I risultati non sono esaltanti, ma il Napoli incerottato di quest’anno è lontano sei punti appena dall’edizione dello scorso anno. Mazzarri fece ancora peggio, Benitez meglio.
Disfattismo, problemi, cose da salvare
La domanda è: c’è ancora qualcosa da salvare? Napoli è disfattista, lo sappiamo. Il Napoli è settimo e resterà settimo, anzi magari c’è l’Inter che è tornata a vincere e quindi lo supererà. Prima o poi, anzi prima: domani c’è lo scontro diretto, è 2 fisso al San Paolo. È sempre stato così, pure negli anni dello scudetto. Ce lo siamo raccontati, ce l’hanno raccontato.
Quindi, in realtà (nella realtà lontana da Napoli, dal calcio, dall’Italia), la domanda è: cosa c’è di buono? C’è, e l’abbiamo detto più volte. Il Napoli non vince le partite, ma ha giocato in modo da aver guadagnato (teoricamente, secondo i dati) sei punti in più. Se non otto. Sarebbe vicinissima alla Juventus, secondo gli analisti. Se non fosse per episodi, direbbero gli ottimisti. Non è così, il Napoli ha dei problemi di natura mentale che abbiamo sollevato nella nostra analisi tattica dopo Napoli-Sassuolo. E anche in altri pezzi, lungo questi giorni complicati.
Il Napoli non è lontano da se stesso
Il Napoli, però, basta fare un confronto col passato anche recente, è lì. A sei punti da sé stesso, e sarebbero stati quattro con la vittoria (meritatissima) contro il Sassuolo. Non chiamiamo in causa la partita con la Lazio, altro match dominato. Nonostante questi punti che effettivamente mancano, in caso di (remota, scaramanzia portami via) vittoria contro l’Inter, sarebbe comunque a meno tre – alla quindicesima dello scorso campionato ci fu Bologna-Napoli 3-2. Con Higuain, con l’inizio a mille dell’anno scorso. Sarri ha fatto sei punti in meno, con tre sconfitte (due in più) e lo stesso numero di pareggi. Mancano esattamente due vittorie.
Manca però un’altra discriminante discretamente importante, e scusateci il gioco di parole. Ovvero, la Champions League. Ovvero, cinque partite già giocate (la prima bene, la seconda da favola e le altre tre zoppicando) di livello decisamente più alto rispetto all’Europa League. Da una squadra che, basta guardare gli storici dell’organico, ha solo 9 calciatori con più di 5 apparizioni in Champions League. La famosa “leggenda” (?) della Champions che toglie punti, soprattutto a chi non l’ha giocata mai o comunque l’ha frequentata poco. Il Napoli ne sa qualcosa. Nell’anno della prima partecipazione alla massima competizione continentale, Mazzarri in panchina e tantissimi esordienti a questi livelli in campo, lo score del campionato diceva 21 punti dopo 15 partite giocate. Quattro in meno rispetto a quello di Sarri, e un’identica situazione di classifica nel girone Champions (la necessità di vincere a Villarreal, all’ultima partita, per arrivare agli ottavi).
Rafa dopo Walter
Quindi, come dire: il Napoli è in linea con sé stesso. I risultati non sono esaltanti come quelli dello scorso anno ma non sono così terribili. Inoltre, confermano come la leggenda della Champions che toglie punti non sia proprio una leggenda. Lo è stata tre anni fa, per il Napoli di Benitez: 9 punti alla quinta del girone di Champions, 31 in campionato alla 14esima giornata. Sei punti in più, nati grazie al filotto nelle primissime partite (9 vittorie nei primi 11 match di Serie A), ma con una media in picchiata proprio in questo periodo (sconfitte contro Parma e Juventus). Quel Napoli, per costruzione della rosa, era il più internazionale e “maturo” mai messo su nel periodo di De Laurentiis. Eppure, veniva criticato. Come quello di oggi.
Insomma, il Napoli c’è ancora. Come ha scritto Gallo, è un malato per cui non serve negare la malattia. Per cui fa male, negarla. Ma, al tempo stesso, è una squadra che gioca ancora bene a calcio e che ha una sua identità precisa, riconoscibile. Che non è stata aiutata dalla sorte, sul lungo (vedasi assenze Milik e Albiol) e sul corto (partite oggettivamente sfortunate). Che ha dei problemi, sì, ma che ha anche in sé tutto quello che serve per risolverli. Comincerà domani, con l’Inter, questo nuovo tentativo di riscoprire il Napoli di Sarri edizione 2.0.
Post Scriptum
Cercando in rete, abbiamo voluto darci uno slancio numerico di ottimismo. Mentre l’anno scorso, 14esima giornata invece di 15esima, il Napoli si prendeva il primato contro l’Inter, la Juventus di Allegri era a 24 punti. Sette dietro Sarri, uno in meno rispetto al Napoli di oggi. Sappiamo com’è andata a finire.