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De Laurentiis: «Un patto con i giornalisti: lavoriamo insieme per migliorare il calcio»

Il presidente del Napoli in conferenza stampa a Castel Volturno alla vigilia di Napoli-Roma.

De Laurentiis: «Un patto con i giornalisti: lavoriamo insieme per migliorare il calcio»

Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, in conferenza stampa alla vigilia di Napoli-Roma.

«Quest’estate sono stato fuori, e questo mi ha fatto notare che c’è tanto amore per il calcio in questi territori internazionali. A Londra ho incontrato i due presidenti delle leghe americane. Anche lì c’è un grande fermento, c’è un desiderio pionieristico di “iniziare” il calcio. Io e la baronessa del West Ham, eravamo gli unici invitati a parlare di calcio, ci siamo confrontati con delle modalità che non contemplava lo scoop, lo scandalizzarsi, il commento, la provocazione. Come dire: non voglio fare di tutta l’erba un fascio, ma c’è professionismo e non professionismo. Questo contesto calcistico è abitato da persone arretrate culturalmente, che non si sentono in grado di parlare di un futuro che non è visto chiaramente come me.

Oggi, aprendo il Corriere dello Sport trovo un’intervista di Veltroni e Allegri e leggo che “il giornalismo è vittima di una sindrome pericolosa, che sembra non amare più il racconto dello sport né tantomeno l’analisi tecnica. Conta solo la polemica, l’approssimazione analitica per la quale finisce per meritare 8 in pagella un calciatore che ha giocato malissimo ma ha segnato un gol fortunoso.

Io, un anno fa, ho dichiarato che avrei avuto un grande problema temporale e devo occuparmi di mondializzazione. Oggi sono qui per fare un patto con voi: non dovete parlare bene di me, ma del calcio in genere. Ogni giorno vedo parlare male di questo sport, come se avessimo un cancro propagato che non ci lascia speranza. Noi, se amiamo questo mondo del pallone, dobbiamo seminare bene tutti insieme. Se noi ricominciassimo a disamorare, uccideremmo ancora più persone. Se noi continuiamo a descrivere questo, contribuiamo a creare disillusione. Il sistema Italia non funziona, basti pensare a una Legge Melandri che non va e non riusciamo a cambiarla. Questo è il grande problema. Appena c’è un signore come Renzi che prova a dare continuità e diciamo che si autoelegge, io rispondo: ma chi c’era, chi aveva le palle al cubo per poterne prendere il posto. Siamo un paese anarchico, un pochettino finto. Finti fascisti, finti comunisti. Siamo un paese bellissimo, ma ormai siamo una copia sbiadita di quello che potevamo essere.

Io mi rendo disponibile a parlare con voi, se voi siete disponibili, per migliorare il calcio in Italia. Perché è qualcosa che appartiene a voi e appartiene a noi. Anche la Uefa, che aveva paura di sgombrare il campo, ha ricominciato a trattare con i club».

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