Il clima non è più disteso e sembra aumentata la distanza tra il presidente e la squadra. Un chiarimento tra lui e Sarri avrebbe effetti benefici.
I regali del Napoli
Quando il gioco si fa duro il Napoli regala palloni d’oro agli avversari per evitare di essere costretto a vincere o a pareggiare: è storia vecchia sulla quale conviene addirittura far finta di niente tanto non se ne esce. Perché è connaturata ai limiti di una squadra alla quale manca ancora qualcosa – a livello tecnico e societario – per essere davvero competitiva. Cioè cattiva il giusto per evitare gli errori fatali. Che non sono addebitabili, caro Sarri, alla età verde dei giocatori, ma hanno motivazioni altre e note sulle quali sarebbe giusto intervenire.
Diciamo questo anche perché fa davvero strano che un giornale si intrattenga ancora oggi sull’attimo fatale che ha consentito a Higuain di segnare il gol che ha deciso lo scontro per consegnare alla storia che la responsabilità è di Allan piuttosto che di Ghoulam. L’analisi tecnica è doverosa al termine della gara, ma due giorni dopo è esercizio vano e fuorviante perché serve solo a rigirare il coltello nella piaga. (A parte il fatto che un’idea ciascuno di noi se l’era già fatta dopo i mille replay delle azioni incriminate che la tv ha messo e rimesso in onda).
La lontananza di De Laurentiis
E, continuando su questa strada, troviamo ancora più strano che Aurelio De Laurentiis immerso nelle piacevolezze termali ischitane e, quindi, abbastanza lontano dalla realtà del campo che va vissuta in diretta per averne piena contezza abbia di nuovo invitato Maradona a Napoli magari con il figlio e la corte di personaggi che vivono al seguito del “pibe de oro” che a cinquantasei anni, e nonostante il tempo impietoso abbia scavato un solco non più traguardabile e gli offra solo la possibilità di esibirsi – a beneficio di chi, non si capisce – nello “storico” fallo di mano durante le partite del cuore, è ancora capace di fare proclami e di annunciare fieri propositi riscatto. Se torno a Napoli… e via col liscio.
Per non giustificare spiacevolissimi equivoci, chiariamo la ragione del nostro dissenso che assolutamente non intacca l’ammirazione per il campione e per le emozioni irripetibili che ci ha regalato ma è centrata esclusivamente sul momento che attraversa il Napoli costretto, come se non bastassero i problemi di assetto, a tenere dietro ad un calendario che più impietoso non avrebbe potuto essere. Tenere dietro il mito ora che l’acqua scarseggia – i punti in classifica ora sono quattro in meno rispetto all’anno scorso – nasconde insidie da evitare e dà ragione a quanti sostengono che chi si abbandona ai ricordi lo fa solo perché ha voglia di non confrontarsi con la realtà. Ringraziamo, quindi, Maradona per le belle parole che ci regala e per le certezze che tenta di infondere, ma concentriamoci solo sui problemi che affliggono la squadra.
Il clima non è più disteso
Uno, e qui il discorso ritorna sul presidente De Laurentiis, è proprio la “lontananza” non solo fisica di Adl: tra la società e la squadra che scende in campo la distanza è aumentata o almeno questa è la sensazione che prevale guardando le cose dall’esterno. Se sbagliamo, chiediamo scusa ai diretti interessati e ai due leader entrambi portatori di un caratterino pochissimo malleabile, ma se la sensazione è giusta, è importante, per non dire prioritario, correre ai ripari e ricucire gli strappi. È più facile a dirsi che a farsi, ma al punto in cui siamo è diventato non più rinviabile perché a nostro giudizio non incide più solo sui rapporti tra De Laurentiis e don Maurizio, ma si riverbera anche sul clima interno alla squadra. Che non è più sereno e disteso e come sta accadendo da un po’ di tempo a questa parte, non garantisce alla squadra “povera” la spinta giusta per tentare la scalata al vertice: la vedi vicina la vetta ma in realtà resta lontana e non solo per ragioni tecniche attinenti all’organico ma per i limiti complessivi dell’ambiente troppo passionale per essere anche razionale. Il diverbio tra Sarri e Insigne è la cartina di tornasole di questo disagio e, quel che è peggio, arriva dopo altri squilli che ci si ostina a non voler cogliere. Tutto qui e ora preoccupiamoci di questo Besiktas che si da troppe arie.