L’analisi tattica. Ottimo primo tempo del Napoli. Poi l’amnesia che è coincisa con la papera di Reina. E quindi le mosse di Sarri.
L’analisi tattica di Napoli-Bologna si divide in due. Anzi, forse in tre. Il primo tempo, i primi quindici minuti della ripresa e poi la partita dopo l’ingresso di Ghoulam. No, non abbiamo sbagliato. Non volevamo scrivere Milik. No, abbiamo scritto giusto. Faouzi Ghoulam. Perché Milik è entrato, sì, ma quei gol nascono dalla sua testa e dalla sua sensibilità e dalla sua capacità tecnica. Non è che il Napoli è cambiato con Milik in campo. O meglio: è cambiato, ma non tatticamente. L’algerino prima, Allan poi, hanno invece capovolto la partita. Letteralmente. Hanno rialzato il ritmo, hanno sfruttato l’ondata di furore psicologico nata dal primo gol del polacco. Hanno dimostrato come la conseguenza del turnover, il fatto che qualcuno dei titolari vada in panchina perché c’è un sostituto che a inizio partita prende il suo posto, è forse ancora più decisiva del turnover stesso. Comunque, ci torniamo dopo. Procediamo.
Dall’alto: conclusioni e heatmap del primo tempo. L’unico tiro che vedete scagliato verso la porta del Napoli, quella a sinistra nella prima immagine, arriva al quarto minuto. Dopodiché, gli azzurri prendono il comando della partita perché iniziano a salire: fisicamente, ovvero nel senso di baricentro alto (56 m, ben oltre la metà campo); e poi con il ritmo di gioco, che si fa via via più serrato nonostante l’incredibile partita giocata a uomo da Nagy su Jorginho. Donadoni, ricordando forse la partita dell’andata dello scorso anno, ha cercato di replicare il lavoro uomo sull’uomo che portò il suo Bologna a una grande e meritata vittoria al Dall’Ara. Ci ha riprovato, ma stavolta il Napoli ha trovato fonti di gioco alternative. Basta leggere lo score dei passaggi per capire quanto sia stata una partita diversa: Jorginho si è fermato a 62, Hamsik è primo con 109. Dopo lo slovacco, ecco Koulibaly, Albiol, Zielinski e Insigne. Il range che va dai 104 del francosenegalese ai 70 del 24 biondo platino ci dice come il Napoli abbia saputo costruirsi, in meno di un anno (e in meno di un mese di stagione), alternative valide per la costruzione del suo gioco.
Comunque, torniamo all’analisi del primo tempo: 11 tiri a 2, 93% a 79% di pass accuracy e pure un insospettabile strapotere nei duelli aerei che l’anno scorso erano un problema di questo Napoli e ora sono saliti al 71%. Insomma, un dominio totale, completo. Che non può essere criticato, se non per l’imprecisione al tiro: delle 11 conclusioni verso la porta, 6 nello specchio e 5 fuori. Che è una buona percentuale di conversione, ma solo dal punto di vista numerico: in realtà, solo quelle di Callejon (il gol) e la gran botta di Insigne su servizio di Hamsik hanno realmente messo in pericolo Da Costa bravissimo sul ragazzo di Frattamaggiore e incolpevole sul gol dello spagnolo. Visto che ci siamo, parliamo del vantaggio del Napoli. E aiutiamoci con le dichiarazioni di Insigne a fine partita, che (forse ingenuamente, dov’è il segreto industriale?) spiega la dinamica di questo gol. E come sia una cosa programmata, provata e riprovata in allenamento. Palla in verticale sull’uomo a sinistra, movimento a convergere sul destro per crearsi lo spazio, cross al centro e inserimento di Callejon, dall’altra parte, alle spalle del difensore. Che, per guardare il pallone, non riesce a seguire il taglio dello spagnolo. Perfetto.
Come quando giochi a carte, e deve entrarti la scala reale. Ogni cosa, qui, è perfetta per tempi e modi: il fatto che Insigne rientri sul destro, la precisione chirurgica del suo piede e quindi del suo cross (Mertens, ad esempio, ha una sensibilità diversa), il perfetto tempo di inserimento di Callejon. E l’assoluta inadeguatezza della copertura di Torosidis, che è l’unica cosa che non è studiata a tavolino.
Il Napoli del primo tempo è stato intenso, concentrato, preciso. Non ha concesso niente, a parte la conclusione di Dzemaili dopo pochi minuti. Un solo dato, impressionante, certifica questo tipo di lavoro: 8 errori di possesso su 450 palloni giocati. Non male. Bravissimo anche Hamsik, che alla fine del match risulterà il primo calciatore in campo per numero di occasioni create (6 tra key passes e assist) e al 45esimo era già a quota 5. Al momento opportuno, nella ripresa, lo slovacco tirerà fuori da cilindro il coniglio che serviva.
Poi, però, succede qualcosa. Ovvero, l’arbitro fischia la fine del primo tempo e il Napoli sparisce. Basta leggere i dati per rendercene conto: dal 46esimo al 60esimo, il Bologna mette insieme l’86% di pass accuracy (il Napoli si ferma all’80%), 4 conclusioni verso la porta (come il Napoli), persino un maggior numero di passaggi (133 a 96). Il Napoli perde le distanze perché perde il controllo del centrocampo, e basta l’heatmap per capire quanto la situazione si sia completamente ribaltata fino al primo tempo.
In realtà, non è che cambi o sia cambiato qualcosa nelle due squadre in campo: semplicemente, il Napoli si addormenta. Smarrisce le distanze, non riesce più ad avere il controllo del centrocampo, del pallone e quindi della partita. Un momento di blackout, che non è fisico né tantomeno riconducibile a una dinamica tattica precisa. Anche perché, se poi vai ad analizzare le statistiche, noti che dei 4 tiri concessi in quel quarto d’ora di siesta, 3 arrivano da fuori area e 2 sono stati respinti dalla difesa. Lo stesso gol è un caso limite: un tiro da 35 metri, velleitario e gestito malissimo da Reina. Quindi, come dire: Napoli in campo ma assente nelle caratteristiche che gli avevano permesso di dominare la partita, sbaglia l’approccio alla ripresa ma è pure sfortunato, nel suo momento di mancanza, a subire il gol su un infortunio casuale. Casuale non perché Reina non sia soggetto a queste papere (anzi, è una cosa che va analizzata), ma perché tutto questo sarebbe potuto succedere in un qualsiasi altro momento della partita. Non a caso, è successo nell’unico momento di sbandamento. Se facciamo un check veloce, però, vediamo che il periodo di assenza del Napoli all’interno di una stessa partita va accorciandosi strada facendo: 45′ a Pescara, 20′ col Milan, tra i 15′ e i 20′ a Kev e 15′ a Bologna. Per Juventus-Napoli del 30 ottobre, dovremmo garantire 90’/90′. Tutto si spiega.
Poi, come detto, è entrato Ghoulam. Subito dopo, il gol di Milik: un concentrato di classe, da parte di Hamsik (la sesta occasione creata di cui sopra) e di Milik, sontuoso nel pallonetto. È un caso, solo un caso. Ma poi, nella heatmap appena sopra, vediamo la zona rossa, quella di maggior concentrazione di manovra del Napoli. È quella sinistra, in cui si trova ad agire l’algerino. Che è il calciatore perfetto per spaccare la partita: sta altissimo (sotto, il suo campetto posizionale in percentuali), mette insieme 2 cross e il 85% di passaggi riusciti. I suoi due avversari diretti sulla destra, Rizzo e Krafth, mettono insieme 2 cross in 25′ di gioco, 2 tackle su 2 falliti (entrambi sull’algerino) e un cartellino rosso. Ok, Krafth commette fallo da ultimo uomo o chiara occasione da gol su Zielinski, quindi è solo un caso. Ma non tutto è un caso. Strinic ha giocato una buona partita: preciso e ordinato in fase difensiva, presente (anche se non spumeggiante) quando si è trattato di attaccare. Ma Ghoulam, quando c’è da gestire la palla in zona alta, è un’altra cosa. Si è visto, si è sentito.
L’altro “non caso” è Allan: che entra, si beve la difesa mettendo Insigne solo davanti alla porta e poi trova il (meritato, a quel punto) assist per Milik in circostanze meno spettacolari. Eppure, anche quel colpo di testa all’apparente così insignificante dice tanto: fa parte del suo 50% di duelli aerei vinti, è una delle due occasioni create e rientra nell’89% dei passaggi riusciti. Soprattutto, è uno dei 19 effettuati nella metà campo avversaria. In questo dato si leggono due cose: la panchina che cambia l’inerzia del campo, riporta di nuovo il Napoli nella metà campo avversaria e segna due gol (con Milik); la lettura perfetta di Sarri, che in passato (a volte anche giustamente) era stato accusato di non riuscire a modificare la sua squadra attraverso i cambi. Ieri sera, con le sostituzioni, sono entrati due giocatori che hanno garantito due gol e un assist. E il controllo del centrocampo, della palla, del gioco. Che forse è pure più importante dei due gol.