Un Napoli in miglioramento, che trova lungo la partita la miglior posizione per Mertens e registra le quotazioni in rialzo di Insigne e Jorginho. I “dieci minuti di follia”, però, vanno evitati contro Juve e Besiktas.
Sprazzi di vecchio Napoli, sprazzi di nuovo Napoli. Ma anche sprazzi più piccoli di un Napoli preoccupante, quello che subisce perché impaurito e impaurito perché subisce, quello che non sa gestire il vantaggio e la partita.
Volendo utilizzare un termine di compendio, potremmo dire un Napoli multidimensionale, diviso per i momenti del match. Ancora convalescente, ma in fase di guarigione. Come, se non “in guarigione”, possiamo definire una squadra che conclude 23 volte verso la porta avversaria (più altre 12 ribattute dai difensori, totale 35) e che all’avversario concede 7 tiri (di cui 3 bloccati dai difensori)? Volendo far proprio i pignoli, potremmo dire che tutte le 7 conclusioni provate dall’Empoli arrivano dal 63esimo minuto in poi.Come dire: Sarri, quando parla di «dieci minuti di sbandamento nella ripresa nel contesto di una buona partita», dice semplicemente il giusto. Anche perché, poi, sarebbe bastato che Skorupski si fosse limitato a un quarto delle parate fatte, e sarebbe finita 4-0. A quel punto, si sarebbe parlato di dominio?
Dominio
Sopra avete visto la rappresentazione grafica di tutte le conclusioni provate dal Napoli, e il loro esito rispetto alla porta dell’Empoli. Una buona, buonissima notizia del match di ieri sera riguarda il fatto che queste conclusioni sono arrivate da una varietà più ampia di giocate e soluzioni: lo spiega, sotto, anche la mappatura di tutte le occasioni create dalla squadra azzurra (22). Per dirla in soldoni: tanti modi diversi di provare a scardinare la difesa dell’Empoli, che per la serata del San Paolo ha rinnegato il suo gioco armonico e di possesso (tranne i primissimi minuti e i famosi “dieci” della ripresa) e ha scelto un baricentro basso (44 metri contro i 56 del Napoli) propedeutico ad un’altissima densità in zona centrale e a un sovraccarico di calciatori nella propria metà campo. La varietà nelle giocate offensive la leggi pure nella distribuzione numerica di queste 22 occasioni: 6 key passes per Insigne, 4 per Ghoulam e Mertens, 3 per Zielinski e Hamsik. Insomma, il Napoli ha provato la solita strada dei cross (28 a fine partita, 13 all’intervallo), ma ha anche battuto strade alternative, perché più centrali e verticali, nella creazione di situazioni pericolose.
Il tridente leggero e Insigne
Del resto, la presenza del tridente leggero ha in qualche modo costretto il Napoli a cercare un diverso sviluppo della manovra: nel dopopartita, Sarri ha spiegato come Mertens abbia dato un contributo a metà, negativo nella prima parte di gara e più positivo nella seconda («non può fare il centravanti classico, deve giocare secondo le sue caratteristiche»). Per capire questo discorso, abbiamo scorporato la partita del belga in due periodi, i primi 20 minuti i successivi 70. Sotto, le due heatmap ci spiegano cosa intendeva Sarri: il primo Mertens è un calciatore che partiva da una posizione centrale, chiuso nella morsa dei due difensori dell’Empoli; il secondo, invece, è un calciatore che «riusciva a sfilarsi, a venir via e quindi a rendersi pericoloso secondo quello che sa fare bene, e ha fatto bene». Abbiamo usato le parole pronunciate proprio da Sarri, cui vogliamo dare un’interpretazione numerica, fattuale: nei primi 20′, Mertens mette insieme un solo passaggio chiave e due conclusioni deviate dalla difesa. Dal 20′ al 45′, i key passes diventano 2 ma le conclusioni sono addirittura 6. Mertens cambia la posizione, adatta i movimenti della prima punta alle sue caratteristiche e il Napoli diventa pericoloso. Un meraviglioso cortocircuito, che viene spiegato anche dalla gif che vi proponiamo sotto, quella dello (splendido) lancio di d’esterno Insigne. Non è un caso che Mertens, in questo caso, parta da dietro e non dalla posizione di centravanti di riferimento, classica per questo Napoli ma inutile quando chi interpreta quel ruolo non arriva al metro e settanta.
Quest’immagine ci permette di aprire un altro discorso importante: Lorenzo Insigne. La sua è stata una partita sicuramente più convincente rispetto alle ultime uscite, anche se va scorporata esattamente come quella di Mertens. Nella prima mezz’ora, sembra impegnato solamente a cercare (improbabili) conclusioni da fuori. Appena inizia a giocare per la squadra e con la squadra, allargando e arretrando la sua posizione, partecipando di più alla costruzione della manovra e non solo alla finalizzazione, torna a essere un calciatore utile. Come detto, è suo il primato in campo per numero di occasioni create, ben 6. Tutte, non a caso, dopo il minuto numero venticinque. Come scritto più e più volte anche sul Napolista, Lorenzo ha necessità di sentirsi e considerarsi e un calciatore normale, non il fenomeno che risolve le partite. Quello, forse, è il modo con cui lui vorrebbe sentirsi considerato e vorremmo considerarlo noi, ma non può avvenire sempre. Soprattutto quando l’avversario oppone una difesa così chiusa, così ermetica.
L’avversario e la convalescenza
L’Empoli è stata una sorpresa, in negativo. Se nei primi minuti aveva cercato di respingere il Napoli attraverso una buona qualità di palleggio, il resto della partita è stato di trincea pura: due linee compattissime, quattro difensori e i tre mediani, più Saponara in copertura (non ossessiva) su Jorginho e due attaccanti con il compito esclusivo di allargare i due centrali del Napoli in fase di possesso palla. Troppo poco, e troppo poco audace: contro un Napoli ancora insicuro in fase difensiva, lo si è visto appena la squadra di Martusciello ha premuto sull’acceleratore, un atteggiamento meno attendista avrebbe potuto pagare maggiori dividendi. Sarebbe stato rischioso, questo sì. Ma alla fine, i punti portati via restano zero comunque. C’è il rimpianto di non averci provato.
Otto giocatori di movimento in pochissimi metri, schema 4-3-1-2 classico con diamante in mezzo, Dioussé a svolgere il ruolo di volante davanti la terza linea. Nei cerchi, Saponara che prima si aggiunge alla batteria difensiva chiudendo su Callejon oppure seguendo Jorginho a uomo.
Nella ormai celeberrima “parte complicata” del secondo tempo, la squadra ospite ha alzato ritmo e baricentro, ha iniziato a muovere le proprie mezzali alle spalle del centrocampo del Napoli, ormai in debito d’ossigeno. A quel punto, la difesa era costretta a schiacciarsi ed appiattirsi ancor di più, favorendo l’inserimento nell’halfspace tra terzino e centrale difensivo. Da lì sono arrivate le (due, al massimo) occasioni nitide per l’Empoli. Forse, non è un caso che uscito Allan (5 palle recuperate) il Napoli abbia iniziato a soffrire. L’ingresso di Hamsik ha ridato vivacità alla ripartenza ormai spenta dalla stanchezza, ma ha fatto perdere qualcosa in fase di equilibrio difensivo. Una cosa che, in partite tipo quelle che ci aspettano da qui a una settimana, il Napoli non può concedersi, proprio perché ancora convalescente.
Chiudiamo con il convalescente per eccellenza, Jorge Frello detto Jorginho. Il brasiliano ex Verona, ieri sera, ha iniziato a risalire la china: ancora più palloni recuperati di Allan (ben 6), due soli passaggi sbagliati ma una partecipazione ancora troppo flebile alla manovra per poterlo considerare recuperato nella pienezza del termine: colpa/merito dell’ennesima marcatura a uomo, seppure più blanda, ma i 66 palloni giocati (come Callejon, che di mestiere fa l’esterno offensivo) sono una spia della riserva ancora accesa. Per ovviare, il Napoli ha fatto passare il gioco sull’insospettabile Zielinski. Il polacco non è il calciatore dagli strappi brillanti ammirato a inizio stagione, ma ha comunque dato un contributo di grossa sostanza al centrocampo, importante in una serata in cui si è scelto di far riposare Hamsik. Per il polacco, addirittura il 96% di pass accuracy. Non sarà brillante, ma di certo sbaglia pochissimo, ed è pure presente in fase offensiva (3 occasioni create). Senza le proverbiali progressioni palla al piede, difficile chiedergli di più.
Conclusioni
Il Napoli che si presenta alla vigilia dei match clou della sua stagione è una squadra in rifacimento, dal punto di vista del gioco e dell’equilibrio. In questo senso, il fatto di non aver subito gol (l’unica vera occasione per l’Empoli a partita aperta nasce da una errata lettura dei due reparti di difesa e centrocampo, ma sarebbe stata comunque casuale) è importante per la fiducia e il morale. Certo, Juventus e Besiktas non sono Crotone ed Empoli e quindi la tenuta va assolutamente testata. Però, d’altra parte, si può dire la stessa cosa anche al contrario: difficilmente le due squadre bianconere resteranno tutte nella loro metà campo, hanno il dovere/necessità di giocarsi la partita per vincerla. A quel punto, il Napoli dovrà cercare di rispondere con una migliore lettura della fase di non possesso. Migliore a livello di concentrazione, soprattutto: i “dieci minuti” avuti con l’Empoli e col Crotone sono vietati. E bisogna ripartire proprio da quelli, perché il resto – lo dicono i numeri – racconta di una squadra che sta tornando alle sue antiche abitudini, anche col possesso palla. Non ve l’abbiamo detto prima, lo diciamo adesso: 62% a 38%. Niente male.