Il mercato e la sua narrazione, riletti oggi. Icardi rivalutato, Lapadula scomparso. E delle scelte che sembrano essere giuste nonostante i rifiuti (?) dei grandi nomi.
Molti grandi accusatori rimproverano il Napolista di togliersi, di tanto in tanto, i sassolini dalle scarpe. Ci criticano il fatto di voler andare a recuperare, per stuzzicare, cose dette da loro che non si sono avverate o che magari non corrispondono proprio esattamente alla realtà dei fatti. Magari sarà anche vero ma noi, con le rifrazioni del caso, puntiamo a quella che secondo noi è l’obiettività. Napoli, quando si parla di calcio (ma non solo) è campionessa mondiale di autolesionismo. La capitale del “qui non va bene niente, gli altri sono sempre meglio di noi”. Il calciomercato è probabilmente la prima fonte di ansie e preoccupazioni e recriminazioni di questo tipo. Già una volta, neanche tanto tempo fa (giugno, prima del dramma Higuain e di questa estate piena di nomi e «fegati spappolati», ovviamente una citazione), abbiamo mostrato il destino dei calciatori che i tifosi avrebbero voluto vicino al Napoli e che poi non sono arrivati. Si parlò, allora, dell’ormai leggendario Soriano, di Michel Bastos, di Mascherano (giocatore vero, lui sì), Barba, Fellaini, Perotti (di cui arrivarono soltanto le scarpe). Scrivemmo che qualche occasione era stata persa (Perotti su tutti), così come abbiamo scritto degli errori sul mercato del Napoli in un’antologia di tutte le operazioni più inspiegabili dei club di Serie A. Anche il Napoli commette errori. Persino secondo noi. Però a Napoli esageriamo. Non ci amiamo per niente. E vogliamo mostrarvi perché. Ancora una volta.
I nomi di questa estate raccontano storie un po’ così: quelli che sono effettivamente arrivati (Zielinski, Rog, Diawara e Giaccherini, iniziamo col centrocampo), quelli che sarebbero dovuti arrivare (Herrera, Witsel, Tolisso e tanti altri, ma questi sono stati i punti focali). Analizziamole, queste operazioni. Vediamo come si è partiti, dove si è arrivati, il percorso fatto. E lo start è Piotr Zielinski, che per il Napolista è un esempio di virtù. Abbiamo la pazza curiosità di capire e sapere se davvero Sarri abbia spinto così tanto solo per lui, per avere solo lui. Per 15 milioni, un calciatore così è un colpo magistrale. I calciatori che hanno una narrazione più ampia perché riconosciuti più forti e più importanti, Herrera e Witsel, sono stati bollati dai più critici come «i classici calciatori che il Napoli ha in pugno ma che poi non prende perché non chiude le trattative». Vero? Chissà. Poi però pensiamo ai prezzi cui il Napoli sarebbe dovuto andare incontro (almeno 25 per il belga, forse anche di più per il messicano), alle conseguenze di un acquisto del genere che avrebbe comportato la rinuncia a uno se non due dei calciatori poi acquistati e avrebbe potuto avere un impatto diverso rispetto a quello di Zielinski. Maggiore, probabile; ma anche minore, è possibile.
Poi, la questione della panchina. Anzi, dei titolari. Fermo restando che Herrera sia più forte di Allan o che Witsel sia meglio di Jorginho (diamolo per assodato, come se fosse davvero dimostrabile e invece non lo è), l’adattamento agli schemi e all’organico non conta? Ci spieghiamo: un Herrera o un Witsel sarebbero stati subito titolari al posto di uno dei nostri centrocampisti? Avrebbero patito la titolarità di chi, l’anno scorso, ha disegnato la miglior stagione della sua carriera? Magari, ma solo magari, non è che hanno avuto timore di venirsi a giocare le loro chance ad altissimo livello (il Napoli gioca la Champions) in una squadra che non gli dava la certezza di essere titolari? E poi, come già detto prima: Sarri. Che pare abbia bocciato Witsel, che avrebbe voluto Herrera ma forse ha reputato più efficace Zielinski. Il polacco, ugualmente a Rog e Diawara, gli sta permettendo un inserimento graduale. Senza pretese di un posto da titolare, senza l’ansia di dover dimostrare che 25 o 30 milioni di euro non sono lì a marcire in panchina perché chi c’era prima è più pronto di te. Anche perché, alla fine: Herrera e lo stesso Witsel sono titolari inamovibili nelle loro squadre, abbiamo visto il messicano con la fascia da titolare in Champions contro la Roma. Siete sicuri che non sia stato proprio il calciatore a dire di no per questa serie di motivi? Siete sicuri che sia stata sempre tutta colpa del Napoli? Del resto, l’unico a esporsi è stato Corentin Tolisso. L’unico che ha dichiarato di essere stato davvero vicino al Napoli. L’unico che ha confermato di aver rifiutato il club partenopeo. Esattamente per i motivi che abbiamo appena scritto, o giù di lì.
Volendo ampliare, lo stesso discorso si può fare per Candreva o Sportiello. Il portiere si sarebbe dovuto giocare il posto da titolare con Reina, l’esterno della Nazionale ha preferito andare a guadagnare tanto in una squadra che nella sua batteria di esterni destri poteva contare su Biabiany e basta. Potremmo chiamarla, nel caso, “La paura di Callejon”. Vagli a dare torto, all’Antonio ex laziale.
Poi, i nomi dell’attacco: Lapadula e Icardi. Il primo è un caso limite, un calciatore che i criticoni hanno utilizzato in un modo ma poi avrebbero sfruttato in maniera diversa se le cose non fossero andate così. Si è letto, da qualche parte, che «il Napoli si è fatto soffiare Lapadula, addirittura dal Milan». Oppure, che «il Napoli non riesce a prendere neanche a Lapadula». Pensate per un attimo, invece, se l’ex Pescara fosse arrivato al Napoli e poi il Napoli avesse ceduto Higuain: “Ma come, passiamo dal capocannoniere di Serie A a quello di Serie B, ecc.”. Facile, facilissimo. E pure abbastanza realistico, dato che è stato scritto anche di Milik. Sì, del calciatore che ha realizzato 6 gol in 5 partite in azzurro. Il fatto che non si conoscesse bastava a identificarlo come un cattivo investimento.
Icardi, infine, è il caso contrario. Il ribaltamento delle teorie: il Napoli lo vuole acquistare, vuole spendere un’iradiddio, un investimento che da queste parti non si è mai nemmeno pensato. Ma è troppo. Sì, Icardi non vale quei soldi. Gli stessi soldi che sono da reinvestire subito quando entrano devono essere spesi oculatamente. Nel frattempo, però, manca sempre un centravanti e Milik non era nessuno. Ma Icardi era troppo costoso. Ieri, un gol e un assist contro la Juventus. L’Inter, in questa stagione, ha segnato 5 gol: 4 sono di Maurito, l’altro (di Perisic) nasce da uno splendido cross d’esterno dell’argentino. Il gol che ha dato il primo posto a Sarri e i suoi, ieri. In una partita che ha dimostrato (a chi ne aveva bisogno) quanto Icardi sappia far bene il suo ruolo, ma anche quello che gli viene chiesto da un allenatore che non lo vuole solo terminale e basta ma anche parte del gioco. Quello che gli avrebbe chiesto pure Sarri. I grandi critici del Napoli, forse, si sono ricreduti: 60 milioni, oggi, li farebbero spendere volentieri, per lui come per il feticcio Cavani. Stiamo migliorando, forse, nel cammino dell’obiettività sul calciomercato. Speriamo, almeno.