplicemente “Allegri e Sarri, esperimenti e lacrime”. Si comincia così: «Juve 12 punti, Napoli 11. La Juve ha perso contro l’Inter, il Napoli non ha vinto con Pescara e Genoa: l’Inter ha un parco giocatori impressionante e può diventare la terza incomoda del torneo, a naso sembrano più “penalizzanti” i pareggi di Sarri. Ci può stare che si perda a San Siro, meno che ci si impantani all’Adriatico». Fin qui, accettabile.
Dopo, se possibile, i toni si alzano: se Allegri è «un tecnico che fa le sue prove, ma che ha anche l’umiltà di ricomporre secondo logica i pezzi del mosaico», quello del Napoli «soffre però di “pianginite”: se non vince, e se la moviola gliene offre occasione, scarica le colpe sull’arbitro. Mercoledì a Genova (0-0) si è lagnato pure della propria società, colpevole secondo lui di non affiancarlo nella battaglia contro i “fischietti forti”. Aurelio De Laurentiis ha capito l’antifona e gli ha risposto con saggezza: “Non dobbiamo cercare alibi”. Bene, bravo, bis. Basta coi lamenti, così si vince solo lo scudetto delle lacrime». Vedere e leggere la Gazzetta prendere così marcatamente le parti di De Laurentiis è una cosa che francamente non ci si aspetta, ed è una vera e propria impresa compiuta mercoledì sera da Sarri: la rosea ha fatto il suo lavoro di cronaca, il caso sul Napoli è stato creato dal Napoli stesso. Certo, Vernazza tesse anche gli elogi del tecnico toscano («allenatore che sposta equilibri con la forza delle idee e del lavoro. Il Napoli si muove con bellezza e potenza, è fondato su un giropalla avvolgente e stordente»), ma questa roba poi scolora quando si finisce a parlare e a scrivere di pianti e lamenti. In questo caso, alla Gazzetta succede a ragion veduta. E in contrapposizione a quello che scrivono i suoi cronisti da Napoli, che hanno tendenzialmente assunto una linea difensiva sul tecnico. Sui giornali napoletani non abbiamo letto nessun commento che sottolineasse quanto tutto il caso nasca da un errore di Sarri. Che può sbagliare, per carità. Anzi, per noi il caso è chiuso. E utilizziamo proprio le parole care al tecnico, per dare l’ultima mandata: Maurì, hai fatto una hazzata. Ripartiamo, adesso.
Sullo stesso giornale, c’è però anche il racconto di un bel “caso-Insigne”. Un classico della Gazzetta, in cui si scrive così: «Lorenzo ha il broncio, ha poca voglia di scherzare ed è tutto concentrato sul lavoro. Qualcosa è cambiato in quest’avvio di stagione per il giovane Insigne. Di nuovo, c’è la precarietà che, negli ultimi anni, aveva dimenticato, consapevole della crescita e del suo talento». Come al solito, si comincia bene. Poi, ecco i numeri di un avvio di campionato effettivamente non esaltante, privo dei gol (c’è menzione dei due assist stagionali) e della maglia da titolare fissa. Poi, però, qualcosa si incrina anche qui: sul ragazzo ha pesato la mancata convocazione in nazionale, ma anche «la questione contrattuale, con l’irrigidimento di Aurelio De Laurentiis che non ha voluto cedere alla richiesta presentatagli dai procuratori del giocatore: quattro milioni all’anno fino al 2021. L’offerta del presidente s’è fermato a 2,5 milioni a stagione oltre ad alcuni bonus legati ai risultati. La firma non c’è stata e per il momento non sono in programma nuovi incontri». Probabilmente, quello che c’è scritto potrebbe anche essere vero. Solo che tra questo Insigne «col morale a pezzi» e quello sorridente visto in tv una settimana fa dopo Napoli-Bologna, c’è un po’ di differenza.