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Callejon al Paìs: «In Italia conta molto la tattica, studiamo gli avversari in lunghe sedute video»

Callejon è il personaggio in Spagna, rilascia tante interviste. Al Paìs parla da allenatore e spiega come attaccare le difese a tre in Italia.

Callejon al Paìs: «In Italia conta molto la tattica, studiamo gli avversari in lunghe sedute video»
Callejon

L’abbiamo già scritto, stanno facendo di tutto per confermarlo: sono i giorni di José Maria Callejon che festeggia il suo ritorno in Nazionale dopo due anni ed è quindi il personaggio della settimana. Parla tanto, l’esterno spagnolo del Napoli. E non lo diciamo a mo’ di rimprovero, sottolineiamo che è senza dubbio il calciatore più intervistato della rosa a disposizione di Lopetegui. Oggi, per esempio, segnaliamo due interviste: una al Pais e una al Confidencial.

In quella al Pais, l’ex Real Madrd ed Espanyol parla del calcio italiano, della sua esperienza in Serie A e nel Napoli: «Mancata convocazione perché gioco nel Napoli? No, non credo. Il problema è che in Spagna c’è moltissima concorrenza, nella gestione precedente si è portato avanti un certo gruppo. Il nuovo ct ha riaperto le porte, mi fa piacere di essere rientrato. Il mio ruolo? Torno come esterno, a Napoli negli ultimi tre anni sono stato schierato in quella posizione. Poi, come dire: mi adatto alle esigenze della squadra e dell’allenatore. Nel Castilla (le giovanili del Real, ndr) giocavo centravanti, poi nell’Espanyol ho giocato a sinistra e infine sono passato a destra con Mourinho. Il fatto di essermi allenato come centravanti mi ha permesso di imparare a sfruttare lo spazio e la profondità per ricevere i passaggi, soprattutto dagli esterni come ora. In Italia si lavora molto con la tattica, la formazione varia in base agli avversari che vengono studiati attentamente in lunghe sedute video. Però, la difesa concede sempre qualcosa quando la cogli di sorpresa. La difesa a tre? Sì, in Italia è diffusa, anche la Nazionale gioca con questo schema. È complicata da affrontare, ma se riesci ad aprirla verso l’esterno poi riesci a crearti qualche spazio. Il calcio in Italia è leggermente più lento, ma il livello tattico è al di sopra. E questo non vuol dire che è più difficile in senso assoluto, solo che loro sono più attenti alla marcatura, alla pressione. Hanno le linee molto vicine».

Più che un’intervista a un calciatore, ci viene da definirla come un’intervista a un tecnico, a un allenatore fatto e finito. Quella rilasciata al Confidencial, invece, è più riferita alle esperienze da giocatore, a una storia personale che è fatta soprattutto di stima. Da parte degli allenatori. Forse, tutto questo non è un caso: «Lopetegui mi ha chiesto gli stessi movimenti che faccio nel Napoli, poi ovviamente si è informato di come Ventura fa giocare le sue squadre. Mi piace la sua idea di calcio. La scelta di lasciare Madrid? Volevo giocare con maggiore continuità, con Mourinho ero il primo o il secondo cambio, ma desideravo qualcosa di diverso. La cosa che rimpiango di più sono le due Champions che abbiamo perso in semifinale. Benitez? Mi ha chiamato a Napoli, è stato molto corretto con me. Ha sempre avuto grande fiducia per il mio gioco, mi ha detto più volte che migliorare uno o due cose del mio gioco mi avrebbe portato in Nazionale, a fare molti più gol. È andata proprio così. Ovviamente, devo ringraziare anche Mourinho che mi ha voluto al Real Madrid e mi ha sempre stimato molto. Riuscì anche a ritagliarmi uno spazio importante nonostante le tante stelle in squadra. Spero possa fare bene allo United».

 

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