Ultimamente, Sarri sta descrivendo vizi e virtù del Napoli: la miglior scelta per parlare (ed “educare” al calcio) con noi addetti ai lavori.
Come funziona il suo calcio
C’è un Maurizio Sarri nuovo, dopo ogni partita del Napoli. Un Maurizio Sarri che spiega, in maniera dettagliata e puntuale, cos’ha e cos’è la sua squadra. L’ha sempre fatto, in verità. Solo che ora, con il perdurare di un periodo negativo (sfortuna, ma anche demeriti sparsi), l’abbiamo visto più volte alle prese con vere e proprie dissertazioni tattiche su scambi di posizione, movimenti, incastri di calciatori e fatti simili. Un po’ come se volesse spiegare a tutti come funziona il calcio, il suo calcio, un po’ come a voler(si) dare delle motivazioni affinché quello che succede in questo periodo venga compreso anche da chi non vive la squadra quotidianamente.
Nelle ultime settimane, abbiamo sentito parlare praticamente di tutto. Di distanze tra reparti, difesa alta e “fughe all’indietro”, centrocampo che non copre o esterni che non riescono a crossare bene, centromediani che non funzionano perché mancano gli attaccanti in appoggio, strappi, sovrapposizioni e necessità di turnover. Insomma, un affresco a puntate di come funziona, letteralmente, il Napoli. Una cosa affascinante, per chi deve scrivere di questa squadra (gli spunti non mancano mai), e per i tifosi. Ma anche una grossa novità, soprattutto per quanto riguarda le abbottonatissime (e istituzionalissime) interviste degli allenatori della nostra Serie A, da sempre legati a un carnet di frasi fatte o al massimo da polemiche generiche sulle cose che non vanno bene.
Sappiamo benissimo che anche Sarri non è esente da una tendenza diffusa alla lacrimuccia della lamentazione, ma sappiamo pure che non è il solo. Anzi. Anche per questo, ultimamente, stiamo conoscendo un Sarri ai microfoni più a suo agio, meno ingenuo nei confronti dei media e subito pronto a spostare l’attenzione e la discussione su quelli che sono i temi migliori, per lui. Quelli tattici, appunto.
Non si sottrae alle domande
Secondo le ultime interpretazioni di Sarri il Napoli è sulla via della guarigione, ha recuperato le distanze tra i reparti dopo due partite negative sotto questo aspetto (Roma e Besiktas), ha recuperato solidità difensiva e condizione fisica, soprattutto quella di alcuni uomini (Hysaj su tutti). Le parole del tecnico partenopeo ci hanno fatto capire la sua visione del problema-Jorginho (il passaggio da un sistema Higuain-centrico a uno più veloce, la successiva assenza di un centravanti aggregativo come Milik e quindi la possibilità di appoggiare il gioco centralmente), cosa manca a Insigne per tornare ai suoi livelli (un “semplice” miglioramento della percentuale realizzativa), perché Koulibaly è l’unico calciatore che non ha ancora saltato una partita («In assenza di Albiol, Kalidou è l’unico che può riuscire a comandare la linea, Maksimovic è ancora molto indietro nei movimenti»). Tutto o quasi.
Anche Sarri è cambiato
Sarri ci ha spiegato com’è cambiato il Napoli dopo l’addio di Higuain. Cambiato il Napoli, cambiato anche un po’ Sarri. In meglio, possiamo dirlo. Sul Napolista, più volte, abbiamo sottolineato quanto il suo comportamento ai microfoni potesse incidere su una stagione complessa, che vive su un equilibrio tecnico-emotivo sottilissimo. Per evitare proprio questo, Sarri ha scelto la strada della sua conoscenza. Della sua miglior conoscenza. Ed è pure la scelta migliore, e dal punto di vista strettamente mediatico, e dal punto di vista addirittura educativo, verrebbe da dire. Sì, perché rendere praticamente pubblici la parola o il pensiero di un allenatore sulla sua squadra permette a tanti di capire i perché di una scelta, di interpretare le ragioni che stanno dietro la preferenza per un calciatore rispetto ad un altro. Insomma, permette (permetterebbe?) a tutti di andare oltre il chiacchiericcio da bar e basare i propri giudizi sulla recensione più attendibile di tutte: quelle di uno che fa questo mestiere. Che può sbagliare, certo, ma è lì per cercare di evitare il più possibile i suoi stessi errori. Con la sua testa, i suoi dati, la sua filosofia. A modo suo, insomma. E adesso vi spiega pure perchè.