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Un mese dopo l’addio di Pogba, la Juventus e Tuttosport scoprono la retorica del tradimento

La storia dell’inattesa cessione del francese al Manchester, secondo il quotidiano torinese e L’Equipe.

Un mese dopo l’addio di Pogba, la Juventus e Tuttosport scoprono la retorica del tradimento

Un giorno all’improvviso, viene da dire facile facile. Loro che fanno il verso a noi con il coro che caratterizzava il San Paolo della scorsa stagione. E noi che restituiamo, oggi, dopo aver letto la prima e il pezzo a pagina 2 di Tuttosport. Si parla di Pogba, del suo addio, del fatto che non abbia salutato e non si sia mai espressamente parlato con la società durante il suo trasferimento al Manchester United. Di Raiola che tratta e trama segretamente per organizzare «l’operazione più costosa della storia del calcio», che però alla Juve fa incassare meno di 75 milioni. Insomma, c’è un po’ tutto. Ed è una storia che a Napoli ci è familiare.

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No, non c’entra Mario Merola. C’entra, ovviamente, il signore che è andato a “sostituire” Pogba negli slot di mercato bianconeri. Quel Gonzalo Higuain che non si è comportato in modo tanto diverso, con il Napoli a fare la Juventus e la Juventus a fare il Manchester United secondo uno spirito di emulazione. Leggiamo un po’: «Agnelli e Marotta non avevano messo in conto la cessione di Pogba per questa stagione. Erano pronti, anzi, a un rinnovo di contratto anche piuttosto consistente per non farlo cadere in tentazione (ma certo non consistente come quello che gli ha poi offerto lo United). Il progetto della società era di venderlo al termine di questa stagione, quando il prezo poteva anche essere superiore, anche se per primo Marotta era consapevole del “fattore Raiola”».

Dopo, ve lo riassumiamo noi, si legge che è stato il procuratore a lavorare sottotraccia con il Manchester, a portare Pogba alla corte di Mourinho. Il “guaio”, però, non è tanto questo. Ma il fatto che non ci sia stato «nessun saluto. Basti pensare che durante la trattativa, soprattutto nella parte iniziale, tra Pogba e la società non si sono parlati (per il giocatore si è sempre espresso il suo agente). E quando tutto è stato concluso e reso noto, il silenzio è continuato». Fa male, vero?

C’è scritto di Buffon e delle sue dichiarazioni su Morata («ci ha mandato un messaggio molto carino, Pogba è più facile seguirlo sui social»), di Allegri e delle sfide in allenamento con la porticina o ai tiri liberi, dello spogliatoio della Juventus in cui «il concetto di professionismo è chiaro a tutti e nessuno si aspetta che di fronte a certe offerte o certe situazioni uno ragioni con il cuore, ma c’è modo e modo per salutare. Pogba a Manchester ha indubbiamente detto cose belle sulla Juventus, ma andando a Manchester ha forse infranto una specie di patto non dichiarato fra i grandi campioni bianconeri, a caccia di quel sogno chiamato Champions». Vabbè, succede pure questo, su.

Tutta la vicenda  viene confermata e arricchita anche da un pezzo de L’Equipe, che racconta pure la storia comunicativa dell’estate turbolenta di Pogba, dalla finale persa all’Europeo alle vacanze in America e fino all’ufficialità del #Pogback. Ultimo estratto da Tuttosport, un retroscena sulla trattativa con dentro il Real Madrid: «che rende onore all’amore di Pogba per la Juventus. Quando, a un certo punto, si è fatto avanti il Real Madrid, Pogba era molto tentato e – assicurano – avrebbe forse gradito di più i Blancos come destinazione. Ma saputo che offrivano di meno del Manchester alla Juve, non ha avuto dubbi a scegliere lo United».

Sappiamo come ci si sente, cari amici di Tuttosport. È successo anche a noi, ma a noi non ci sono stati Raiola e percentuali di mezzo. Il nostro Higuain ha fatto tutto da solo, in silenzio come il vostro Pogba, ed è venuto a Torino per 90 milioni precisi. Sani sani, come si dice dalle nostre parti. È stato un tradimento, per noi. Da oggi siamo certi lo sia stato anche per voi. Ma almeno (per noi) più remunerativo.

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