Il Collana, il Palabarbuto, la piscina della Mostra. Siamo sicuri che De Laurentiis sbagli a non collaborare con il Comune?
Uno dei leit motiv più amati dal pubblico e dalla stampa è la questione Stadio. Da aggiustare, da rifare, da spostare, da ridurre… negli ultimi 10 anni abbiamo ascoltato un po’ le opinioni e i desideri di tutti. Il presidente De Laurentiis lo sogna da 20.000 posti, il Comune non è d’accordo, almeno un paio di progetti hanno fatto capolino sulle pagine dei giornali, i tifosi lo vorrebbero da 90.000 posti, i giocatori lo vorrebbero pieno, qualunque sia la capienza. Ma in questi giorni di impianti sportivi a Napoli si parla molto e non tanto per il San Paolo. Nelle ultime ore sono arrivati due stop: i vigili del fuoco hanno dichiarato inagibile il Palabarbuto; la Mostra d’Oltremare ha chiuso piscina e palestra.
Nel frattempo prosegue la lunga e penosa agonia del Collana. Il risultato è che il Napoli Basket, l’Acquachiara e il Napoli Calcio Femminile Carpisa Yamamay rischiano di dover giocare altrove le proprie gare interne. Guardando tutta insieme la situazione degli impianti, forse, si capisce meglio la recalcitranza di De Laurentiis ad investire in partnership con le istituzioni. Regione e Comune sono coinvolte nella proprietà e nella gestione di tutti gli impianti e il risultato è quello che vediamo.
Alla lista sopra riportata, non dimentichiamo, vanno aggiunte le altre strutture di cui oramai si è persa la memoria: il Mario Argento, abbattuto parzialmente nel 1998 e lasciato lì, da allora, totalmente abbandonato e lo sferisterio, al quale fu dato fuoco nel 1986. Le uniche note positive sono costituite dallo Stadio Albricci che, dopo essere stato messo in vendita nel 2003, grazie alla gestione militare è stato riaperto nel 2011 e sta lentamente migliorando e dal Palavesuvio di Ponticelli, che ora ospita le gare casalinghe della Dike Napoli Basket.
Sperando che in occasione delle Universiadi del 2019 la situazione possa migliorare (ma non è ragionevole aspettarsi miracoli in appena due anni), lo stato di fatto è quello che è. Continuare a raccontarsi la storiella del presidente tirchio che non investe, dunque, non serve a nulla. Analizzando il contesto nel quale vive (rectius sopravvive) lo sport a Napoli bisognerebbe, casomai, sorprendersi che alcune eccellenze continuino ad esistere. Anche per questo sono stato molto critico con il Napoli per la politica dei prezzi dei biglietti. Le curve a 40 euro sono state una gigantesca arma di distrazione dalla realtà, una realtà in cui le istituzioni sono deficitarie e non si vede l’ombra di un progetto.