La squadra di Sarri, nel secondo tempo, è entrata in campo senza specchiarsi, tesa alla ricerca del gol. La voglia di piacere è meno importante di quella di vincere.
Vincere, per il Napoli, è stato importantissimo: per il morale dei singoli, per l’autostima della squadra che rischiava di non credere più in se stessa, per la classifica da scalare e per la Champions che si annuncia dietro l’angolo e ha il volto non proprio ammiccante di Kacheridi e Makarenko, due dei tanti marcantoni che sfangano calcio nella formazione della Dinamo Kiev.
Tutto straordinariamente bene, ma, per non farci mancare niente, la doppietta di Insigne a digiuno di gol da sette mesi si tira dietro uno strascico problematico che minaccia di offuscare l’orizzonte tornato di nuovo sereno. Tocca cavare il dente che duole, quindi, ma sappiamo in partenza che sarà difficile, quasi impossibile, convincere che la vittoria non è venuta per effetto di un cambiamento tattico deciso nell’intervallo dal tecnico Sarri che, alla buonora, avrebbe posto mano a correggere gli errori fin qui commessi. Che sono altri e sono ancora da correggere. E, prima ancora, da spiegare (a proposito, che ne è di tal Rog? Se qualcuno fosse in possesso di informazioni utili a chiarire il mistero è vivamente pregato di inviarle alla casella postale con l’hashtag #calciatorismarriti).
Signori, checché se ne dica – la citazione di Totò non siamo riusciti a trattenerla – ieri alla Dacia Arena di Udine e con il popolo furlan che schiumava incredibile “odio” calcistico, le cose sono andate in maniera più semplice e chiara: il Napoli ha terminato di specchiarsi nel suo gioco fatto solo di possesso palla ed è sceso in campo nella ripresa non per ripetersi come sono bello e come gioco bene, ma per segnare un gol sul quale costruire una vittoria che mancava da nove anni. Una indispensabile vittoria. Tutto qui: ieri sera a Udine, a nostro modesto avviso, ha vinto il calcio fatto di azioni finalizzate al raggiungimento del gol. Il calcio vero, osiamo dire. Imprevedibile, addirittura folle in qualche occasione, ma capace di regalare, più di qualsiasi altro gioco, emozioni forti: dall’urlo di Tardelli per il gol che vale il campionato del mondo, alla incredibile performance di Giulia Mirmina giocatrice dell’Atletico Foligno squalificata per sei giornate per aver tentato di baciare l’arbitro. «Ripetutamente», come ci ha raccontato Gianni Mura nei suoi “cattivi pensieri” ospitati da Repubblica.
Ma torniamo alle nostre emozioni, altrettanto sanguigne. Alla fine i gol sono stati due, ma potevano essere quattro. Vivaddio, fatecelo dire dopo tanti pizzichi sulla pancia. Delneri è stato molto onesto nelle interviste del dopo-partita: «Ha vinto la squadra più forte, l’Udinese non ha da recriminare, deve concentrarsi sulle partite alla sua portata». Tutto qui, ma, evidentemente, non basta. A noi sì, perché ci consente di parlare di un Napoli che finalmente ha ritrovato la voglia di vincere, non solo di piacere. È molto importante, la vittoria è un medicamento a volte prodigioso e, nel caso che ci sta a cuore, se assunto nelle giuste dosi, potrebbe magari spianare la strada verso un altro gol, molto più importante, segnato in tandem da De Laurentiis e Sarri. Ci rendiamo conto di chiedere troppo ai due separati in casa, ma saremmo disponibili anche ad accontentarci di un risultato intermedio, come dire un accomodamento che mascheri le incomprensioni e avvii un percorso meno nevrotico e più in linea con gli obiettivi comuni. Che portano trofei e, soprattutto, fanno cassa garantendo al Napoli l’ossigeno necessario per competere a livelli, non solo tecnici, che non sono i suoi.
Sappiamo, però, che non c’è peggiore sordo di chi non vuole sentire e, allora, gioiamo per il recupero psicologico di Lorenzaccio ben sapendo che il gol gli mancava come il pane ad un affamato. Ieri ne ha realizzati due, ha preso una traversa e ne ha sbagliato un quarto alla vecchia maniera, cioè con un tiraccio con il portiere a terra e la porta spalancata. Udine, insomma, ci ha restituito l’Insigne momentaneamente assente per ferie non godute e pronto per lo “straordinario” di mercoledì. Non è poco con i tempi che corrono.