Poche ore dopo l’intervista destabilizzante di Sarri, uno degli acquisti giovani confeziona due gol a Palermo. Piotr è un possibile simbolo del nuovo Napoli.
Fa strano che appena 24 ore dopo l’intervista più destabilizzante di Maurizio Sarri sia stato un 22enne, uno di quei giovani “che hanno bisogno di tempo”, uno degli acquisti del “mercato di prospettiva” a risolvere la partita di Palermo. Certo, nel secondo tempo magari pure qualcun altro poteva prendere il posto di Zielinski e cambiare la storia del match della Favorita: la squadra di De Zerbi, spompata, si era letteralmente e tatticamente consegnata al Napoli. Però, ripetiamo, fa strano. Ed è bello che faccia strano e che Piotr Zielinski smentisca anche il suo mister, con robe così.
Il primo e il terzo gol nascono da due intuizioni di Zielinski che sono lontane ma al tempo stesso appartengono al calcio di Sarri: il pallone a scavalcare la difesa e a trovare il compagno in sganciamento e la progressione palla al piede. Nel secondo caso, è un replay di quanto visto 15 giorni fa col Milan; nel primo, è una cosa nuova che francamente non pensavamo facesse parte del bagaglio di Zielinski. Che non è Jorginho, non lo è mai stato a livello di ruolo e a livello di sensibilità di piedi. Eppure, ha trovato Ghoulam con un’apertura fantastica, preludio al gol di Hamsik. Meraviglioso.
Nel primo tempo, chi scrive ha visto uno Zielinski non al centro del gioco. Qualcuno la pensa e l’ha pensata e potrà pensarla diversamente, ma non è stato incisivo. Merito anche di un Palermo estremamente registrato, corto, coperto. Non è facile venire fuori da una situazione così, soprattutto se la tua caratteristica migliore è quella di scambiare la palla velocemente col compagno oppure di portarla palla al piede. Proprio le due cose più difficili da fare quando gli spazi sono intasati. Poi, nella ripresa, il polacco cambia marcia. Cambia marcia nel senso che entra più nel vivo del gioco, negli spazi che ora sono necessariamente più vuoti. E trova due giocate che riscrivono Palermo-Napoli.
Ma non solo: avviano una storia nuova, quella dei co-titolari che si mettono accanto al titolarissimo e gli soffiano il posto o comunque sono pronti a sostituirlo. A Kiev, andando a naso, ritroveremo Allan accanto a Jorginho e Hamsik. Questione di equilibri, di necessità di gioco. Di contingenze tattiche. Il Palermo, per forza di cose, non poteva pretendere di giocare una partita offensiva; la Dinamo, invece, lo pretenderà eccome. Almeno sulla carta. Ecco che allora servono i polmoni e la stamina del brasiliano, che però finora hanno trovato un perfetto surrogato nel lavoro fisico e tecnico di Zielinski. Che, non ce ne voglia Allan (a cui chi scrive vuole un gran bene), ma ha tutte le potenzialità per poter diventare titolarissimo. Nel Napoli prima, in un top club poi. Lo vedi dal lavoro fisico di cui sopra, quella cucitura che non si percepisce in una partita come questa. Ma che c’è, eccome. E poi, lo sai perché lo capisci da quello che succede nel secondo tempo, quando due gol su tre sono grande merito suo. Il terzo, secondo personale di Callejon, ha questa ripartizione di merito percentuale: 70% Zielinski, 25% Posavec e 5% Callejon (che tira malissimo, fiacco e centrale). Che ingiusto, il tabellino.
Zielinski è il simbolo di questa estate del Napoli, che tra dieci giorni finirà. È l’elemento esemplare cui devono tendere Rog e Diawara, due che hanno la stessa narrazione e che quindi potrebbero avere anche lo stesso impatto. Magari, anche se ovviamente (come detto anche da Sarri) Piotr conosce già schemi e ambiente . È quel mercato che fa ancora discutere ma che, stringi stringi, ha risolto due partite su tre. E ha contribuito, con Milik, ad aggiustare un po’ la prima. Anche lì, Zielinski fu decisivo. Solo l’arbitro, vittima di un clamoroso errore regolamentare, non se ne rese conto. Ok, poi magari Hamsik (o chi per esso. A proposito: ora chi li tira i rigori?) va dal dischetto e sbaglia, ma comunque ha la possibilità. Creata da Zielinski, noblesse oblige.
Zielinski ha smentito nuovamente Sarri. Lui, giovane di prospettiva, è pronto. Com’è pronto il Napoli, di cui non si deve aver paura e che non deve avere paura di sé stesso. Né degli altri, perché le risorse per cambiare le cose in corsa quando non te l’aspetteresti più ci sono. Vengono dalla panchina. Dall’Empoli via Udinese, per il momento. Poi, magari, anche dal Sunderland, dalla Dinamo Zagabria, dal Bologna, dal Torino o (nuovamente) dall’Ajax. Vengono dal mercato. Anche se fa strano.