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L’ultimo Crotone-Napoli è un’agonia: sei difensori in campo, segnano Giampaolo e Sedivec

Un ricordo dell’ultimo match azzurro nello stadio di Crotone. Era l’anno della promozione in Serie A, era Reja in panchina con una formazione sperimentale e tutta sbagliata. Il primo cambio al 20esimo.

L’ultimo Crotone-Napoli è un’agonia: sei difensori in campo, segnano Giampaolo e Sedivec

Crotone-Napoli. Era il 17 marzo del 2007, e il Napoli non perdeva dalla nona di campionato

È uno di quei casi, una di quelle partite in cui non hai bisogno di guardare il tabellino, per ricordare. È un’esperienza che ti ha segnato, è una cosa che non dimenticherai perché non puoi dimenticare: Crotone-Napoli. Era il 17 marzo del 2007, e il Napoli non perdeva dalla nona di campionato. Una striscia lunghissima, ma a volte ci sono i presagi a dirti come andrà, ci sono le formazioni. Reja, quel giorno, fece una delle cose più assurde e incredibile che si sia mai vista su un campo di calcio. Non tanto per il concetto, che pure poteva essere contemplato, ma perché la scelta fu sconfessata proprio nello stesso punto in cui fu fatta. In difesa, cioè. Il Napoli scende in Calabria, allo Scida, e schiera sei difensori. Di ruolo. Tutti e sei con un pedigree da centrale, persino i due terzini avevano o avrebbero interpretato il ruolo di difensore puro durante la loro carriera. Come ho già detto, non c’è bisogno del tabellino, per ricordare: (da destra a sinistra) Grava, Giubilato, Cannavaro, Maldonado, Savini e Domizzi mediano. Davanti alla difesa, a impostare il gioco. Domizzi. Il bello è che al 18esimo minuto il Napoli è già sotto per 2-0. Due gol similari, palla alle spalle della difesa e attaccante crotonese uno contro uno con Iezzo. Alle spalle di una difesa a sei. Prima Sedivec, poi Giampaolo. Due a zero e partita in ghiaccio, subito, perché poi figurati se il Crotone ti fa mettere una capocchia di spillo in avanti se non su una punizione. Autogol dell’ex Zamboni al tramonto del primo tempo, 2-1. Poi basta, fine delle trasmissioni. Un’agonia.

No c’è bisogno nemmeno di Wikipedia per andare a verificare che tutti i signori schierati da Reja, quel giorno a Crotone, fossero dei difensori centrali.

I più sbarazzini e spregiudicati, Grava e Savini, erano i due esterni di un centrocampo a cinque. Che portava Domizzi mediano, ricordiamolo sempre. Grava, con Mazzarri, sarebbe diventato per qualche mese Gravatar perché seppe imporsi, in Serie A, come marcatore tenace. Era nominalmente l’ala di quel Napoli. Dall’altra parte Mirko Savini, uno che Wikipedia descrive così, e lo riporto solo per farvi vedere che non sono io a esagerare: «Nasce difensore centrale, ma dalla stagione 2006-2007 si è adattato anche come esterno sinistro di centrocampo, dimostrando versatilità tattica e tempra caratteriale». Tempra caratteriale. Un harakiri tattico, completato dal fatto che accanto a Domizzi ci fossero un altro interdittore classico, Dalla Bona, e un incursore come Bogliacino. Più De Zerbi e Bucchi, coppia d’attacco che non era una coppia perché De Zerbi, in realtà, è sempre stato un trequartista. Solo dopo i disastri, Reja scongelò Ivano Trotta. Era il 20esimo minuto. Entrò al posto di Cannavaro, successe un putiferio. Napoli non è mai stata diversa da sé stessa, in realtà.

Poi entrarono Calaiò e Capparella, ma siamo già nel secondo tempo.

La partita era già finita, e meno male. Oggi, l’allenatore di quel Crotone, Guido Carboni, è svincolato dopo le esperienze a Benevento e a Siena. Federico Giampaolo, fratello di Marco, è diventato uomo da staff tecnico. Ultimo domicilio Andria, un anno fa. L’altro uomo del giorno allo Scida, Jaroslav Sedivec, che si pronuncia con la zeta finale, una roba tipo Sedivez, viene riportato come calciatore del Portomansuè dal suo profilo Wikipedia. Mansuè è un comune italiano di 5 008 abitanti della provincia di Treviso, in Veneto. Ovviamente, parla sempre Wikipedia.

Bello e significativo ricordare quella partita, quella giornata. Il Napoli avrebbe perso solo altre due volte, a Torino con la Juventus e a Mantova. Poi basta. Reja non ebbe mai più il coraggio di ripetere un tentativo tatticamente dissennato anche per chi, come lui, non ha mai brillato per sperimentazione offensiva. Il fatto che non ci abbia riprovato mai più è uno dei motivi per cui riesco ancora a stimarlo. Il 3-5-2 rimase un dogma fino all’addio di Mazzarri, in tutti i discorsi tra chi scrive e i suoi amici quel Crotone-Napoli è una partita-leggenda. Sei difensori, in campo tutti insieme. L’altro precedente allo Scida è del 2002, il Napoli di De Canio vince 2-1. Quello non me lo ricordo proprio. Non credo di essermi perso granché, nella memoria.

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