ilNapolista

Lo sterile dominio del Napoli

Possesso palla 65% a 35%. 18 tiri a 7, 8 a 3 se contiamo quelli nello specchio della porta. 15 occasioni reali o potenziali create a 7. Eppure…

Lo sterile dominio del Napoli
Hamsik festeggia il suo gol in Napoli-Lazio (foto Cuomo)

Possesso palla 65% a 35%. 18 tiri a 7, 8 a 3 se contiamo quelli nello specchio della porta. 15 occasioni reali o potenziali create a 7. Senza mezzi termini, sono i numeri neanche di un predominio, ma di un vero e proprio dominio territoriale. Che, purtroppo, non si è tradotto, nella pratica, in quella che è ancora la statistica di maggior importanza nel calcio, ossia in un maggior numero di gol segnati rispetto all’avversario. Al Napoli è mancato qualcosa, come sempre di questi tempi, per ottenere il massimo risultato. A grandi linee, soprattutto, un portiere in grado di rispondere sempre presente quando chiamato in causa e un attacco di maggior peso, sia in senso fisico che psicologico, per capitalizzare l’enorme mole di gioco prodotta.

nuova-immagine-bitmap-2

I meriti della Lazio

Napoli-Lazio puoi spiegarla così, ma non solo. I meriti dell’avversario esistono e sono innegabili. Il 3-5-2 biancoceleste ha tenuto alla grande, soprattutto nel primo tempo. Simone Inzaghi si è preso, consapevolmente, più di un rischio. Innanzitutto, la rinuncia, di fatto, all’apporto offensivo di Felipe Anderson, sacrificato in posizione di esterno destro a tutta fascia. Dopodiché, la predisposizione di marcature non individuali a centrocampo, come già fatto per esempio da Gasperini o da Juric, ma a “blocchi”, in corrispondenza delle catene di fascia azzurre. Basta, Parolo e Felipe Anderson sul centrosinistra avversario a controllare gli scambi tra Ghoulam, Hamsik e Insighe; dall’altro lato, Radu, Milinkovic-Savic e Lulic nella zona di Hysaj, Zielinski e Callejon. Operazione felicemente riuscita soprattutto nel secondo caso.

nuova-immagine-bitmap-3

Il campetto posizionale del Napoli ci mostra come la catena di destra sia stata contingentata in una determinata zona di campo senza riuscire a penetrare o a essere incisiva. Dalla heatmap dei tre giocatori laziali in esame (Radu, Milinkovic e Lulic) vediamo che di fatto sono rimasti sempre lì, senza nessuna possibilità o quasi di sganciamento ma svolgendo il loro compito alla perfezione.

Da destra solo il 24% degli attacchi

Non è un caso, del resto, che il Napoli da quella parte abbia portato solamente il 24% dei propri attacchi. Che Callejon, realizzatore principe della squadra, abbia concluso il match senza conclusioni verso la porta e che a parte Reina sia quello che abbia toccato meno palloni di tutti: soltanto 39. In mezzo, Biglia guardava più che altro a vista Diawara (autore, a proposito, di un’altra prestazione di gran sostanza, con 99 palloni toccati, un impressionante 94% di passaggi riusciti ma anche con 9 eventi difensivi), magari spostandosi dove ci fosse maggiormente bisogno d’aiuto. Il rischio maggiore, per la Lazio, era l’uno contro uno potenzialmente concesso per vie centrali a Mertens contro Wallace. Ma il Napoli raramente è riuscito ad approfittarne, se non nei primi minuti. Una volta abituatasi al nuovo modulo, la Lazio non ha quasi più concesso quel tipo di situazione al centro, e anche quando è successo il difensore brasiliano, dopo un inizio oggettivamente difficile, si è disimpegnato bene contro la velocità e le leve corte del belga. Che ha provato a incidere (4 conclusioni, un passaggio chiave, 3 dribbling) ma senza riuscirci più di tanto.

Hamsik l’uomo in più

Come avevamo detto prima della partita, la chiave sarebbe stata riuscire a sfruttare adeguatamente la fascia sinistra per il Napoli o quella destra per la Lazio. Gli azzurri hanno sofferto, come dall’altra parte, dell’intasamento di quella zona di campo. Ma hanno avuto, letteralmente, un uomo in più: Marek Hamsik. Che si è messo la squadra sulle spalle, facendo a un tempo il regista, l’incursore, l’attaccante. Le 4 conclusioni, i 3 passaggi chiave, i 3 dribbling e le ben 105 palle toccate (a naso, per lui il dato più alto di sempre) parlano da soli. Al tempo stesso, però, la Lazio poteva approfittare di qualche spazio lasciato proprio in quella zona. Non è un caso che il pareggio sia arrivato forse nell’unica situazione in cui è mancata la copertura di Hamsik da quella parte.

nuova-immagine-bitmap-4

Hamsik e Diawara hanno cercato il pressing alto non riuscendo a intercettare il pallone. La palla è arrivata a Basta, che ha tempo e spazio per avanzare. Più avanti c’è Parolo, già inseritosi nella porzione di campo lasciata scoperta, i centrocampisti del Napoli sono in ritardo nella chiusura della diagonale. Koulibaly tenterà l’uscita senza successo lasciando Keita uno contro uno con Chiriches. Il resto, purtroppo, è storia.

Le potenzialità della Lazio 

Quando ha avuto spazio per ripartire, in effetti, la Lazio ha mostrato tutte le sue potenzialità. Squadra che riesce a stare corta e raccolta e che può contare su attaccanti rapidi e che vedono la porta. Keita ha messo il nome sul tabellino, Immobile si è reso protagonista di una partita non appariscente ma di buona presenza nelle occasioni in cui è stato chiamato in causa (3 conclusioni, un passaggio chiave, 2 dribbling), riuscendo in più di un’occasione ad allungare la linea difensiva del Napoli. Che, al solito, avuto il difetto di pagare sostanzialmente subito dazio nei momenti in cui l’attenzione non è stata al massimo. Non dimentichiamo che in avvio di ripresa, prima della rete subita, la Lazio aveva creato altre due occasioni, sfruttando un momento di bilanciamento non ideale della squadra azzurra. La quale, siamo purtroppo costretti a ripeterci, rispetto a quanto produce concretizza quasi nulla. Un difetto non da poco, per una squadra con grandi ambizioni.

ilnapolista © riproduzione riservata