Tanta, troppa euforia per la vittoria sull’Udinese. Basta poco per tornare a segnare. La realtà, però, è un’altra.
Basta poco che ce vo’, era lo slogan di un famoso comico napoletano che diversi anni fa invitava la gente a dare il proprio contributo per migliorare le condizioni dei bambini africani.
Basta poco che ce vo’, mi è tornato in mente stamattina come il ritornello di una canzone orecchiabile ascoltando i commenti dei tifosi del Napoli e di tanti addetti ai lavori.
In ordine sparso:
– è bastata una vittoria striminzita a Udine (contro una squadra modesta che naviga in brutte acque) per far sì che diverse bocche tornassero a pronunciare la parola scudetto;
– è bastata una buona prestazione di Koulibaly (contro un attaccante di seconda fascia come Zapata) per far sì che la gente abusasse dell’aggettivo mostruoso;
– son bastati 15 minuti buoni e due gol ad Insigne per cancellare mesi di anonimato;
– è bastato che Diawara facesse la seconda ottima prestazione per consentire al tifo napoletano di ergerlo a proprio idolo nonché a salvatore della patria, come se la sua presenza in campo al posto di uno spento Jorginho fosse ormai la risoluzione di tutti i problemi del Napoli;
In effetti, ora che ci penso, è bastato davvero poco. I calciatori del Napoli dovrebbero tenerlo a mente. Magari è uno sprone per l’avvenire. A Napoli, a volte, col minimo sforzo fai contenti tutti. Basta poco che ce vo’. E questo ti dà la possibilità di sentirti più buono. Un uomo migliore. Un calciatore migliore. Fino al prossimo giro. Il fatto è che i tifosi vogliono sognare. E hanno la memoria corta. Dimenticano subito. Dimenticano soprattutto due cose: che delle squadre che lo precedono il Napoli ha battuto solo il Milan (alla seconda di campionato) poi ha perso con Atalanta, Roma e Juventus e pareggiato con la Lazio; che rispetto all’anno scorso ha 4 punti in meno e mentre allora era secondo a due sole lunghezze dall’Inter ora è sesto a 9 punti di distanza dalla Juve e con Torino e Fiorentina alle costole (contro le quali tral’altro deve ancora giocare). Ma chi non vuole vedere e non vuole sentire obietterà che sono solo numeri. Numeri che però sono impietosi, dico io, se paragonati a quelli di un anno fa. Ma un anno fa è il passato. E noi, scurdammoce ‘o ppasato, simmo ‘e Napule paisà!