Chalobah ha esordito con i Blues dopo anni di prestito. È l’emblema del difficile rapporto del club coi giovani. Il Guardian: «Accettiamo qualche difficoltà se vogliamo vederli in campo»
Improvvisamente, anche a Londra si è attivato una sorta di movimento a difesa e supporto di Nathaniel Chalobah. C’era anche qui a Napoli, l’anno scorso: un pezzo che si intitolava e si intitola “Che bello se il napoli riscattasse Chalobah” fu uno dei più letti e condivisi del mese di marzo, nonostante il Napoli fosse ancora in corsa per lo scudetto. Ci è piaciuto, Nathaniel. Era simpatico, non era pure niente male come calciatore. Se ne sono accorti, al di là della Manica, grazie ad Antonio Conte. Che, dopo sei anni di Chelsea, è riuscito a fare il suo esordio. Nel Chelsea.
Un pezzo sul Guardian, firmato da Jabob Steinberg, si apre proprio così: «Nathaniel Chalobah, nel match di League Cup contro il West Ham, sembrava una stella affermata. Voglio essere brutalmente onesto: l’italiano dovrebbe essere licenziato sul posto se si pensa anche di mettere il giovane in panchina». Poi, però, la retromarcia, era tutto uno scherzo: «Ovviamente non è vero quello che avete letto, Chalobah ha giocato male fino a “chiamarsi” il cambio con Hazard, era solo una provocazione che potesse e possa stuzzicare il Chelsea a cambiare finalmente qualcosa nella sua politica giovanile».
Sì, in realtà il resto del pezzo è una sorta di attacco alle difficoltà dei Blues a lanciare i propri giovani. Chalobah è solo un esempio, forse il più esplicativo: cinque stagioni per sei prestiti, tra cui pure quello al Napoli, e ancora 18 mesi di contratto con il club londinese, che solo per volere del nuovo manager non l’ha fatto partire nuovamente. Allo stesso tempo, però, Conte fa molta fatica a lanciarlo davvero. E non è una novità, da queste parti: ci sono altri 38 giocatori fuori in prestito, e alcuni stanno pure facendo bene (si citano Tammy Abraham, 19enne ora al Bristol, e Dominic Solanke, reduce da un’ottima stagione al Vitesse).
La cosa che viene contestata al Chelsea, però, è la riluttanza a schierare i prodotti del suo vivaio, la motivazione che sta dietro questo atteggiamento. La sintetizzò Mourinho: «Qui è molto difficile lanciare i giovani, le responsabilità sono troppo alte. Una cosa che stride con gli ottimi risultati della Primavera (tre vittorie consecutive nella Fa Youth Cup) e con la condotta di altri manager in Inghilterra, basti pensare a Klopp, Pochettino e Guardiola. La frase finale sembra essere la meta-description dell’articolo: «La strada di Conte sarà più facile se accettiamo che far giocare i giovani vuol dire andare incontro a qualche difficoltà, individuale o di squadra». Un concetto da tenere bene a portata di mano, e di mente. Anche qui a Napoli.