Hamsik e Albiol le chiavi tattiche. Perfetta la gestione del cambio Mertens-Gabbiadini, come anticipato dall’allenatore.
Sarri e l’anteprima perfetta
Benfica-Napoli è una partita che, per analizzarla tatticamente, bisogna partire da prima. Dalla conferenza stampa di Sarri di lunedì, una vera e propria anteprima del match. I pagani la chiamerebbero preveggenza, chi studia e vive il calcio sa benissimo che è semplice – ma fondamentale – preparazione al gioco. Già nella pancia del Da Luz, Sarri annunciò che avrebbe voluto un calciatore fresco in grado di scompaginare la partita, in corsa. Dries Mertens, nella sua mezzora abbondante di gioco, ha segnato un gol, ha servito un assist e un altro key pass. Ha messo insieme un duello individuale vinto, un driblling riuscito, ha guadagnato una punizione. In una parola: è stato decisivo. Come voleva Sarri, come aveva anticipato Sarri.
L’ingresso di Mertens è stato importante soprattutto in relazione alla difesa del Benfica. Sopra, abbiamo una doppia heatmap. A sinistra quella di Gabbiadini, a destra quella di Mertens. La posizione media non cambia molto, ma è la mobilità ad essere diversa. Se l’ex doriano ha provato a svariare verso l’esterno in modo da fornire un appoggio per il passaggio, per un’apertura sull’esterno prima di un appoggio spalle alla porta (il 100% dei passaggi di Gabbiadini sono stati all’indietro), Mertens ha mantenuto una posizione più centrale ma è comunque venuto incontro, dietro, per giocare il pallone. Certo, la rapidità nel controllo e nella giocata col pallone è completamente diversa, quindi a quel punto i centrali portoghesi (Luisao e Lindelof), sono stati costretti ad accorciare con maggiore tempestività. Una cosa che, nell’ultima mezzora di gioco, è particolarmente complessa.
Mertens per Gabbiadini
Due dinamiche che spiegano le scelte (e le parole) di Sarri. Nel primo tempo, le due squadre sono molto compatte (prima immagine). Nel rettangolo giallo della prima immagine, abbiamo racchiuso tutti i calciatori di movimento (manca solo Callejon per il Napoli, fuori inquadratura) in uno spazio molto piccolo di campo. In questa fase di partita, con le squadre alte e dalle linee strette, Gabbiadini è più utile di Mertens. I difensori centrali del Benfica sono ancora freschi, fisicamente e mentalmente, e quindi riescono ad accorciare insieme alla squadra e hanno vita facile nel chiudere l’attaccante ex doriano. Che, altresì, potrebbe offrire – e in effetti offre, nell’occasione che lo vede concludere in porta al 36esimo minuto – un’opportunità per il servizio in profondità.
Nella ripresa, le due squadre sono fatalmente costrette ad allungarsi. La stanchezza, ma anche la “tranquillità” della mission qualificazione praticamente compiuta, incidono su questa dinamica. Lo stesso rettangolo giallo del primo tempo si dilata fino a coprire tutto il campo. A quel punto, la rapidità (di gambe e di pensiero) di Mertens è ancora più letale per i centrali portoghesi, a loro volta ingolfati dalla fatica. Nel secondo frame, vediamo il belga venire incontro e non essere seguito da nessuno dei due difensori in maglia rossa. Una possibilità per giocare il pallone liberamente, sia con uno stop che attraverso la ricerca del compagno con un tocco di prima.
Questione di modulo
Ovviamente, tutto questo lavoro parte da una perfetta conoscenza dell’avversario. Il Benfica, come all’andata, sceglie un sistema che permette al Napoli di avere superiorità numerica a centrocampo. La chiara volontà di Rui Vitoria era quella di spingere sugli esterni, attraverso i cambi di gioco e la sovrapposizione di uno dei due attaccanti, in modo da creare situazioni di due contro tre sulle fasce. La scelta di due attaccanti dinamici come Raul Jimenez e Guedes, piuttosto che di un centravanti classico come Mitroglou, era finalizzata a questo tipo di lavoro. Sotto, dall’alto, le heatmap dei due attaccanti e i posizionamenti medi in campo delle due squadre. Si noti come la zona mediana del campo del Benfica sia letteralmente “svuotata” di calciatori. Una scelta che, per Rui Vitoria, si è rivelata controproducente.
A sinistra Guedes, a destra Raul Jimenez.
A sinistra il Benfica, a destra il Napoli.
Il resto di Benfica-Napoli (tantissimo Hamsik)
Oltre il successo tattico, è un successo anche prestazionale. I numeri, che di solito premiano la squadra che poi effettivamente vince la partita, sono eloquenti. Il Napoli ha avuto più possesso palla (54%-46%), ha effettuato più tiri verso la porta (14-13, 6-3 effettivamente nello specchio) e più passaggi precisi (502-420). A tutto questo, che è frutto dello stile di gioco che l’allenatore ha cucito addosso a questa squadra, i ragazzi in maglia nera (azzurra) hanno accoppiato altri dati positivi. I tackle riusciti (20-16), i duelli aerei vinti (77%-23%), i dribbling portati a termine (11-8).
Insomma, per dirla brevemente: il Napoli ha giocato meglio. E ha trovato gli appunti di alcuni calciatori davvero in forma, a cominciare da quello che è probabilmente il miglior Hamsik di sempre. Il centrocampista slovacco, ieri sera, non è stato coinvolto nelle azioni dei gol, eppure è stato l’equilibratore decisivo del centrocampo azzurro. Lo leggi nei dati: la miglior pass accuracy della squadra (84%), il maggior numero di lanci lunghi precisi (11), 2 key pass e 4 cross. Più, soprattutto, la sensazione di assoluto controllo tattico ed emotivo della squadra.
Il capitolo Albiol
L’altro calciatore di cui vorremmo fare un elogio tattico è Raul Albiol. Lo spagnolo, al di là dell’errore sul gol del 2-1, si rivela ancora una volta decisivo per questo Napoli. È il secondo uomo in campo, nell’undici di Sarri, per palloni giocati (69). Ha la pass accuracy più alta della squadra (91%), quindi è decisivo nella prima costruzione di gioco. L’altra parte del suo contributo sta nella gestione della difesa, che è soprattutto mentale. Basta confrontare, per renderci conto di quello che vogliamo dire, il dato dei suoi tackle con quello di Koulibaly. Siamo 5-0 per il senegalese. Il dato delle palle spazzate dall’area, invece, dice 7-6.
Cosa si evince da questi dati? Intanto, la differente impostazione tecnica e fisica tra i due calciatori. Di conseguenza, a pioggia, l’importanza che Albiol riveste nel Napoli come guida della linea difensiva prima che come centrale “di intervento”. Senza doversi “spremere” in recuperi affannosi o comunque in complessi interventi in scivolata, lo spagnolo permette al Napoli di aumentare la solidità difensiva. Il solo gol incassato in due partite, tra l’altro solo a seguito di un errore individuale, non può essere un caso.Il fatto che il Napoli sia tornato a vincere e a giocar bene, con le distanze giuste, dal momento del suo rientro, nemmeno. Lo dicono i numeri, lo dice la tattica. Lo dice il 100% dei duelli aerei vinti ieri sera, sempre da Albiol. Sicuri che il problema del Napoli fosse (solo) il numero nove?