In “Ricomincio da capo”, Bill Murray è costretto a rivivere lo stesso giorno tutti i giorni. Un po’ come i tifosi del Napoli e la stampa napoletana, intrappolati in un copione sempre identico.
“E se non ci fosse un domani? Oggi non c’è stato!”
Phil Connors
Immaginate di svegliarvi una mattina, ma nulla è cambiato. È sempre la stessa mattina, la stessa giornata, lo stesso tempo e le stesse cosa da fare, lo stesso lavoro in ufficio, gli stessi giornali in edicola. Ecco, io mi sento proprio come Phil Connors, interpretato da Bill Murray. Chi è? Il protagonista di “Groundhog Day” (Ricomincio da capo). Ricordate il film?
«Il Napoli non sa più vincere: 2-2 in rimonta a Empoli» titolavano l’anno scorso a inizio campionato. Oppure «Napoli, Hamsik deluso: Contro il Carpi due punti persi, peccato…», sempre durante la stessa stagione, senza contare le critiche a Higuain, che all’inizio del torneo stentava a sbloccarsi (poi sappiamo tutti com’è finita). Le parole durissime di Maradona rivolte a Maurizio Sarri, poi giustamente ritirate.
Per non parlare del campionato 2014/15 quando Repubblica titolava «Napoli, tifosi furiosi e squadra assente. Benitez finisce nella bufera». Rammentate tutti l’eliminazione con l’Athletic Bilbao avvenuta qualche settimana prima, vero? La sonora sconfitta a Torino per 2-0 contro la Juventus? E anche a guardare la classifica all’ottava giornata cambia poco. 14 punti quest’anno, contro i 15 dell’anno scorso e i 14 di due anni fa.
Phil durante il film capisce che solo con l’amore e la comprensione profonda dei suoi errori potrà rompere l’incantesimo e tornare alla quotidianità, alla normalità. Finché non vivrà quel giorno nel modo giusto rimarrà sempre allo stesso posto.
Ecco, noi tifosi del Napoli siamo esattamente in quella stessa situazione. Siamo intrappolati nel Giorno della Marmotta. E lo sono anche la Società e il presidente Aurelio De Laurentiis, sia chiaro. Come ugualmente sono bloccati in un limbo temporale parte della stampa e dei giornalisti partenopei.
Viviamo tutti, nessuno escluso, come se un domani non ci fosse mai, perché in fondo non c’è. Lo stadio che non si ammoderna e fa davvero schifo con i “classici” litigi presidente contro sindaco di Napoli, il progetto per il futuro, la squadra da costruire con i giovani. E noi tifosi. Arrabbiati, delusi, spaccati. Quest’anno però – e spero sia una mia sensazione – c’è qualcosa in più. Il distacco disilluso, quella sensazione di rassegnazione che ti pervade. Una certa lontananza e poca partecipazione. Manca, forse, l’emozione in alcuni momenti, l’amore che ritrova Phil.
Ho paura che c’eravamo aggrappati a Milik, ai suoi gol. E il suo infortunio rischia di pesare in modo drammatico, a mio parare, più che nel gioco del Napoli – al quale manca una prima punta, c’è da dire in onestà – sulla testa di noi accaniti, malati e appassionati di quella maglia azzurra. Ci stiamo, credo, abituando a questo continuo ripetersi degli eventi. A stagioni fotocopia, dall’inizio lento, da una buona ripresa e dal finale incerto. In queste ore mi rigirano in teste delle parole pronunciate da un saggio migrato ad altri lidi che ripeteva strenuamente: “Spalla a spalla”. Dovremmo esserne capaci, tutti. E sono sicuro torneremo a divertirci.