L’analisi tattica : azzurri positivi e corti nel primo tempo, che a causa dell’inferiorità numerica hanno deciso di gestire la partita nella ripresa. Il test non è esattamente probante, ma i primi risultati sono incoraggianti.
Il paziente non è ancora fuori pericolo. Chi ha detto o scritto o pensato questa frase riferendosi al Napoli di Crotone, non ha tutti i torti. Del resto, sono le parole dette dallo stesso Sarri nel postpartita. Però, è un concetto che va contestualizzato: 65 minuti in inferiorità numerica, sul due a zero in trasferta, sono una brutta botta per chiunque. E, vuoi o non vuoi, sospendono il giudizio realistico sulla prestazione della squadra, sulla sua uscita dal tunnel. Questa partita è giudicabile solo ed esclusivamente in relazione a sé stessa, e si compone di due facce opposte, come una moneta: il Napoli sicuro, talvolta divertente, del primo tempo; il Napoli in controllo, più o meno, della ripresa. L’ha detto anche Sarri, nel postpartita: «Siamo stati costretti a gestire la partita, una cosa che non mi va e per la quale non siamo portati». Tutto vero, tutto verificabile. Nei numeri, nella cronologia della partita.
Il primo tempo
Occasioni da gol nitide: 5-1; conclusioni totali: 9-4; chance create: 7-3. È il resoconto statistico dei primi 45′ di Crotone-Napoli.
Si badi, non del periodo di gioco in cui il Napoli è stato in parità numerica, ma dell’intero primo tempo. All’interno di questo conteggio, si inseriscono anche i 15 minuti tra il rosso a Gabbiadini e il duplice fischio di Mazzoleni che ha sancito la fine della prima frazione. Il Napoli ha rischiato in una sola occasione, nella (solita) palla giocata in maniera avventurosa in uscita, con Allan: cross al centro dalla sinistra, girata di Palladino e risposta sicura di Reina. Per il resto, è un dominio nei passaggi, negli spazi, nella gestione anche emotiva della gara: il Napoli attacca in maniera varia (sotto, in alto, il campetto posizionale dei key passes riferiti al primo tempo), alterna le discese sulle fasce al lancio dalla trequarti, tiene alta la difesa (sotto, in basso, la heatmap dei quattro difensori azzurri) e fa registrare 22 eventi difensive tra palle intercettate e rilanciate.
Varietà negli schemi d’attacco: a parte il calcio d’angolo-assist di Strinic, rappresentato in azzurro, vediamo come le azioni open play del Napoli nascano secondo direttrici diverse: il pallone giocato sulla fascia, dal lato corto dell’area, o il lancio medio-lungo dalla trequarti verso la zona offensiva.
Hysaj-Maksimovic-Koulibaly-Strinic: mappatura posizionale del loro primo tempo.
Neanche l’espulsione di Gabbiadini, almeno in un primissimo momento, sembra riuscire a fermare il Napoli. Al di là del gol realizzato subito dopo da Maksimovic, la squadra di Sarri ha continuato nella sua prestazione di assoluto predominio, sfiorando il gol con una giocata classica ma sempre pericolosa, che sottolinea una volta di più la perfetta adattabilità di Mertens nel ruolo di falso nueve. Nella gif sotto, già segnalata pure da Nicola Lo Conte nella sua consueta rubrica sui gesti tecnici più belli della partita, vediamo una dinamica importante: difesa avversaria accorciata con movimento a venire incontro, lancio alla cieca su perfetto inserimento alle spalle dell’esterno, corsa in diagonale. Solo Cordaz, con un ottimo intervento, tiene in vita il Crotone. Qui Gabbiadini è già stato espulso, e il Napoli ha già scoccato due conclusioni verso la porta del Crotone, una respinta dal portiere e un’altra dal difensore.
Nei primi 45′, dunque, abbiamo visto un Napoli incamminato sulla strada giusta. Quella dell’intensità, battuta negli ultimi dodici mesi con un gran profitto: 10 palloni recuperati, il 63% del possesso palla, un accuracy dell’84%. Parlando proprio della precisione dei passaggi, un elogio necessario alla prestazione nel primo tempo di Amadou Diawara, ovvero 19 anni e non sentirli: il guineano ha sostituito Jorginho nel migliore dei modi, con un ottimo 90% di passaggi riusciti ma pure con il 100% dei duelli aerei vinti e una presenza importante anche in fase difensiva. Questa attitudine, più che in un dato numerico, è osservabile in una lettura posizionale: l’ex Bologna è stato molto più presente sulla destra difensiva del Napoli, nel luogo in cui agiva il calciatore più pericoloso del Crotone (Palladino). Un appoggio importante, sotteso anche dall’ottimo rendimento fisico di Diawara, quasi 12 km percorsi. Sotto, il suo campetto posizionale del primo tempo diviso per terzi di campo orizzontali.
Il secondo tempo
Nella ripresa, il Napoli decide di lasciare l’iniziativa al Crotone: l’inserimento di Stoian da parte di Nicola permette ai rossoblù di bilanciare, sulla sinistra, la spinta garantita da Rosi sull’altra fascia, il Napoli arretra il baricentro (alla fine, quello medio sarà pari per entrambe le squadre, 50,4 per il Crotone e 51 per il Napoli) e non riesce a recuperare più il pallone (11 a 5 per il Crotone in questa speciale graduatoria). A questo punto, in questo contesto, concedere occasioni agli avversari diventa inevitabile, anche se si chiamano Crotone.
Lo screen di tutte le conclusioni dei calabresi nella ripresa, soprattutto in relazione a questo background, è comunque discreto per il Napoli: 8 tentativi, di cui 2 respinti dalla difesa prima di arrivare verso la porta, e tutti dal 60esimo in poi.
Decisivo, quindi anche un po’ tardivo, l’inserimento di Simy da parte di Nicola. Il nigeriano ha costretto Koulibaly e Maksimovic a un duello continuo, il 4-3-3 dei calabresi si è trasformato via via in un vero e proprio 4-2-4 e a quel punto Sarri è stato costretto a inserire Zielinski al posto di Hamsik, in una scelta tesa a privilegiare il maggior dinamismo possibile, e Giaccherini al posto di uno stanchissimo Callejon. Non è un caso, ma dopo le due sostituzioni il Crotone non si è più reso pericoloso con occasioni da gol pulite: il gol, arrivato su azione d’angolo, è stato l’unico tiro nello specchio della porta dal momento dell’ingresso di Emanuele Giaccherini. I dati raccontano e certificano la scelta conservativa della squadra di Sarri: una sola occasione creata (il lancio dalla trequarti di Hysaj per Mertens), 15 intercetti, 18 palloni spazzati e il 71% dei tackle riusciti. Da questo punto di vista, prova eccellente di Maksimovic e Allan: il serbo è il migliore in campo tra gli azzurri per palle recuperate (4), il brasiliano ha messo insieme il 75% degli interventi difensivi riusciti e altri 8 eventi tra palle intercettate e spazzate. Sotto, il campetto posizionale di tutti i tackle tentati dal Napoli nella ripresa.
In rosso quelli falliti, in verde quelli riusciti; l’unico in blu identifica un fallo fatto.
Conclusioni
Il Napoli visto a Crotone, tra l’altro su un campo in cui la palla sembrava scivolare malissimo, ha recuperato solo in parte il suo stile e le sue certezze. Certo, l’avversario non era irresistibile, ma neanche la squadra di Sarri ha offerto la miglior prova possibile: questo giudizio lo leggi soprattutto nelle 38 palle perse o giocate male contro le 26 del Crotone. Certo, chi cerca di giocare il pallone è più soggetto ad errori, è una questione statistica. Ma è vero pure che un Napoli realmente in forma non avrebbe una media di un pallone perso per un errore di controllo o un intervento avversario ogni 18 giocate. Ovviamente, il dato è inficiato anche da un secondo tempo che, lo ripetiamo, sfugge a un giudizio realistico per via dell’inferiorità numerica e della conseguente scelta di lasciare al Crotone l’iniziativa.
Una sensazione positiva, ripercorrendo mentalmente il primo tempo, è quella riferita alle distanze in campo: il Napoli non è apparso lungo, ma è riuscito a rimanere alto e compatto. La difesa riusciva a venire su e a trovare buone linee di passaggio con i centrocampisti (15 appoggi da Koulibaly ad Hamsik, 11 tra il francosenegalese e Diawara, 9 tra Maksimovic e Hamsik), sintomo di una ritrovata buona occupazione degli spazi in campo. Non tutto è dipeso da Diawara o dal fatto che non sia stato marcato a uomo come Jorginho, ma l’ingresso del guineano ha garantito una maggior freschezza atletica rispetto alle ultime prove del brasiliano.
Il Napoli, come detto all’inizio, è un paziente non ancora fuori pericolo. Il test di Crotone, data la scarsa consistenza tecnica degli avversari, non può essere un riferimento affidabile in vista di quanto avverrà nella prossima, decisiva settimana. Dopo Napoli-Empoli, mercoledì, le due trasferte che diranno a cosa può aspirare questa squadra, in campionato e in Champions. Dal punto di vista tattico, il primissimo passo verso la guarigione è stato compiuto in Calabria. Il risultato è il palliativo giusto, ma non deve illudere: la terapia d’urto a Torino e Istanbul dirà se il peggio è davvero alle spalle.