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Il pallonetto di Mertens è come Sergio Endrigo che canta, è la magia del Natale

Napoli-Torino, la partita non guardata: un viaggio da Venezia a Milano, in auto. Il comunismo della nebbia, Mertens, la musica e il fischio finale di Bruno Lauzi.

Il pallonetto di Mertens è come Sergio Endrigo che canta, è la magia del Natale

La nebbia

Parto da Venezia circa un’ora dopo la fine della partita. Parto in auto, è un viaggio che non faccio quasi mai, sono uno da treno, lo ammetto. Ho addosso una certa euforia da vittoria, da calcio spettacolo, da Mertensmania. La prima parte del viaggio, fino a Vicenza più o meno, la faccio attraversando una nebbia fitta, e mi ritrovo a fare strani pensieri. La nebbia rende tutto uguale, alzandosi mette tutti allo stesso livello, ci appiana. La nebbia è una specie di comunismo andato a buon fine.

Un po’ lo è anche il calcio, ma come scrive il mio amico e poeta Giovanni Fierro, in una poesia che una volta vi avevo già proposto per intero: “

[…]e che tutti e sempre
si giochi con le braghette corte
dice bene
che questo è un regime
che funziona
solo quando è giovane.

Gente senza Mertens

La nebbia invece funziona a qualsiasi età, con qualsiasi persona di qualunque estrazione sociale. Compagna nebbia. Mi metto a fare un gioco consentito dalla visibilità che è di circa ottanta metri, forse meno. Tutto quello che vedo sono retronebbia, luci di posizione, qualche stop che si accende. Penso che questa nebbia comunista uniformi le Panda ai Suv, gli autobus ai tir. Mi evita la seccatura di infastidirmi vedendo i macchinoni che arrivano dalle montagne, dai weekend sciistici. La nebbia è mia amica, chissà in quella macchina quale squadra tiferanno, chissà se quello che sta entrando all’autogrill (almeno è quello che intuisco) senza mettere la freccia è un napolista come me, e invece no deve essere un bresciano, o uno che ne so di Montecchio. Gente senza frecce, senza Mertens.

Callejon se lo perdono tutti

Ascolto la radio, un po’ di Radio 24, un po’ di Radio Sportiva. Capto alcuni passaggi delle interviste del dopo partita a Sarri. Un Sarri tranquillo e molto concentrato anche dopo la partita. Individua dove fare i complimenti, condanne le leggerezze, i momenti di calo di concentrazione. Dice che la bellezza va sempre tradotta in vittorie. Ma è contento, si capisce che è contento. Ascolto anche un pezzo di intervista a Mihajlovic, anche lui è molto tranquillo. Ribadisce più volte che la partita è finita sul tre a zero. Insiste sul fatto che certi gol si possono prendere altri no. Racconta di come avesse mostrato ai suoi giocatori in settimana, ad esempio, i tagli e gli inserimenti di Callejón, ma – e me lo immagino mentre scuote la testa – se lo sono persi.

Il punto è che Calle se lo perdono tutti, c’è gente che lo sta ancora cercando. Così come c’è gente che Mertens se lo sogna di notte. Un Mertens che è passato da molto forte a straordinario, che anche ieri ha fatto almeno due gol (il primo e il terzo) da centravanti vero. Che calciatore eccezionale. Sinisa dice anche che il Napoli è la squadra che gioca meglio; non ci dice niente di nuovo ma apprezziamo.

La fine del comunismo

Verso Verona la nebbia si dirada, comincio a cambiare le stazioni. Ho incrociato Radio Gelosa, Radio Birikina, Radio Punto non so che, quelle più note, naturalmente: Radio Maria. La bruttezza di certe canzoni italiane recenti è impressionante. Mi becco su Radio Capital, mi pare, uno Springsteen d’annata. Ripenso alla partita, ripenso alle ultime due settimane, alla morte annunciata dopo il Sassuolo, alla morte desiderata. Sono contento che il Napoli stia giocando così bene, ma non sono stupito, io me lo aspettavo. Un pezzo di Dalla va sempre bene, canto e penso al capitano, penso a Jorginho che ieri ha fatto una grande partita. Penso a Chiriches che ci ha regalato trenta secondi alla Beckenbauer, e che ha giocato benissimo.

Natale

A Desenzano del Garda la nebbia ormai è quasi sparita. Fine del comunismo. Ecco i Suv, ecco le Mini, ecco le berline. Tra Brescia e Bergamo non so più quale su quale frequenza (che sempre ringrazieremo) becco questa sublime sequenza di pezzi: Allora sì di Endrigo, Je te voglio bene assaje nella versione di Ranieri (preferisco quella di Murolo ma non si può avere tutto) e Amore caro amore bello di Bruno Lauzi. Una decina di minuti di bellezza e di canto a squarciagola (purtroppo per i miei cani) mentre i pensieri rivanno alla partita e mentre a destra e sinistra si intravedono fabbriche, qualche ciminiera. Una canzone al momento giusto rende tutto meraviglioso.

Endrigo che canta è come il pallonetto di Mertens. Lauzi smette di cantare all’altezza dell’aeroporto di Bergamo, una specie di secondo fischio finale. Milano e il Natale sono vicini. Il mio amico Raffaele stamattina ha twittato: «Questa partita di #Mertens è la cosa più vicina  al concetto di “La magia di Natale” che abbia mai visto». Buon Natale Mertens, buon Natale Rafè.

Il post – it del drone Giggino.

Che spettacolo, io sono la prova che un drone è in grado di provare emozioni, che meraviglia. Sto senza voce. Voi direte: ma perché un drone parla o canta? Un drone normale no, un drone napoletano, evidentemente, sì. Mister appicciamme.

Notizie dall’Inghilterra.

I tre ragazzi hanno giocato da titolari, ma non sono bastati a Mazzarri per raddrizzare la partita. Stoppa serale per dimenticare. Zuniga non sa contare le carte, così mi dicono. Nella bellissima serie B inglese, la Championship, il Newcastle di Benitez è sempre primo con un punto di vantaggio sul Brighton, è davvero un bel campionato.

Note a margine:

  • Mi pare che Sarri non sia riuscito solo con Gabbiadini, e mi dispiace soprattutto per il ragazzo. Penso che le colpe maggiori siano di Manolo, dopo il vieni e vai di quest’estate avrebbe dovuto giocarsela di più, essere più determinato. Non lo è stato.
  • Fatemi intervistare Mertens. Subito.
  • Va detto che anche Insigne sta facendo partite straordinarie.
  • Non mi pare che Valdifiori sia molto migliorato.
  • #IoStoConSarri e con chi se no?
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