Ex allievo di Klopp, Wagner utilizza metodi poco convenzionali. L’Huddersfield ha fatto il record di abbonati ed è primo in Championship.

L’Huddersfield Town non è solo la squadra che comanda, a sorpresa, la Championship inglese (e che ha battuto Benitez e il suo Newcastle all’esordio casalingo in campionato). È anche un club storico nel panorama britannico: tre titoli inglesi (1924, 1925 e 1926) e l’Fa Cup del 1922. Il manager di quella squadra era Herbert Chapman, lo stesso tecnico che poi avrebbe rivoluzionato il calcio inglese (e quello mondiale) abbracciando l’Arsenal e creando il Sistema.
Siamo lontani, oggi, da quella narrazione. Eppure, l’Huddersfield è tornato sulle prime pagine. Merito di questo inizio scoppiettante di stagione, ma anche del suo allenatore. Che è pazzo, semplicemente. Di quella pazzia buona, però. Che piace ai media perché hanno qualcosa da raccontare; che piace ai tifosi, perché sanno in chi identificarsi; che piace a tutti, poi, perché l’Huddersfield vince.
Dici e scrivi queste cose, poi ci aggiungi la Germania e la musica metal. Ti viene in mente, facile, Jurgen Klopp. Non ci siamo andati molto lontani, anzi: David Wagner, tedesco ma pure americano, è un suo alunno. Nel senso che è stato il tecnico del Borussia Dortmund II, seconda squadra del club renano, durante la reggenza dell’attuale manager del Liverpool. Quando il suo mentore è finito ad Anfield Road, si è iniziato a parlare di un possibile arrivo pure di Wagner sulla Mersey. Invece, no: Huddersfield Town, Championship inglese. Sostituisce Chris Powell, oggi guida la classifica. E dice al Guardian cose così: «Ora abbiamo proprio l’identità dei Terriers. Lo stile di gioco che amo è identificabile con quello di un terrier. Noi non siamo il cane più grande: noi siamo piccoli ma siamo aggressivi, non abbiamo paura, ci piace competere con i grandi cani. Siamo rapidi e mobili, abbiamo resistenza. Non ci arrendiamo mai. Abbiamo un spirito combattivo». Ah, il nickname dell’Huddersflied Town è appunto “Terriers”. Ve lo dovevamo.
L’ultima promozione del club nel massimo campionato inglese risale alla stagione 1969/70. La nuova rincorsa, 46 anni dopo, inizia con metodi singolari: doppie sedute d’allenamento, con orario di inizio corrispondente a quello della partita. Anche serale, no problem. E poi, con un ritiro estivo che se lo leggi non ci credi: quattro giorni in Svezia, in un luogo incontaminato. Senza elettricità, senza cibo, senza letti. Senza nulla. Calciatori che tornano uomini e stanno nelle tende, divisi a coppie, a rotazione. Per parlare tra di loro. Per conoscersi, per integrarsi. Con l’aiuto di tre guide del posto, ok. Però, che strano. Sembra una cosa che dà i suoi risultati, però. Lo conferma anche Wagner: «I miri calciatori, in quei tre giorni, sono andati oltre i loro confini. cambiato. Posso dire ora, tre mesi più tardi, che il successo di questa iniziativa è totale. E che lo è anche il feedback positivo da parte dei giocatori».
Altri provvedimenti strani: costringere contrattualmente i calciatori a non risiedere a più di 15 miglia dal campo di allenamento, così da accorciare i tempi di trasferimento. Oppure, una modifica dello stile di gioco durante la partita in base alla condotta arbitrale: «Abbiamo dovuto adattarci, qui si fischia molto di meno e al 70esimo i calciatori sono già stanchi. Forse dovremmo concederci un po’ di possesso palla in più, piuttosto che mantenere la nostra intensità, cercare sempre il gol e quindi rischiare di subirne». Chiarissimo.
Il tutto, compreso il modo di giocare à la Klopp, ha portato al record di abbonamenti ad Huddersfield: 15mila per uno stadio da 24500 posti in una città che non arriva a 150mila abitanti. Che ora, sogna di nuovo i Terriers tra le grandi del calcio inglese. Con calma, però. Lo suggerisce lo stesso Wagner: «Ci sono molte aree in cui dobbiamo progredire per poter dire di essere una vera e propria squadra di calcio professionista. Siamo solo all’inizio del nostro viaggio. Ora godiamoci il nostro inizio positivo e prepariamoci con fiducia alla partita più importante della stagione, contro il Leeds. Per noi non è solo un derby. Per noi è “il” derby». Un altro caso da seguire con attenzione. Questo calcio inglese non vuol proprio smettere di regalare, ogni giorno, cose belle e pure un po’ folli.