Udinese-Napoli, la partita non guardata: la doppietta di Insigne durante un convegno su stereotipi e discriminazioni di genere, i versi di calcio e vita di Milo De Angelis.
Ci sono partite più “non guardate” di altre, Udinese – Napoli lo è stata per vari motivi. Uno di questi è che arrivava dopo la sosta del campionato e dopo un mese difficile del Napoli (anche se nelle ultime partite cose buone le avevamo viste e qualche punto in più in classifica sarebbe stato più giusto); negli ultimi dodici/tredici giorni siamo (o solo io?) stati in preda a un’ansia crescente, non si vinceva a Udine da nove anni e in più l’anno scorso fu l’apocalisse, ma non parliamo di questo. I nostri pazzi inconsci da tifosi hanno attribuito a questa partita un’importanza straordinaria, quasi un dentro o fuori, quasi come se si andasse a giocare ad Anfield Road; come siamo fatti male.
L’altro motivo, per me più importante, è che mentre il Napoli si giocava di nuovo le nostre vite, io partecipavo a un convegno sugli stereotipi nel mondo dello sport, e sulla discriminazione tra sport maschili e femminili. Gli altri relatori e la platea sono stati prontamente informati della mia sofferenza; alla domanda della mia amica scrittrice Elisabetta Bucciarelli “Vuoi sapere il risultato?”, ho mentito e ho risposto di no. Ma era presto, il Napoli giocava ancora quello che ho scoperto essere stato un soporifero primo tempo, nel frattempo io imparavo molte cose.
Giulia Cornegliani, calciatrice della Scarioni 1925 e anche allenatrice, ha raccontato dello stupore degli addetti ai lavori – uomini – quando si presentano inconvenienti, tipo un campo dove allenarsi non perfetto, con buche, eccetera, e le calciatrici abituate a giocare su campi messi così male da far rivalutare anche quelli fangosi, sui quali giocavamo da ragazzini, cercando rimbalzi che mai si sarebbero verificati, dicono che non c’è alcun problema ad allenarsi lì. Calciatrici che arrivano dall’ufficio, dal negozio, dalla fabbrica: posti in cui torneranno la mattina dopo. Ragazze disposte a fare sacrifici perché quella per il calcio (per lo sport) è una passione, ed è sempre collegata ai momenti in cui da ragazzini non potevamo smettere di rincorrere la palla. Concetti ribaditi anche da Luca Vargiu, direttore sportivo del Cuneo Calcio e da Silvia Sanna, ex calciatrice che ha scritto un libro molto interessante: Una bomber. Lo sport è uno, la passione è quella, ma le differenze – soprattutto – di percezione e di giudizio restano.
Intanto il Napoli cominciava il secondo tempo e io non sapevo niente, mai Udine era stata così lontana. I calciatori professionisti, molto bravi, per carità, molto viziati, che sempre mi fanno innervosire quando dicono che tre partite a settimana sono troppe, e fanno un lavoro che io avrei pagato per farlo. Pur rischiando di cadere anche io in uno stereotipo, ieri sera pensavo a queste ragazze che si impegnano, lottano, giocano ai massimi livelli per passione, perché il risultato sportivo è spesso sconosciuto, quasi mai riconosciuto, e poi pensavo a Insigne che fa la sceneggiata a Torino, alle sceneggiate di Balotelli, alle proteste inutili, all’arroganza di alcuni davanti ai microfoni o a una critica. Banalità? Non ne sono sicuro. Intanto proprio Insigne faceva doppietta, ma io ancora non lo sapevo. L’ho scoperto quando ci sono stati gli interventi dal pubblico. A un certo punto un signore seduto in terza o quarta fila mi fissava e l’espressione era quella di chi voleva chiederti o dirti qualcosa ma che non era sicuro se si trattasse di una buona idea. Nicola Provenza, così si chiama, allenatore e profondo conoscitore del calcio, poi la cosa me l’ha detta, e da ieri sera è uno dei miei Santi preferiti: San Nicola Provenza, da Salerno. Mi dice: “Sei scaramantico?”, rispondo di no, che è la verità, non lo sono mai stato. Quindi aggiunge: “Il Napoli ha vinto, 2 a 1”, credo di aver esultato, e me ne scuso, ma il bambino che è in me si è manifestato in tutta la sua ingenuità. Più tardi ho scambiato qualche parola con Nicola, che mi ha spiegato perché mi aveva chiesto se fossi scaramantico. Perché quando mi ha comunicato il risultato, negli aggiornamenti dello smartphone, il punteggio finale non compariva ancora. Maronn’, mi ha detto poi della doppietta di Insigne che mi ha reso molto felice. Il gol di Insigne lo aspettavamo tutti.
A Insigne ci ho pensato anche ieri mattina, quando il poeta Milo De Angelis, raccontando del suo talento calcistico giovanile, ha detto: «Ero uno che si perdeva, troppo individualista, un calciatore da cortile». Ho pensato a Insigne, che ha un grande talento e che di certo non è un calciatore da cortile, ma che ogni tanto in quel cortile ci finisce come risucchiato; noi amiamo l’Insigne da stadio, come quello di ieri, perché quello è il suo posto. Per il cortile bastiamo noi. Ora vi faccio leggere dei versi bellissimi proprio di De Angelis:
Non farti portare via
dalla partita, da un’idea dell’amore
che muta con numero(da Quell’andarsene nel buio dei cortili, Mondadori).
Sono versi straordinari e contengono quasi tutto della vita. Oggi li userò soltanto per ricordarci la nostra passione, perché quello che facciamo sempre, costantemente, da tutta la vita è proprio farci portare via dalla partita, che non è solo la partita, naturalmente, noi siamo schiavi di quell’idea dell’amore che muta con un numero. E quel numero è il risultato che cambia, un tiro che entra o che sfiora il palo, oppure è quello scritto sulla maglia di un calciatore di cui di volta in volta ci innamoriamo e che subito dopo odiamo o dimentichiamo. Il numero di questa settimana è il 24, vediamo quanto durerà.
Gli appunti del drone Giggino
Primo tempo: Io e il mister lo abbiamo passato fumando. Secondo tempo: Dove tutti i software a mia disposizione registrano il ritorno di Insigne. Fine partita: “Mister, che dici lo invitiamo Lorenzo per una sigaretta?” “Giggino, ma fusse pazz’, le sigarette le divido solo con te”. Uanem’ e che onore.
Notizie dall’Inghilterra
Ieri ho fatto una cosa, ho guardato mezz’ora di Watford–Leicester, quella decisiva. Ha vinto il Watford per 2 a 1, e tutto è successo nel primo quarto d’ora. Vi confesso una cosa, in quei 30 minuti, mi sono ritrovato a tifare Watford. Non so, vedere quello scarsone di Britos titolare in Premier, quel brontolone di Behrami, quel faccione di Mazzarri, beh, lo sapete, forse davvero non si smette di voler bene.
Note a margine:
- Miei cari detrattori di Sarri, che vi piace, perché il contrario è impossibile, eppure dovete criticarlo comunque, qualunque frase pronunci che non rispecchi il vostro pensiero, volevo dedicarvi un caro un carissimo saluto. Non distinguo più tra voi e i detrattori di Benitez, mi avete fatto la uallera entrambi.
- Se tutti rispondessero alle domande dei giornalisti sportivi come risponde Giaccherini questo sarebbe un mondo migliore.
- Se avessimo un centravanti questo sarebbe un mondo migliore.
- Non voglio più sentir parlare di Zaza, spero che il Napoli non lo acquisti. Non mi piacerà mai.
- Un saluto affettuoso a Duvan Zapata.
- #IoStoConSarri dalla prima più di prima.