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Diawara fa felice chiunque, e il Napoli vince a Udine (non c’erano riusciti Cavani e Higuain)

Il guineano è stato il migliore in campo al termine di un percorso di costruzione che dà ragione a Sarri. La vittoria a Udine dopo nove anni ha (soprattutto) la sua faccia.

Diawara fa felice chiunque, e il Napoli vince a Udine (non c’erano riusciti Cavani e Higuain)

Questa mattina, nella sua analisi tattica, Alfonso Fasano ha scritto di Diawara. Anzi, ha iniziato a scrivere di Diawara. Nel senso che ha riportato i numeri della sua partita, ha spiegato un po’ come e perché Sarri abbia lavorato sul calciatore ex Bologna, sul percorso di costruzione del regista iniziato in estate e rifinito in queste prime partite da titolare del (neanche) ventenne guineano. Abbiamo voluto approfondire, anche perché il ragazzo lo merita: 19 anni, ma già l’avevamo detto, e un futuro da top player praticamente certo. Soprattutto se, durante la tua prima stagione da professionista, un sito di riferimento del calcio come FourFourTwo ti dedica uno scouting report personale che dice così:

Un motivo per cui non si può fare a meno di Diawara? Perché è un operaio diligente. Il suo gioco è costruito attorno alle sue capacità di recupero palla. La sua intelligenza nella lettura delle situazioni e del posizionamento garantisce intercettazioni importanti per rompere gli attacchi avversari.

Non a caso, questa mattina, l’analisi tattica scrive questa frase esatta: «”Ordinata” ed “efficace”: difficile definire con altri termini una partita da 109 palloni toccati (siamo quasi in quota-Jorginho dello scorso anno), pass accuracy dell’88% e due palloni intercettati in fase difensiva. Isolare quest’ultimo dato vuol dire sottolineare non solo il lavoro di recupero del guineano, ma anche la sua “qualità” in queste situazioni: intercettare un pallone, secondo le definizioni dei big data, vuol dire entrarne in possesso senza contrasti fisici con gli avversari, solo attraverso la lettura della traiettoria».

I palloni intercettati, ieri pomeriggio alla Dacia Arena, sono stati due. Pochi, a dirla tutta; abbastanza, anzi molti, se si pensa che il possesso di palla globale del match tra zebrette e azzurri dice 70-30 per la squadra di Sarri e che il primo di questa particolare classifica (5 intercetti) è Kalidou Koulibaly. Che, differentemente da Diawara, fa proprio il mestiere di difensore. E lo fa pure abbastanza bene, bisogna dirlo.

Il resto di Diawara sta in una crescita costante, in personalità e impatto, all’interno del Napoli. Ce n’è per tutti i gusti: gli amanti del freestyle non avranno che apprezzato la (seconda, dopo quella di Crotone) ruleta alla Zidane, i feticisti dei numeri non possono che esultare davanti ai dati di cui abbiamo già scritto poco più sopra (palloni toccati, passaggi riusciti), i critici tattici saranno rimasti felici dell’assoluta padronanza con cui Amadou gestisce il centrocampo, il possesso orizzontale e gli scambi bassi con centrali e mezzali.

Nel dopopartita, Sarri ha detto la cosa più giusta: «Ovattiamo Diawara». Facciamo in modo che possa crescere, ancora, senza l’ansia di dover per forza essere sempre così preciso e puntuale nella prestazione; facciamo in modo da non crocifiggerlo al primo errore, che ci sarà (anzi, c’è già stato ieri con un pallone suicida perso sulla trequarti) ma che non deve ridimensionarlo o far gridare alla panchina; facciamo in modo che il rientro di Jorginho, un’altra cosa che avverrà per forza prima o poi, non significhi bocciatura e vada quindi al di là di una semplice quanto necessaria (e giusta) rotazione costruita al mercato e al tornio del lavoro tattico a Castel Volturno, mentre tutti invocavano Diawara e Diawara nel frattempo studiava per diventare un calciatore del Napoli – nel senso totale del termine. Facciamo che rimaniamo coi piedi per terra, perché se il Milan ha Donnarumma (ah, che campione) e Locatelli, il Napoli ha Diawara. Siamo su quel livello, assolutamente. E Donnarumma ha esordito in Serie A con un errore di valutazione grave su una punizione di Berardi. 

Una cosa così avverrà anche per il ragazzino ex Bologna, che intanto si è preso il Napoli sulle spalle non appena è stato pronto. Non appena il suo allenatore, l’unica persona in grado di poterlo affermare e pensare, ha detto a tutti che Diawara era idoneo a essere il regista del Napoli. Di una squadra costretta a cambiare da alcune forze maggiori, ma che proprio attraverso calciatori come Diawara ha iniziato un percorso “di gusto”, tanto per parafrasare il suo allenatore. L’ha detto ieri sera, Sarri, dopo che Diawara ha giocato la sua partita da titolare numero quattro e il Napoli ha vinto a Udine dopo nove anni. Dove né Cavani, né Higuain erano riusciti a vincere. Il Napoli ci è riuscito con un ragazzino di 19 anni come migliore in campo, in cabina di regia, in un ruolo di assoluta responsabilità. Alla quarta partita da titolare dopo un progressivo adattamento a un calcio che l’ha trasformato dall’interdittore raccontato da FourFourTwo in un aspirante centrocampista di fisico, testa, costruzione e tanta classe. Un acquisto voluto, cercato, forse addirittura agognato. Un investimento che comincia a dare i suoi frutti, ma che va fatto maturare con calma. Sarebbe un peccato sprecare queste promesse, queste premesse.

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