Intervista del Corriere della Sera all’ex ct della Nazionale oggi allenatore del Valencia: «Il calcio è pieno di paraculi»
Bella intervista del Corriere della sera a Cesare Prandelli. Incomprensibile – ma queste sono cose di giornalisti – che il passaggio relativo a Renzi non sia in alcun titolo dell’intervista se non in un virgolettone laterale. Una conversazione ampia, che tocca diversi punti. Prandelli parla della Spagna, di Valencia, dell’Italia, di quella finale dell’Europeo persa 4-0 contro la Spagna, di Balotelli («Non l’abbiamo sopravvalutato, il punto è se vuole fare la professione al 100% sempre»), ma il passaggio più interessante arriva dopo, quando si parla delle critiche post-Mondiale e del famoso codice etico.
Parlò di critiche vergognose (il riferimento è al Mondiale, ndr).
«Confermo. Criticare è giusto, massacrare no. Ma è tipico italiano: ti portano su per buttarti giù».
La cosa peggiore di quei giorni?
«Collaboravo con varie associazioni benefiche: dopo il Mondiale mi hanno gettato via, tradito. Umanamente lo trovo sconvolgente».
La ferita sembra ancora aperta.
«E mi farà sempre male. Mi chiedo ancora perché. A volte l’essere umano è folle».
Il suo famoso codice etico suscitò ironie.
«Normale. Ma diciamola tutta: dal giorno in cui ho detto che votavo Renzi tutto è cambiato. Eppure avevo solo detto ciò che pensavo».
Era meglio essere un po’ paraculi?
«Ah sì. Il calcio ne è pieno. La prima regola è pararsi, poi vediamo…».
Ma di Renzi è soddisfatto almeno?
«Ho sempre creduto nel suo lavoro. Ora è in un momento particolarmente difficile».