Il mio Napoli – Dinamo Kiev 0-0
– Ogni qualvolta finisce una partita, in automatico cerco tutte le note positive.
1- Quando si vince, risulta tutto più semplice. Se si prevale in maniera convincente, il tasto euforia resta premuto per giorni ed anche nei lisci e nelle papere riesco a scovare qualcosa di marginale o di funzionale. Si vince ma si gioca male e allora tiro fuori termini come cinismo, mentalità, concretezza o frasi come “la squadra ha dimostrato di non mollare mai”, “la squadra ci ha creduto fino alla fine”.
In tutti i casi, il risultato esalta o maschera e le negatività diventano obiettivi da superare.
– Quando non si vince invece, la delusione bulimica prende il sopravvento e mangia ogni pensiero. In attesa che trascorra il giusto tempo per cercare di prendere quel poco di ragione per i capelli e mettere sul tavolo dati ed impressioni che rendano la mancata vittoria una evento normale che non può scalfire l’ottimismo.
– Il primo pensiero dopo la partita di ieri e dopo una ben nutrita scaricata di bestemmie è stato lo stesso di molti: alla luce del 3-3 in Turchia, vincere o pareggiare sarebbe stata la stessa cosa. O meglio, non ha mutato i piani e le strategie che si adotteranno a Lisbona.
– Insomma, con la Dinamo abbiamo giocato una brutta partita. Con poche idee brillanti, probabilmente sempre le stesse. Con poco ritmo, poca determinazione e molta frenesia. Ma che importa? Così come se avessimo vinto, anche col pareggio, basterà non perdere col Benfica.
– È rinfrancante pensare che nonostante due risultati negativi (alla vigilia infatti tutto ci auspicavamo meno che una X in Turchia), nella realtà dei fatti, non è cambiato nulla. Anzi, il pari a Istanbul è manna.
– A questo, dopo un’altra scaricata di smadonnamenti, si è aggiunta la lista delle immancabili note positive: non abbiamo subìto reti, non abbiamo subìto tiri, la difesa è stata attenta, è tornato Albiol, Reina non ha pisciato, ce la possiamo giocare con serenità, siamo primi nel girone, abbiamo due risultati su tre…
– Mi sono talmente lambiccato il cervello di così tanti pensieri al glucosio che, in auto prima di arrivare a casa, quando ho aperto la porta, sono entrato quasi contento. Dalle bestemmie del San Paolo alla contentezza di casa mia. In poco più di un’ora.
– La presa per il culo è però durata pochissimo. La ragione, che avevo poc’anzi invocato, ha allargato gli orizzonti, ha fatto uscire fuori più di ciò che volevo e si è stabilita definitivamente nel mio stomaco, sollevando da ogni incarico l’emotività e la saccarina.
A che serve la sincerità?
– Che si facciano calcoli, che si tirino i remi in barca perché la squadra non ne aveva più e continuare a cercare la vittoria avrebbe compromesso anche il pareggio, io lo comprendo e posso condividerlo.
– Ciò che non capisco è: perché esprimerlo pubblicamente? A che serve la sincerità? A cosa serve dire che la squadra è stata influenzata dalla notizia del 3-3 in Turchia e ne ha influenzato la prova?
– Come a dire, sappiatelo tutti: non abbiamo personalità.
– Se effettivamente fosse così, se la partita orrenda di ieri fosse figlia del 3-3 turco, come giocheremo a Lisbona sapendo che può bastare il pareggio?
– Addirittura ho letto che la vittoria di ieri sarebbe stata importante, non per un eventuale spareggio per il primo posto con i lusitani, ma perché anche in caso di sconfitta, avremmo la possibilità di passare il turno con una mancata vittoria del Besiktas a Kiew.
Ma che messaggio è?
Alla luce di una premessa tale “in caso di sconfitta”, una squadra che non sa gestire una situazione favorevole se non attaccando a mille all’ora, non oso immaginare cosa farà quando sa che potrebbe anche perdere. Soprattutto quando, fatti alla mano e confessioni pubbliche, ha giocato una partita pessima a causa di un pareggio a migliaia di chilometri.
– Il Napoli ieri avrebbe dovuto vincere o tentare di farlo con ogni mezzo non per la classifica e i 3 punti, ma perché vincere aiuta a vincere. Perché vincere dà certezze, crea morale, crea la tanto ricercata ed agognata mentalità vincente. Vincere perché le grandi squadre giocano per vincere. Sempre.
– Il Napoli ha invece più e più volte dimostrato quanto sia lontano dal concetto di gestione o controllo della partita. Non ha la capacità, né appunto la personalità. Ogniqualvolta ha cercato di gestire un pareggio, ha perso. Figuriamoci se dovesse giocare con l’orecchio attaccato alla radio per sapere le sorti del Besiktas in Ucraina.
Una seduta di autocoscienza per il Napoli
– Allora, invece di crogiolarci in un pari che tutto sommato non ha modificato nulla, sia ai fini della qualificazione, sia purtroppo nella nostra testa, sediamoci in cerchio e gridiamo: ciao, sono il Napoli. Da oggi, tutto ciò che non ha nulla a che vedere con la vittoria sarà eliminato.
– Ripeti con me: siamo una grande squadra e andiamo in campo per vincere. Sempre.
Niente e nessuno può influenzarci o discostarci da questo concetto.
Poi magari non ci riusciamo, poi magari mi accontento del pareggio ma il pensiero prioritario deve essere la vittoria. E se proprio decidiamo di farci due calcoli non lo dichiariamo all’universo mondo. Perché l’universo mondo non deve percepire le nostre debolezze. Perché l’universo mondo non va trovando altro che infilarvici, allargarle e creare un baratro.
– Ripeti con me: quando pareggiamo, ci dobbiamo sentire incazzati. Anche al giovedì, anche in amichevole. Anche a casa quando giochiamo con la Playstation. Anche quando c’è la sosta perché la sosta ci impedisce di vincere.
– Ripeti con me: manca il centravanti, è oggettivo. Ma questo non può discostarmi dal pensiero della vittoria. Segneremo con un difensore;
Reina qualche volta ci ha affondato, è oggettivo. Ma questo non ci farà vacillare. Ribalteremo il risultato;
Insigne non è lo stesso dello scorso anno, è oggettivo. Ma questo non cambierà i nostri obiettivi. Toccherà un pallone e sarà quello della qualificazione;
Hamsik a volte scompare, è oggettivo. Ma questo non scalfirà le nostre certezze. Rog gli subentrerà e salverà sulla linea al 90′ un gol già fatto;
Forse bisognerebbe cambiare modulo, è soggettivo. Ma con 3, 4 o 15 se non hai la voglia di vincere, il modulo è l’ultimo dei problemi. Vinceremo anche se dovessimo finire la partita in 9 uomini.
– Ripeti con me: siamo fortissimi, siamo una grande squadra, spegniamo la radio e andiamo a Lisbona per vincere.
– Detto questo, nonostante tutto, ci sono note positive. Senza bisogno di ripetercelo: non è cambiato niente.
Forza Napoli Sempre
La 10 non si tocca.