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Il tiraggiro di Hamsik, quello di Insigne: sono (ancora) sereno, il Napoli deve solo essere più cinico

Besiktas-Napoli, riflessioni di pancia. Hamsik e la sua strisciata in ginocchio, il tiro mancino di Sarri a Jorginho. E il nuovo anticristo di Napoli: Junior Moraes.

Il tiraggiro di Hamsik, quello di Insigne: sono (ancora) sereno, il Napoli deve solo essere più cinico

Tiri a giro che entrano, tiri a giro che escono. Anzi, tiraggiro. Come scrisse qualche giorno fa Raffaello Corona Mendozza, coniando un neologismo che vuol dire tanto, forse tutto. Quello di Hamsik, mamma mia. Era da tanto che Marek non faceva un gol così bello; quello al Chievo (l’ultimo stagionale) è un gran sinistro a incrociare ma non è così. Questo è bello, è importante se non decisivo, è uno schizzo improvviso di personalità in una situazione che da grigia tendente al bianco si era fatta nera, più nera della mezzanotte. Hamsik ha spostato di nuovo l’equilibrio della partita, persino del girone, con un solo tiro. E la sua corsa sotto i tifosi del Napoli, mano che batte forte sul petto e urlo leonino e scivolata sulle ginocchia, è una cosa bella che (forse, si spera), sposta l’equilibrio della stagione del Napoli. Mi piace immaginare che possa essere così, ,mi starebbe proprio bene.

Tiraggiro, che escono. Quello al 94esimo di Insigne. Ch’è andato fuori di un soffio, che ha costretto Sarri a prendere a pugni l’erba. Questa, se permettete la citazione, la faccio raccontare a un account Twitter. Difficile fare una battuta più azzeccata, oggi. Un grazie a mrjones, tale Francesco Raiola.

Tiraggiro, ma non solo. Anche tiri flebili, lenti, a incrociare ma che non fanno nulla oltre il solletico. Come quello di Junior Moraes a Lisbona, dagli undici metri del rigore concesso alla Dinamo Kiev al 70esimo minuto, sul punteggio di 1-0 per il Benfica. Se proprio dovevamo odiare qualcuno, dopo che Hamsik ha fatto sì che perdonassimo Maksimovic, ora questo qualcuno esiste. Quello che ha tirato, ovvio. Perché ha tirato veramente male.

Tiri non aggiro, ma mancini. Come quello che Sarri tira ancora a Jorginho, togliendolo dal campo e mostrando di nuovo lo scintillante Diawara. È una cosa subdola, perché questo Amadou si mangia a colazione l’italobrasiliano ex Verona, e fare il confronto questa sera (e dopo Torino, e dopo Crotone) è come mettere una accanto all’altro una Jaguar e un’Autobianchi. Di quelle grigie, squadrate come una scatola di cioccolatini.

Tiri parati, come i due di Gabbiadini durante il primo tempo. Dopo di quelli, Manolo è scomparso. Inghiottito dai suoi stessi demoni, dall’incapacità, non verificata lungo tutto il suo periodo in campo, di essere servito bene. C’è un momento, di Gabbiadini, in cui mi ha fatto incazzare assai. Una pallaccia giocata male verso di lui, che ha fatto un pessimo movimento alle spalle del difensore. Sono sincero, non so chi gliel’ha passata. Comunque, questa pallaccia giocata male viene giocata in maniera ancora peggiore dal difensore del Besiktas, che praticamente la mette in mezzo all’area di rigore. Bassa, come se fosse un assist. Solo che, il centravanti, Manolo Gabbiadini, non c’è. È in basso a sinistra del mio teleschermo, ha appena trotterellato su sé stesso per rammaricarsi dell’ennesimo passaggio sbagliato che i compagni gli avevano confezionato. Avesse seguito l’azione e non le sue frustrazioni, avrebbe potuto tirare in porta. Un altro tiro, eccolo qua. Questo è quello mancato.

Nessun altro tiro, se non quelli da fare. Quelli che il Napoli deve far meglio, per concretizzare tutto quello che produce. Sarri docet. Stasera, scrivo questo. È lo step successivo, l’evoluzione di quanto ho scritto sabato sera dopo la Juventus: allora ero sereno, sapevo che il Napoli stava tornando a essere se stesso. Confermo, rilancio: il Napoli deve semplicemente provare ad essere più cinico. A tirare meglio. Semplicemente. 

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